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A Misano Rossi ci sarà, vi spieghiamo perché

La passione per il Dottore è un gran fuoco che la lontananza rinforza. La scelta di non sostituirlo diventa una sottolineatura, rimarca una presenza. Ogni centimetro di pista qui racconta la storia di famiglia e di successo di Valentino.
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Quello che ci manca, scriveva Victor Hugo, ci attira. Perché la mancanza si avverte, non si legge e non si spiega. E le curve di Misano,come la curva del silenzio di Neruda, di silenzio saranno piene. Gli occhi della marea gialla che l'anno scorso ha polverizzato ogni record di presenze sul circuito di Misano racconteranno un'assenza e insieme una speranza. Valentino Rossi, ormai è storia, non ci sarà, ma sulla pista intitolata a Marco Simoncelli. non si parlerà che di lui. La passione per il Dottore è uno di quei fuochi grandi che la lontananza rinforza. La scelta di non sostituirlo diventa una sottolineatura, rimarca una presenza. In fondo, anche le lettere hanno bisogno della pagina bianca.

Rossi a Misano: una storia di famiglia

Curve del silenzio ce ne saranno eccome sulla pista che è profumo di casa per il Dottore. Ma non saranno mai curve nella memoria. Misano non è solo ricordo che vibra, è storia di famiglia per l'italiano più vincente nella storia del Gran Premio.

Il primo podio in 500 di papà Graziano

Una storia che parte da papà Graziano, con le bretelle sgargianti e i capelli lunghi che uscivano fuori dal casco. Pilota da scherzi e caschi artistici, che spingeva a passeggio una gallina come Gigi Meroni, ma in pista sapeva esprimere una pulizia di guida degna dei più grandi, Rossi senior centrò a Misano nel 1980, nella prima gara ospitata qui, il primo podio in classe regina. Guidava una Suzuki ufficiale, l'Italia ancora restava sospesa fra il ricordo di Giacomo Agostini e la ricerca di un'erede. Ma le stagioni del vorrei ma non posso finiranno quando si completerà il salto generazionale.

2008, il Dottore e Maradona

Ci vuole Rossi junior che nel 2008 a un quarto d'ora dalla partenza si vede sbucare in griglia Diego Armando Maradona. Il Pibe de oro gli bacia la mano destra, a suo modo mano de Dios come la sinistra del più grande di sempre che con diabolico sbeffeggio usurpò l'Inghilterra prima di incantarla nella trasumanazione in aquilone cosmico. “Tu sei la storia” gli dice Maradona, mentre gli bacia la mano con cui dà gas.

La benedizione non sembra funzionare troppo, Stoner fugge via ma dopo sette giri perde l'anteriore e va lungo. Rossi, a quel punto uomo solo al comando, vola, vince e restituisce il favore all'argentino: dopo le premiazioni si inchina a baciargli il piede sinistro. La stima rimane. Maradona gli dedicherà da ct dell'Argentina una vittoria dopo l'incidente al Mugello con conseguente intervento alla gamba destra, la stessa che sarà operata dopo la caduta nell'allenamento con i ragazzi della sua Academy con una moto da enduro a due passi da Urbino.

Il casco con l'asino e i 5 mila punti

Sarebbe da riadattare, per questo, il casco del 2009, quello con l'asino di Shrek, che aveva scelto con auto-ironia in dose da cavallo dopo la caduta a Indianapolis di una settimana prima. “Ho perso 25 punti ma ho risolto il problema del casco per Misano” scherzava, prima di firmare la seconda vittoria di fila sul tracciato di casa.

L'ultimo successo, tre anni fa, lo rende il pilota più longevo di sempre. Vince a 18 anni dalla prima volta in 125, davanti a un pubblico in delirio, che proprio da quel 2009 non l'aveva più visto trionfare dal vivo, in Italia. E diventa il primo pilota della storia a superare i 5 mila punti da professionista.

La caduta degli dei

Ma anche gli dei cadono. Fa più male, però, quando cadono fuori dalle gare e dalle piste, quando a cadere in un certo senso è l'uomo prima del pilota e del campione. Fa male perché nella terra dei piloti mancherà il pilota che la Terra l'ha conquistata a suon di vittorie, perché quel sogno bello e maledetto del decimo Mondiale a questo punto si allontana ancora e solo la matematica lo tiene in vita. Una speranza tutta razionale, un fuoco fatuo che non valgono a saziare i tifosi che l'anno scorso, con la gioia ulteriore del rinnovo del contratto con la Dorna per quattro anni, hanno sfondato le 100 mila presenze nel giorno della gara. Sono arrivati in 158.396 nel weekend, una marea calorosa e appassionata come mai prima.

“Vogliamo rappresentare l’orgoglio di una terra che intorno ai motori ha fatto nascere una passione infinita, un sistema di imprese di statura mondiale per prestigio e innovazione tecnologica, campioni straordinari ed oggi anche un evento come la MotoGP che è diventato un prodotto turistico capace di tradurre in un indotto di oltre sette volte superiore l’investimento profuso” dicevano gli organizzatori l'anno scorso.

L'assenza di Rossi, non sostituito come invece fece la Ferrari con Niki Lauda, con tanto di polemica successiva, dopo il rogo del Nurbungring, potrebbe farsi sentire quest'anno. Non fa testo il precedente del 2010, al Mugello, perché la caduta allora avvenne nel weekend di gara, a biglietti già acquistati e camere d'albergo o campeggi già prenotati.

Le prospettive per il Mondiale

Con Dovizioso in testa a quota 183 punti e Rossi fermo a 157, il distacco rischia di diventare eccessivo. Anche se dovesse riuscire a tornare ad Aragon, si ritroverebbe con una quarantina di punti da recuperare e tre o più realisticamente quattro avversari (Pedrosa ora gli è dietro di 9 lunghezze). E con soli 125 punti ancora a disposizione, le due condizioni trasformano il Mondiale in una chimera. Ancor di più se poi Dovizioso dovesse regalare il secondo successo qui alla Ducati e centrare il terzo successo di fila, e raddoppiare il gap a 51 punti. Una corsa contro il tempo, ma il tempo prende velocità.

Il futuro

Il tempo, soprattutto, non si ferma. Nemmeno per gli idoli che al crepuscolo prima o poi arrivano, nemmeno per chi come Valentino ha ormai assunto il ruolo del pilota star di stampo omerico, misura di quanto “vale” lo show business delle due ruote, con le luci più scintillanti e le ombre più intense che ne sono l'inscindibile conseguenza.

E il futuro, quel tempo sbandato e incerto che diventa comunque via via più vicino, scatena nell'assenza domande che sembrano nuove ma in fondo sono sempre le stesse. “Ho vissuto la storia tra Valentino e la Yamaha sin dall’inizio: il primo contratto fu un biennale, per il 2004 e 2005, e nel 2006 rinnovò soltanto per un anno, perché sarebbe dovuto andare in Formula 1” ha detto Lin Jarvis a Motosprint. Rossi, legato a Yamaha anche con il progetto dell'Academy, è presente e futuro, sospeso nel tempo degli eroi. “Il suo obiettivo e il nostro coincidono. Finché è competitivo in MotoGP, avremo sempre un posto per lui, perché noi cerchiamo piloti competitivi, e cosa c’è di meglio rispetto a Valentino Rossi?”. C'è solo un'assenza che attira, una pagina bianca.

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