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Addio a Fiamma Breschi, la “bellissima signora” che cambiò Enzo Ferrari

Si è spenta a Firenze la donna che per trent’anni fu confidente e amica di Ferrari. Quello tra loro “era qualcosa di grande ma di platonico” tenne sempre a precisare. Il triste e nostalgico saluto dell’ingegnere Mauro Forghieri, di Gaetano Passarelli e Giorgio Terruzzi.
A cura di Valeria Aiello
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Enzo Ferrari e Fiamma Breschi
Enzo Ferrari e Fiamma Breschi

“L’ingegnere Mauro Forghieri e Gaetano Passarelli con dolore partecipano alla scomparsa della signora Fiamma Breschi, ricordando con tristezza e rammarico quando le gare si vivevano e vincevano con grande spensieratezza e allegria e con la presenza ai box di signore bellissime”. Con questo delicato necrologio pubblicato sul Corriere, il genio del Cavallino e il vecchio amico di Ferrari salutato la donna che seppe sfiorare uno dei lati più nascosti di un uomo che quanto a carattere e determinazione non ha mai lesinato. Eppure Fiamma, la “bellissima signora” seppe tener testa a un uomo che, quando aveva conosciuto, insieme al suo compagno Luigi Musso, pilota della Ferrari, “aveva i calzini corti e i pantaloni ascellari”.

L'amicizia con Ferrari. “Poi negli anni siamo entrati sempre più in confidenza e gli consigliai di vestirsi in maniera diversa. Più elegante, più moderno, gli sceglievo le cravatte” raccontava in una rara intervista. “Quella volta nacque una folgorazione tra noi. Diventammo subito amici. Dal primo momento si fidava istintivamente di me”. Ma nell’incidente sul circuito di Reims, in Francia, nel 1958, Musso morì tragicamente, così che “quando il dottore mi disse che Luigi era morto feci per lanciarmi verso una finestra aperta dell’albergo, ma una stretta di mani mi afferrò e mi riportò alla realtà: erano quelle di Beba, la compagna di Juan Manuel Fangio, e dalla moglie di Maurice Trintignant, Lulù” ricordava Fiamma. Da allora tra il Drake e la signora Bianca iniziò una corrispondenza durata anni. “Era qualcosa di grande ma di platonico” scrisse nel libro “Il mio Ferrari” nel provare, come sempre, ad allontanare ambiguità e pettegolezzi sulla già complicata vita privata di Ferrari, marito di Laura Dominica e legato a Lina Lardi, la mamma di Piero.

Il Giallo Fiamma. “Dopo la morte di Musso mi volle a Maranello, senza essere l’amante del capo. Avevo una mia classe e una mia cultura, forse Ferrari si sarà innamorato anche di questo. Mi volle come donna del paddock” raccontava, ripercorrendo le tante scelte fatte negli anni tra “auto e modelli, piloti e colori”, proprio come quel giallo che le era sempre piaciuto, il colore del casco di Musso e di quel vestito indossato pensando che quel colore sarebbe stato bene anche sopra una Ferrari, e che non soddisfatta in prima battuta, era arrivata a convincere il Drake a presentarlo al Salone di Parigi del 1966 su una Ferrari 275 GTB, Giallo Fly perché, le confessò Ferrari, il Giallo Fiamma “non si poteva fare”. Emozioni racchiuse in lettere e storie mai troppo accennate, intrise di quella “nostalgica tenerezza” che Giorgio Terruzzi racchiude nel suo ultimo saluto al Corriere della Sera, lasciando correre i “sentimenti nel vento, a bordo di automobili preziose. Immagini di un uomo e una donna che volano via, con i loro misteri, dentro un tempo magnifico e perduto”.

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