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Alberto Broggi, il pioniere dell’auto senza pilota nel mondo

Intervista al professor Alberto Broggi, fondatore del Vislab. A Parma ha sviluppato progetti unici al mondo per la realizzazione di veicoli automatici. Nel 2010, ha portato un’auto senza pilota da Parma a Shanghai. E ora si allea con gli americani di Ambarella, per 30 milioni di dollari.
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Meglio di Google. Prima di Google. Il 28 ottobre 2010, la prima auto senza pilota arriva all’Expo di Shanghai. In cento giorni ha percorso 15926 chilometri e attraversato 9 stati. Ma non è partito dalla Silicon Valley, non è il prodotto di qualche start-up tecnologica made in Usa. È partita da Parma, il 20 luglio. Merito di Alberto Broggi e del Vislab, spin-off dell’università venduto il mese scorso agli americani di Ambarella per 30 milioni di dollari. Ma il laboratorio resterà in Italia, con i suoi brevetti e i suoi 27 ingegneri.

La genesi del progetto – “Il progetto è nato più di vent’anni fa” ci racconta il professor Broggi, “quando ho preparato la tesi di laurea sull’elaborazione di immagini in tempo reale, e certo allora non c’erano le tecnologie che ci sono oggi. Sono il primo laureato in ingegneria elettronica di Parma. Ho sempre avuto passione per l’elettronica, ricordo che al liceo scrivevo videogiochi: ricordo il primo, Bug Zum, su un aereo che doveva muoversi. Poi ne scrissi anche un altro in cui a muoversi era un’auto”. Già nel 1998 applica la tecnologia su un veicolo in grado di guidare da solo in autostrada. È il progetto Argo, con una Lancia Thema senza pilota. “Abbiamo ribattezzato quel test, con lo sterzo automatico e la velocità fissata dal guidatore, “la 1000 miglia in autostrada”. Era tutto molto artigianale, le telecamere erano quelle dei videocitofoni a 200 mHz. Ma l’esperimento è riuscito, abbiamo completato in automatico il 96% del percorso. È un test che ha fatto la storia, il primo al mondo con questa tecnologia”.

Alla conquista degli Usa – Negli anni, il nome del professor Broggi si diffonde, non solo in Italia. “Abbiamo collaborato con tante case automobilistiche, soprattutto la Volkswagen. Nel 2005 e nel 2007 siamo andati negli Stati Uniti per due sfide con veicoli automatici. Il Grand Challenge, 130 miglia off road nel deserto del Nevada, e l’Urban Challenge, un test in un paesaggio urbano simulato con tanto di semafori e incroci. Siamo arrivati in fondo alla prima prova e ci siamo qualificati per la seconda, ma soprattutto ci siamo fatti conoscere come i primi europei a lavorare su questo tipo di progetti”.

Da Parma a Shanghai – “E nel 2010, abbiamo completato il primo test intercontinentale con un veicolo automatico, un viaggio da Parma a Shanghai. Davanti all’auto senza guidatore c’era una macchina tradizionale, manuale, per creare in tempo reale la mappa del percorso e mandarla al veicolo computerizzato via radio”. Nel frattempo, con i fondi del Cnr, nasce il Laboratorio per la Visione artificiale e i Sistemi intelligenti, il Vislab. Due anni fa, il vero test per un’auto robotica che, spiega Broggi, per funzionare ha bisogno di percezione, della comprensione di quanto sta accadendo intorno, della capacità di prendere decisioni e di controllo. “A Parma, abbiamo portato un’auto dal campus universitario al centro della città senza alcun intervento umano. Le mappe erano super-standard, abbiamo usato quelle dell’Open Street Map, solo appena migliorate con l’indicazione di passaggi pedonali e altri dettagli”.

Ambarella – Esperienze pionieristiche come questa, ancor più concrete e “futuribili” della robotica Google Car, con il suo sensore a 64 fasci laser, gli fruttano il titolo di Dottore di Ricerca (PhD) Honoris Causa presso l’Institut National des Sciences Appliquées (INSA) di Rouen in Francia, per l’unicità del percorso accademico ed i temi di ricerca affrontati affini a quelli in cui è coinvolto il noto istituto di ricerca francese, si legge nelle motivazioni. “Negli ultimi due anni volevo far procedere le cose un po’ più velocemente” ci spiega. “Sono andato in giro a cercare investitori e dopo un paio d’anni si è materializzato l’interesse di Ambarella, società americana quotata al Nasdaq specializzata nello sviluppo di compressioni video e immagini attraverso semiconduttori. “Sono specializzati nell’hardware” ci dice Broggi, “proprio la parte che ci mancava”. «Il nostro interesse è integrare le nostre soluzioni con quelle dell’automotive» ha detto Fermi Wang, CEO of Ambarella, convinto che l’operazione farà fare alla big company americana un salto in avanti di vent’anni in ricerca e sviluppo. Come parte dell’accordo, i 27 ricercatori di VisLab si uniranno alla sezione di ricercatori di Ambarella dedicati allo sviluppo della computer vision. “Saremo collegati con Taiwan e la Silicon Valley, ma il progetto resta a Parma, ce l’abbiamo fatta. Questo vuol dire che arriveranno altri finanziamenti, che attrarremo altri studenti con corsi specifici sui nostri progetti; e che, facendo più ricerca, realizzeremo nuovi prodotti. Insomma, possiamo attivare un circolo virtuoso: più soldi, più studenti, più ricerca, con grossi vantaggi per il nostro territorio. È un grande risultato per noi, che siamo a tutti gli effetti uno spin-off dell’università, che ha una percentuale nell’azienda. Essendo stati incubati nell’università dall’inizio, abbiamo beneficiato delle strutture e delle facility d’ateneo. Ora, dopo sei anni, possiamo volare con le nostre gambe”.

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