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Alessia Polita, un anno fa la caduta che ha sconvolto la vita della jesina

Il coraggio e la rabbia della campionessa rimasta vittima di un terribile incidente che la costringe alla sedia a rotelle.
A cura di Valeria Aiello
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Capita tutto in un battito d’ali. Un battito minimo, un po’ come quello di una farfalla dei racconti di Ray Bradbury e capace di condizionare il futuro. Una curva, un attimo, uno schianto, una frattura alla dodicesima vertebra dorsale con lesione al midollo spinale. Un 15 giugno 2013 che ha sconvolto l’esistenza di Alessia Polita e che nel cuore della 28enne jesina non lascia spazio alla rassegnazione. È trascorso un anno da quel terribile incidente sul circuito di Misano, un anno difficile durante il quale Lady Polita ha imparato a trasformare la rabbia e il dolore in forza per lottare contro una condizione che non le piace. Una condizione che piace ancora meno a chi da fuori la vede arrabbiarsi per quelle frasi di circostanza e qualche tweet di troppo postati da quel nessuno ma che toccano la jesina nel profondo.

E poi quel dovevi metterlo in conto”. Alessia Polita non ci sta e lo grida a gran voce a chi nei numerosi commenti usa luoghi comuni e frasi di circostanza. Lady Polita risponde per le rime, perché non si può comprendere cosa significhi vivere in una condizione per cui alzarsi alla mattina è così difficile da non riuscire nemmeno a parlare.

Questa è la vita che ci racconta la 28enne jesina, una condizione difficile che “Per chi vive con la concezione di poter far tutto, starsene qui a guardare è veramente frustrante e doloroso” scrive Alessia Polita in uno dei suoi recenti post. E a quel qualcuno che le dice che può fare tante cose, Alessia risponde “Sedetevi una settimana qua e poi mi dite quante poche sono le cose che io posso fare… e credetemi anche qua sopra io mi pongo davvero pochi limiti”.

Lady Polita ha la fame di non mollare mai, quella fame che ha ricevuto dal suo babbo e che con rabbia grida di quel solo limite, “quello che mi obbliga a guardare scorrere la mia vita sopra una sedia perché le mie gambe non si muovono più”.

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