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Amici nemici, 5 duelli che hanno fatto la storia della Formula 1

Il mondo delle corse è costellato di rivalità: da quella tra l’italiano Ascari e l’argentino Fangio, passando per il duello tra Niki Lauda e James Hunt, fino ad arrivare alla più recente che ha visto protagonisti Nico Rosberg e Lewis Hamilton, ecco le più significative.
A cura di Matteo Vana
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Alain Prost e Ayrton Senna - Tony Feder /Allsport
Alain Prost e Ayrton Senna – Tony Feder /Allsport

Sorpassi e controsorpassi, è questa l'essenza della Formula 1. Uno sport in cui l'obiettivo è sempre e comunque arrivare davanti ai propri avversari, siano essi compagni di squadra o acerrimi nemici: difficile accettare la sconfitta, soprattutto quando in palio c'è il titolo di campione del mondo. Ogni epoca ha vissuto sfide epiche in cui spesso la differenza tra vincitore e vinto si è assottigliata così tanto da sparire, lasciando nella mente degli spettatori solo il gusto per la lotta.

Ascari – Fangio, la sfida agli albori

Il primo duello della storia nasce insieme alla Formula 1, anzi ancora prima. Nel 1949, infatti, l'italiano Alberto Ascari riesce a sopravanzare, proprio sulla linea del traguardo del Gran Premio d'Argentina, l'idolo di casa Juan Manuel Fangio. Una vera e propria dichiarazione di guerra per il fenomeno dell'automobilismo che, nel 1951, si ritrova a duellare con il ferrarista per il campionato del mondo: il loro è un ruota a ruota serrato, alla fine è Fangio, con la Maserati, a spuntarla vincendo il campionato del mondo con soli 6 punti di vantaggio. L'anno dopo, però, salta il confronto: l'argentino si infortuna ed è costretto a saltare l'intera stagione. La stagione successiva si apre con grande aspettative, ma è ancora Ascari a portare a casa il titolo; Fangio è secondo, staccato di 6 punti e mezzo, non c'è rivincita. Il passaggio alla Lancia di Ascari interrompe il duello e lascia libero l'argentino di conquistare ben 4 titoli mondiali consecutivi, ma quello tra l'italiano e Juan Manuel Fangio può essere considerato a tutti gli effetti il primo grande duello della Formula 1.

Juan Manuel Fangio, Nino Farina e Alberto Ascari - Getty Images
Juan Manuel Fangio, Nino Farina e Alberto Ascari – Getty Images

Hunt – Lauda, il duello più intenso

Quella tra l'austriaco Niki Lauda e il britannico James Hunt è la rivalità che forse più di tutte ha acceso la passione dei tifosi: un duello mitico tanto che, nel 2013, il regista Ron Howard ha deciso di farne un film. Freddo e calcolatore il primo, estroverso e spettacolare il secondo: due caratteri agli antipodi, due mondi lontanissimi che il destino decide di far incontrare, per la prima volta, nel 1970 a sull'Österreichring di Zeltweg, in Austria, in una gara di Formula 3. Le qualità dei due vengono subito a galla, ma solo nel 1973 possono sfidarsi in Formula 1. L'anno topico della rivalità è il 1976: Niki Lauda è già campione del mondo con la Ferrari, Hunt sale per la prima volta sulla McLaren. Dopo sette GP l'austriaco può vantare un margine di 44 punti di vantaggio sull'inglese, un cuscino che fa dormire sonni tranquilli al ferrarista. A rimescolare le carte, però, arriva la vittoria di Hunt a Le Castellet e soprattutto il terribile incidente di Niki Lauda che, al Nurburgring, rischia la vita con la sua Ferrari che viene avvolta dalle fiamme. Il periodo forzato in ospedale dell'austriaco consente ad Hunt di recuperare punti preziosi in ottica mondiale, i due si giocano tutto a Suzuka in condizioni proibitive. Lauda, rientrato a tempo di record dall'infortunio, spinge per non correre; Hunt è d'accordo nonostante la sua scelta consegnerebbe automaticamente il titolo mondiale all'austriaco, ancora avanti di 3 punti. L'organizzazione, però, obbliga i piloti a scendere in pista, Lauda si ritira dopo due giri, correre in quelle condizioni è troppo pericoloso. Hunt, invece, decide di rischiare strappando un terzo posto che gli vale il titolo mondiale. Il Gran Premio del Fuji segna l'apice e il termine della rivalità tra i due, una delle più amate in Formula 1.

Prost – Senna, amici nemici

Sono quattro le stagioni in cui Ayrton Senna e Alain Prost si sono contesi il titolo di campione del mondo. La particolarità del duello tra il brasiliano e il francese risiede nel fatto che, nei primi anni, i due erano compagni di squadra. Una rivalità fatta di screzi e acredine: il primo nel nel 1988, al GP del Portogallo, quando nonostante la vittoria, Prost accusò Senna di averlo stretto contro un muretto, una manovra ritenuta pericolosa dal francese. A fine stagione, per l'assurda regola degli scarti, fu Senna a vincere il mondiale nonostante Prost avesse ottenuto più punti. La stagione successiva il duello raggiunge l'apice: nel GP di San Marino, nonostante un accordo tra i due, Senna supera Prost. A fine gara il professore si infuriò con il compagno di squadra e nel Gran Premio del Giappone, consumò la sua vendetta arrivando al contatto con Senna. Un episodio che fece molto discutere perché costò il ritiro al francese e la squalifica al brasiliano, reo di essersi fatto accusare dai commissari per tornare in pista e squalificato a fine gara nonostante la vittoria, una decisione che consegna di fatto il mondiale a Prost. Il 1990 e il 1991 vedono Alain Prost passare alla Ferrari: il cambio di scuderia aumenta ancora di più la rivalità tra i due. In diretta tv scoppia la pace, ma in pista è tutta un'altra storia: ancora una volta è il GP del Giappone ad inasprire la lotta tra i due. Al via Senna sperona Prost e diventa campione del mondo. Le polemiche da parte della Ferrari sono infinite, ma il risultato con cambia. Negli anni la rivalità si spense, la morte di Senna fu un colpo durissimo per il rivale Prost che, al funerale del brasiliano, si offrì di trasportare la bara: un grande gesto che rende merito a entrambi i campioni.

Schumacher – Hakkinen, rivali ma con rispetto

Michael Schumacher è, per numero di titoli vinti e non solo, il più grande pilota di Formula 1. Nella sua carriera è riuscito a battere molti colleghi, ma c'è un pilota in particolare con cui si è dovuto confrontare a cavallo tra la fine degli anni '90 e l'inizio dei 2000: Mika Hakkinen. Il finlandese, infatti, è stato l'unico capace di batterlo nel 1998 prima e nel 1999, anche se nel secondo caso fu decisivo l'infortunio occorso al tedesco. Il duello tra i due fu uno dei più corretti nella storia del circus: i piloti si rispettavano, avevano stima l'uno dell'altro tanto che, tanti anni dopo, fu lo stesso Schumacher ad ammettere che il finlandese era il suo unico vero rivale. La lotta tra i due può sintetizzarsi tutta in un momento: Spa-Francorchamps, 2000. Hakkinen prende la scia del tedesco, in mezzo c'è il doppiato Zonta; il pilota della McLaren passa entrambi mettendo a segno forse il più bel sorpasso nella storia del mondiale di Formula 1. A fine stagione sarà Schumacher a vincere il titolo aprendo l'epoca d'oro della Ferrari, ma nella mente rimane quella manovra, figlia del talento e di quella sana pazzia che anima ogni driver.

Rosberg – Hamilton, non c'è rivincita

Quello tra i due compagni di squadra in Mercedes è il più recente duello della Formula 1. Una rivalità nata piano piano, un'amicizia che le circostanze della vita hanno trasformato in agonismo sportivo. I due si conoscono fin da piccoli, fanno tutta la trafila delle giovanili fianco a fianco fino alla grande occasione con le Frecce d'argento; è il 2013 quando l'inglese approda a Brackley, il tedesco era lì ad aspettarlo già da tre anni. Il dominio della casa anglo-tedesca aiuta la loro ascesa, il mondiale è un affare tra le due vetture della Stella. I primi due anni vedono Hamilton dominare, Rosberg è sempre secondo, ma nel 2015 dimostra di voler provare a vincere: il britannico fa suo il titolo, ma le ultime 3 gare vedono il tedesco vincere senza tanti problemi. La maggior parte degli addetti ai lavori catalogano il tutto come un semplice episodio, ma il vento è cambiato: quello che si presenta ai nastri di partenza del 2016 è un altro Rosberg, più determinato e consapevole tanto che le prime 4 gare sono sue. I due arrivano anche al contatto prima in Spagna, poi in Austria; Hamilton tenta la rimonta, riesce nel sorpasso ma il suo propulsore va a fuoco in Malesia consentendo a Rosberg di riallungare. L'inglese accusa la Mercedes, poi nell'ultima gara, quando è in testa, rallenta per permettere alle altre vetture di recuperare terreno al compagno di squadra, mettendo in pericolo l'ennesima doppietta della scuderia. Un comportamento inutile che non piace ai vertici di Brackley e che non porta i frutti sperati: Rosberg è campione per la prima volta in carriera. L'ultimo screzio al britannico è il ritiro: nessuna rivincita, l'episodio della saga, quello che vede Hamilton sconfitto, rimarrà l'ultimo della serie.

Nico Rosberg e Lewis Hamilton - Getty Images
Nico Rosberg e Lewis Hamilton – Getty Images
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