Ape Car tra passato e presente
Non c'è film o produzione cinematografica girata in zone di mare della nostra penisola che non veda la presenza di un'Ape car tra i veicoli di trasporto. Questo mezzo di trasporto a tre ruote è entrato nella cultura italiana in punta di piedi e ora fa parte dei segni di riconoscimento ben definiti dell'italianità. L'Ape Car è nato nel 1948 dalla mente brillante del progettista aeronautico Corradino d'Ascanio e dalla perspicacia di Enrico Piaggio. Il primo prototipo di Vespa è dotato di tre ruote attaccate ad un cassone da 200kg, con motore 125 da 4CV di potenza, abbinato ad un cambio manuale a 4 marce, e infatti, il veicolo veniva pubblicizzato come "VespaCar" o "TriVespa", al costo di 170.000 lire. In pochissimo tempo l'Ape diventa una dei mezzi più utilizzati sia in campagna che in città, con le ditte edili che imprimevano i nomi sul cassone. Un successo inaspettato.
Negli anni del boom economico, a farla da padrone fu l'Ape C, mentre nel decennio successivo vi fu il successo della D e della Pentarò. Gli anni '70 vedono delle modifiche importanti: dalle 5 ruote del modello MP e Car al volante che sostituisce il manubrio. Un cambio netto. Poi entra in campo il designer Giorgetto Giugiaro, che nel 1982, buttava prima su foglio e poi dava il via alla produzione dell'Ape TM, che ancora oggi da molte soddisfazioni. Nel 1998 due "fanatici" dell'Ape car, l'architetto Giorgio Martino e il geografo Paolo Brovelli, sui loro due TM hanno attraversato tutto il continente eurasiatico: 25.001 km, 19 stati in 212 giorni di viaggio. Un giro del mondo in Ape car?
Per quanto riguarda il motore, dal 1984 siamo di fronte ad una motorizzazione diesel fabbricata dalla Lombardini. Senza tempo sono i modelli nella versione Calessino, molto diffusi nel sud est asiatico e da pochi anni anche in Italia. Nel 2007 il Calessino viene prodotto in 999 esemplari contemporaneamente con l'Electric Lithium, di cui si hanno solo 100 unità. Una cosa è certa: l'Ape car è entrato in silenzio nelle nostre piazze e ora non riusciremmo a farne più a meno. Un mezzo popolare e funzionale che però unisce l'eleganza, nel caso del Calessino, in pieno stile italiano.