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Attraversi la strada col rosso e causi un incidente? Pedone incauto, rischi la galera

Una sentenza della Corte di Cassazione ha tracciato una linea molto dura nei confronti dei pedoni che, per comportamento indisciplinato, provocano incidenti e vittime della strada.
A cura di Maurizio De Santis
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Sicurezza stradale. Un tema sempre caldo che nel periodo estivo assume un valore particolare sia per la mole di traffico sia per il numero maggiore di persone coinvolte. A essere interessati dalle prescrizioni, però, non sono solo gli automobilisti ma anche i pedoni che in base a una recente sentenza della Corte di Cassazione (la numero 32095/2017) rischiano gravi conseguenze penali in caso di comportamento indisciplinato. Cosa significa? Se attraversate la strada in maniera distratta, precipitosa oppure incauta e il vostro atteggiamento provoca un incidente stradale allora siete direttamente perseguibili dalla legge, fino a incorrere in condanne molto severe, le cui pene sono commisurate alle proporzioni del danno causato e arrecato.

La Suprema Corte ha tracciato così una linea di valutazione e di condotta molto più dura quando a luglio scorso inflisse un anno di reclusione (pena sospesa dalla condizionale) e un risarcimento di 150 mila euro da versare alla famiglia della vittima (in accordo alla sentenza della Corte d’Appello del 26 febbraio 2015) a un pedone imputato di concorso colposo in misura del 75% nella morte di Salvatore Zammataro. Il motociclista guidava una Yamaha lungo la carreggiata centrale di viale Misurata a Milano al momento della tragedia. Massimiliano Lepratti, 51 anni, è l'uomo che circa un anno fa attraversò la strada nonostante il ‘rosso' e nascosto dietro l'autobus dal quale era appena sceso.

La dinamica dell'incidente fu drammatica: il centauro che proveniva dalla direzione opposta di marcia non riuscì a frenare in tempo, investì il pedone e venne sbalzato dalla sella in seguito all'impatto. Trasportato in ospedale, gli furono diagnosticate gravissime lesioni alla testa e al torace: ferite che Zammataro aveva riportato per la carambola contro la delimitazione metallica della corsia preferenziale e l'urto violento contro un palo della segnaletica stradale.

Il centauro morì poco dopo il ricovero e Massimiliano Lepratti condannato in base alla decisione della Corte di Cassazione che motivò così la propria decisione:

Tenuto conto dell’assenza di tracce di frenata, della presenza di almeno un mezzo di grosse dimensioni che occultava la visibilità dei pedoni e della rapidità con cui è avvenuto l’investimento del Lepratti, correttamente i giudici di merito, hanno concluso che lo Zammataro si trovasse a così breve distanza dall’attraversamento pedonale, da non poter utilmente arrestare il proprio veicolo in condizioni di sufficiente sicurezza anche volendo ipotizzare che il semaforo proiettasse per i veicoli luce gialla e non verde.

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