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Brawn: “Seppi tardi del diritto di veto che aveva la Ferrari”

Il britannico, nel suo libro in uscita il prossimo 3 novembre, racconta anche del difficile rapporto con Niki Lauda e Toto Wolff: “Alla Mercedes ci sono persone di cui non potevo fidarmi. Poi, all’inizio del 2013, ho scoperto che Paddy Lowe era stato contattato e messo sotto contratto a Stoccarda…” si legge.
A cura di Matteo Vana
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Ross Brawn
Ross Brawn

Una carriera piena di successi quella di Ross Brawn, prima targati Ferrari poi Brawn Gp, la scuderia che portava il suo nome e che nel 2009 vinse il suo unico campionato del mondo dominando dall'inizio alla fine. Il britannico, che collaborò con la scuderia di Maranello dal 1997 al 2007, periodo in cui portò a casa un successo dietro l'altro grazie anche a Michael Schumacher, ormai fuori dalla Formula 1 ha deciso di raccontare gli aneddoti più interessanti di una vita vissuta a guardare sfrecciare monoposto a 300 km/h in un libro nel quale discute della sua carriera con il co-autore Adam Parr. In particolare un episodio, legato proprio al periodo passato nella Rossa, ha suscitato particolare interesse.

Il diritto di veto della Ferrari

L'episodio in questione riguarda il diritto di veto della Ferrari sulle questioni regolamentari. Una regola che il britannico ha scoperto solo alla fine della sua esperienza con il Cavallino, dopo che i vertici della scuderia, nella stagione 2005, stavano cercando di opporsi alla norma che avrebbe vietato il cambio gomme a tutti i piloti durante la gara:

Allora non sapevo che avevamo questo diritto di veto – racconta -. Non l'abbiamo invocato e non credo che Todt lo avrebbe mai usato perché sapevamo che era una cosa sbagliata. Solo più avanti, nella mia carriera in Ferrari, l'ho scoperto.

Proprio questa controversa regola portò a uno degli episodi più discussi della Formula 1 moderna: il Gran Premio degli Stati Uniti del 2005 in cui solo 6 vetture, Ferrari comprese, presero parte alla gara. Tutte le vetture gommate Michelin, infatti, per motivi di sicurezza degli pneumatici si ritirarono dopo il giro di ricognizione lasciando sulla griglia di partenza solo le Rosse, le Jordan e le Minardi. Fu proprio il Cavallino a impedire un compromesso che consentisse alle altre scuderie di scendere in pista:

Eravamo nella posizione in cui sapevamo di essere stati molto danneggiati a causa di quello che era successo con le regole sugli pneumatici. Ci sentivamo perseguitati e così la nostra mentalità  – conclude Brawn – fu quella di non essere molto simpatici quando i fautori della singola gomma a gara ebbero un problema.

Un amore mai nato con la Mercedes

Dopo la Ferrari e la Brawn Gp, il britannico si ritrovò in Mercedes che nel frattempo aveva acquisito la sua scuderia. Un amore mai nato con le Frecce d'Argento, soprattutto con Niki Lauda e Toto Wolff, tanto da costringerlo ad abbandonare nel 2013, anno in cui lasciò la Formula 1 definitivamente: "Alla Mercedes è che mi sono state imposte delle persone di cui non potevo fidarmi. Poi, all'inizio del 2013, ho scoperto che Paddy Lowe era stato contattato e messo sotto contratto a Stoccarda. Quando ho chiesto a Toto e Niki, si sono accusati a vicenda. Li ho incontrati e di nuovo hanno entrambi puntato il dito contro l'altro" si legge nel libro che uscirà il prossimo 3 novembre.

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