5.912 CONDIVISIONI
video suggerito
video suggerito

Buon compleanno Schumi. Dieci motivi perché ci manca

Un giorno che tutti gli appassionati di Formula 1 ricordano bene: il 3 gennaio 1969 nasceva a Hürth il sette volte campione del mondo. Il tedesco sta lottando per vincere un’altra battaglia, la più importante della sua vita.
A cura di Vito Lamorte
5.912 CONDIVISIONI
Immagine

Il 3 gennaio è una festa per gli amanti della Formula 1 da un bel po' ma dallo scorso anno è divenuto anche motivo di unione e di speranza in onore di uno dei più grandi campioni che questa disciplina abbia mai avuto e uno dei più grandi sportivi di tutti i tempi: Michael Schumacher. Il pilota tedesco compie 46 anni a pochi giorni dal primo anniversario del tragico incidente di sci sulle Alpi francesi. È stato un anno difficile per il Kaiser e i suoi familiari stretti intorno alla morsa di tifosi e media che in alcuni casi non hanno lasciato loro la giusta privacy per combattere in una situazione complicata come questa. Abbiamo deciso di fare gli auguri al sette volte campione a modo nostro stilando una serie di motivi per cui Michael manca alla Formula 1. #ForzaSchumi vinci ancora una volta.

La fame di vittoria. Schumi ha vinto 91 gare con scuderie diverse, 7 Mondiali ed ha ottenuto altri record. Non si è mai accontentato e questa voglia di mostrare al mondo le sue capacità lo ha portato nell'olimpo dei vincenti.

Il coraggio. Avrebbe potuto chiudere con il mondo del motorsport con l'addio alla Ferrari invece Michael non si è tirato indietro quando Ross Brawn gli ha proposto un volante in Mercedes.

La tenacia. Michael è sempre stato un combattente e non si è mai arreso anche nei momenti più difficili, dopo gli incidenti e le delusioni. Non ha mai mollato e la speranza è che non lo faccia neanche ora.

Lo stile. Possedendo uno stile di guida unico Michael ha fatto del suo modo di fare al volante e del lavoro un suo punto di forza. Era maniacale nella preparazione fisica, lavoratore instancabile, attento ai particolari più insignificanti, in perfetta simbiosi con i meccanici che seguiva nel lavoro e coccolava. L'ex pilota di F1 Martin Brundle disse di lui: "Schumacher guida con la testa".

Il piedino fatato. Michael dai tempi della Sauber Mercedes in squadra con Wendlinger e Frentzen, si è sempre distinto per lo capacità di frenare "dentro" la curva, con un assetto molto puntato all'anteriore gestendo il sovrasterzo in percorrenza per poi spalancare tutto solo a ruote dritte. Divenne il suo marchio di fabbrica, soprattutto contro i piloti di nuova generazione che, al contrario, frenano dritti e percorrono tutta la curva a gas spalancato in sottosterzo, marchio di fabbrica di Alonso per intenderci.

Immagine

La pecca. Ha sempre "personalizzato" molto le monoposto con il risultato che soprattutto quelle nate peggio erano competitive soltanto con lui alla guida. Ancora oggi ci si domanda se sia stato il più grande tra i grandi, il migliore tra i migliori. Di sicuro Schumacher è stato il migliore della propria era.

L'uomo. L’esempio di chi sia stato e sia realmente giunge da un piccolo ricordo. Un giorno dei primi anni ferraristi venne pizzicato con Corinna da una troupe di Italia 1 a passeggio nel quadrilatero della moda a Milano. La settimana dopo a Magny-Cours convocò il giornalista che aveva fatto lo scoop e gli disse: "Finché siamo in pista puoi fare tutto ciò che vuoi. Intervistarmi quando ho tempo, informarti, filmarmi. Ma fuori dalle corse voglio essere come mille altri e ci tengo a tenere separate le due cose".

Il chiacchierone. Pare che Schumacher sia stato il pilota in assoluto più chiacchierone dentro l’abitacolo. Uno che anche nei momenti di massimo sforzo agonistico non lesinava nell'offrire informazioni via radio ai tecnici, nel suggerire modifi che all’assetto per il pit stop successivo o il cambio d’incidenza dell’ala anteriore. Informazioni che poi si rivelavano esatte. Veniva spesso invitato a star zitto ma con scarsi risultati.

Il pudore. Schumacher non è mai stato visto di buon occhio dagli italiani che lo reputavano antipatico. Chi lo conosce bene ha dichiarato che non lo è mai stato. Tutt'altro. Schumacher era ed è un uomo che ha il pudore di se stesso, qualità spesso dimenticata nel mondo contemporaneo. In Ferrari lo hanno adorato i lavoratori nascosti, i meccanici, i tecnici, le maestranze.

L'imbattibilità. Questa è l'immagine di Michael Schumacher negli anni 2000 quando guidava la monoposto di Maranello. Il tedesco ha vinto 72 dei 180 GP che ha corso in Ferrari. Diciamo che negli ultimi anni non è andata benissimo alla Rossa, nonostante Alonso abbia sfiorato due volte il titolo, e i tifosi aspettano un pilota come Schumi per tornare a rivivere il sogno Ferrari.

Immagine
5.912 CONDIVISIONI
autopromo immagine
Più che un giornale
Il media che racconta il tempo in cui viviamo con occhi moderni
api url views