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Dalla morte di von Trips all’ultima gioia Rossa con Alonso, ecco la storia del GP d’Italia

Quella di Monza è una delle piste storiche della Formula 1 che ha spesso visto protagonista la Rossa di Maranello: dalla tragica scomparsa del pilota tedesco al titolo di Niki Lauda, passando per la prima vittoria senza il Drake fino all’ultima targata Alonso.
A cura di Matteo Vana
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Fernando Alonso sul podio di Monza - Getty Images
Fernando Alonso sul podio di Monza – Getty Images

Ogni sport ha i propri templi: per il calcio esistono stadi che hanno fatto la storia e all'interno dei quali sono accaduti eventi mitici come il Maracanà o lo stadio San Siro, definito la Scala del Calcio. Per la Formula 1 questo onore spetta sicuramente al circuito di Monza, il Tempio della velocità; una tracciato che ha accompagnato il mondo dei motori nel suo percorso e sul quale si sono consumate gioie e dolori: dai primi anni, quando il campionato mondiale era appena nato, passando per le tragedie che hanno visto coinvolta la pista brianzola fino ai grandi successi. A legare tutto, però, c'è sempre stato un sottile filo rosso, proprio il colore del Cavallino che sulla pista di casa ha scritto pagine indimenticabili della propria storia.

La scomparsa del ferrarista von Trips

Il 1961 è il primo anno tragico per il Gran Premio d'Italia. La Ferrari è in testa al mondiale, nel penultimo appuntamento della stagione a Monza si aspetta solo la fine della gara per festeggiare: Wolfgang von Trips guida la classifica con 33 punti, dietro di lui l'altra Rossa di Phil Hill segue a 29. A scattare in pole position è proprio il tedesco che però, al 2° giro, si tocca con la Lotus di Jim Clark. Le due monoposto escono fuori pista lasciando così strada libera a Phil Hill che va a vincere il mondiale, ma non c'è nessuna festa. Ad avere la peggio è il pilota del Cavallino: la sua Ferrari finisce oltre le recinzioni e travolge il pubblico. A perdere la vita è il pilota e 14 spettatori che assistevano alla gara. Si consuma così una delle più grandi tragedie della Formula 1.

L'incidente di Wolfgang Von Trips - Getty Images
L'incidente di Wolfgang Von Trips – Getty Images

Lauda campione grazie alla doppietta Ferrari

A sorridere, nel 1975, è ancora una volta la Ferrari. Sulla pista di casa, infatti, è Niki Lauda a laurearsi campione del mondo per la prima volta in carriera; l'austriaco parte dalla pole mandando in visibilio il pubblico italiano, accorso numeroso per festeggiare la conquista del titolo. Stavolta la festa non può essere rovinata: a vincere è Clay Regazzoni al volante della Rossa, Lauda si accontenta del secondo posto. La doppietta del Cavallino è servita, per il pilota austriaco è la prima gioia con la vettura di Maranello. Ne arriveranno altre, ma sarà quella a rimanere scolpita nella storia che eleggono a proprio beniamino Niki Lauda.

Niki Lauda al volante della Ferrari - Getty Images
Niki Lauda al volante della Ferrari – Getty Images

L'incidente di Peterson

C'è ancora un evento tragico a sconvolgere la tranquillità della gara. E' il 1978 quando Ronnie Peterson perde la vita in un incidente; a determinare tutto è la partenza. Allo start, infatti, la luce verde del semaforo si accende in anticipo, le vetture partono in leggero ritardo e gli inseguitori riescono ad accorciare il divario in pochi metri. Si innesca una carambola che vede coinvolti  Riccardo Patrese, James Hunt, Clay Regazzoni e Vittorio Brambilla: la monoposto dello svedese finisce contro le barriere prendendo fuoco. Alcuni piloti, tra cui proprio Hunt e Regazzoni, cercano di liberarlo dalla morsa dell'auto in fiamme riuscendo ad estrarlo dai rottami. Le sue gambe sono fratturate, ma il peggio sembra essere passato. Portato in ospedale i medici sono indecisi se operarlo o meno, ma nel frattempo viene trasportato nel reparto di terapia intensiva: a strapparlo alla vita sarà un'embolia che lo colpisce la mattina seguente portando via uno dei talenti più puri della Formula 1.

Ronnie Peterson - Getty Images
Ronnie Peterson – Getty Images

La prima doppietta dopo la scomparsa del Drake

Il Gran Premio d'Italia del 1988 è il primo che la Ferrari senza la sua figura di riferimento: Enzo Ferrari, infatti, è morto  – a quasi 90 anni – meno di un mese prima e la Rossa scende in pista anche per fare un regalo alla sua memoria. La gara, però, è dominata dalla McLaren di Ayrton Senna che non ne vuole sapere di fare sconti: sembra un trionfo annunciato quello del brasiliano, ma a pochi giri dal termine è il Fato a decidere il finale. La vettura di Senna, infatti, a causa di una incomprensione in fase di doppiaggio, finisce per colpire l'auto del francese Jean-Louis Schlesser spianando così la strada a Gerhard Berger primo alla bandiera a scacchi davanti al compagno di squadra Michele Alboreto; impossibile non pensare all'ultimo regalo del Drake che, dall'alto, ha guidato i suoi verso l'impresa. Sul podio la commozione è tanta, impossibile non dedicare il trionfo a colui che diede vita alla storia del Cavallino rampante.

Alonso e l'ultima vittoria targata Ferrari

Una pista, quella di Monza, che negli ultimi anni ha riservato poche gioie ai colori della Ferrari: per trovare l'ultima vittoria davanti al proprio pubblico bisogna andare indietro con la memoria fino al 2010 quando fu Fernando Alonso a portare sul gradino più alto del podio la Rossa. Un weekend perfetto quello del pilota di Oviedo capace di conquistare la pole position al sabato e di confermare la propria velocità anche in gara resistendo all'attacco di Button, che all'uscita dai box lo affianca senza però riuscire a completare il sorpasso. Una gara magica per il Cavallino che adesso, grazie a Sebastian Vettel, può tornare a sognare un trionfo in pieno stile Ferrari.

Fernando Alonso festeggia la vittoria nel 2010 - Getty Images
Fernando Alonso festeggia la vittoria nel 2010 – Getty Images
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