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Dieselgate Fca, Usa pronti a nominare un esperto in risarcimenti

Ken Feinberg proposto come possibile esperto per cercare di raggiungere un accordo nel più breve tempo possibile. In passato si è occupato dei risarcimenti per le vittime dell’11 settembre e ha anche lavorato come consulente di Volkswagen per il programma di indennizzi dello scandalo emissioni.
A cura di Valeria Aiello
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Un giudice statunitense incaricato di seguire il contenzioso contro Fiat Chrysler Automobiles per quanto riguarda le presunte emissioni dei motori diesel oltre la soglia consentita ha annunciato l’intenzione di nominare Ken Feinberg quale un esperto in risarcimenti per cercare di raggiungere un accordo.

Pronta la nomina di Feinberg

Secondo quanto riporta Automotive News, in un provvedimento emesso la scorsa settimana, il giudice federale Edward Chen a San Francisco ha dichiarato che “c’è la necessità urgente di stabilire se tutte o alcune delle questioni in sospeso possano essere risolte dalla parti nel più breve tempo possibile”, dando a tutte le parti tempo fino a mercoledì per presentare eventuali obiezioni alla nomina di Feinberg. Esperto in risarcimenti, in passato Feinberg si è occupato di supervisionare i fondi di compensazione per le vittime degli attacchi dell’11 settembre 2001, per i decessi dovuti al malfunzionamento dei blocchetti di accensione e degli airbag di General Motors, e ha lavorato come consulente di Volkswagen al programma di indennizzo in seguito allo scandalo dieselgate negli Usa.

La causa negli Usa

Lo scorso maggio il Dipartimento di Giustizia Usa ha citato in giudizio il gruppo FCA accusato di aver utilizzato illegalmente “defeat device” in grado di manipolare le emissioni dei motori diesel dei modelli Ram 1500 e Jeep Grand Cherokee prodotti dal 2014 al 2016. La denuncia è relativa a circa 104mila veicoli con motore turbo diesel V6 3.0 litri venduti negli Stati Uniti con “almeno otto funzionalità software in grado di influenzare le emissioni di ossidi di azoto (Nox) dei veicoli” per aggirare i test federali sulle emissioni. Un’accusa respinta con forza dai vertici dell’ex Lingotto che, in più di un’occasione, hanno sostenuto con fermezza la propria posizione, ribadendo di collaborare da mesi con le autorità Usa per chiarire le questioni circa la tecnologia di controllo delle emissioni.

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