Dieselgate, gli investitori tedeschi chiedono risarcimento da 8,2 miliardi
Continuano i guai per il gruppo Volkswagen. Lo scandalo Dieselgate non ha ancora smesso di far parlare di sè: 1.400 investitori, infatti, hanno fatto ricorso presso il tribunale regionale di Braunschweig, in Germania – il quale è competente per il Land della Bassa Sassonia, lo stesso a cui appartiene anche il gruppo Volkswagen – chiedendo al colosso tedesco di essere risarciti per circa 8,2 miliardi in quanto parti lese per la vicenda che ha visto l'azienda coinvolta nei test falsificati sulle emissioni dei propri veicoli. Di questa somma circa 2 miliardi sono stati richiesti da investitori istituzionali, mentre il resto delle domande di risarcimento proviene da investitori privati.
Sotto accusa i vertici Audi
Era il 18 settembre 2015 quando lo scandalo Dieselgate scoppiò: quel giorno, infatti, la US Environmental Protection Agency annunciava l'utilizzo di un "defeat device" nei motori diesel Volkswagen al fine di ingannare i sistemi di controllo. Stando a quanto riportato da alcuni quotidiani tedeschi, però le indagini interne, condotte dall’ufficio legale statunitense Jones Day, incaricato direttamente dal consiglio di amministrazione del gruppo, avrebbero fatto emergere che il capo di Audi, Rupert Stadler, sarebbe stato a conoscenza fin dal 2010 delle manipolazioni sulle emissioni dei gas di scarico.
A pagare potrebbe non essere solo Stadler; nei prossimi giorni potrebbe essere sospeso dal suo incarico il responsabile dello sviluppo tecnico di Audi, Stefan Knirsch. Come nel caso di Stadler, anche per Knirsch l'accusa è quella di essere stato a conoscenza del software per manipolare le emissioni per quanto riguarda i motori diesel 3.0. Il responsabile dello sviluppo aveva sostituito Ulrich Hackenberg lo scorso 1° gennaio.