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Dieselgate, la Ue apre procedura d’infrazione contro la Germania e altri 6 Paesi

La Commissione Europea ha messo nel mirino nazioni come Germania, Spagna e Regno Unito per non aver imposto le stesse penalizzazioni economiche che Volkswagen ha ricevuto negli Stati Uniti mentre Lituania, Repubblica Ceca e Grecia rischiano grosso per non aver adottato nessun meccanismo sanzionatorio.
A cura di Matteo Vana
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A un anno di distanza, la vicenda Dieselgate non smette di tenere banco. Stavolta a finire nel mirino per lo scandalo dei veicoli Volkswagen che, grazie a un software, riuscivano a truccare i dati sulle emissioni, sono la Germania ed altri 6 paesi europei – Regno Unito, Grecia, Lituania, Spagna, Repubblica Ceca e Lussemburgo – , rei di non avere adottato sanzioni per le case automobilistiche che violano la legislazione sulle emissioni delle macchine o di non avere applicato le stesse sanzioni quando la legge è stata effettivamente violata.

Quattro paesi rischiano per le mancate penalizzazioni

A scagliarsi contro di loro è stata la Commissione Europea che ha aperto una procedura d'infrazione; già lo scorso settembre, la commissaria all'industria Elzbieta Bienkowska, aveva minacciato ulteriori sanzioni. Nel caso specifico, Bruxelles contesta a paesi come la Germania, il Regno Unito, il Lussemburgo e la Spagna, il fatto di non aver imposto le stesse penalizzazioni economiche che Volkswagen ha ricevuto negli Stati Uniti, a seguito dell'emergere dei software in grado di mascherare le emissioni in fase di test. I primi due, inoltre, sono accusati di  violato la legge quando si sono rifiutate di inviare a Bruxelles le informazioni raccolte nell'indagine relativa all'emissione irregolare di ossido di azoto (NOx) da parte dei veicoli Volkswagen circolanti sul loro territorio.

Gravi accuse per Grecia, Repubblica e Lituania

Lituania, Repubblica Ceca e Grecia, invece, sono finite sotto la lente d'ingrandimento per non aver neppure adottato un meccanismo sanzionatorio nel caso di violazione della legge. Quello della Commissione Europea è solo un primo passo: ora le 7 nazioni coinvolte avranno circa 2 mesi di tempo per chiarire le proprie posizioni e rispondere alle accuse mosse da Bruxelles. Se le loro ragioni non saranno ritenute sufficientemente convincenti il passo successivo sarebbe quello di rivolgersi alla Corte di Lussemburgo che stabilirà le responsabilità in capo alle autorità nazionali.

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