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Ecclestone incontrerà FIA e Montezemolo: quale futuro per la F1?

Giovedì l’incontro con i team, ci sarà anche Mattiacci. A Budapest emerse le prime proposte: introdurre le zavorre, liberalizzare i test, richiamare Flavio Briatore. Per il presidente di Daimler, però, Ecclestone è l’origine della crisi: con lui la F1 ha perso il fondamentale legame emotivo con i tifosi.
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BUDAPEST, HUNGARY - JULY 26: F1 supremo Bernie Ecclestone in the paddock after qualifying ahead of the Hungarian Formula One Grand Prix at Hungaroring on July 26, 2014 in Budapest, Hungary. (Photo by Lars Baron/Getty Images)
BUDAPEST, HUNGARY – JULY 26: F1 supremo Bernie Ecclestone in the paddock after qualifying ahead of the Hungarian Formula One Grand Prix at Hungaroring on July 26, 2014 in Budapest, Hungary. (Photo by Lars Baron/Getty Images)

Il futuro della Formula 1 si decide in questi giorni. Giovedì Bernie Ecclestone, su impulso anche di Montezemolo, ha convocato un vertice per ragionare sulla situazione e l'appeal del circus cui parteciperà anche Marco Mattiacci. L'incontro fa seguito al meeting di Budapest, in occasione del GP di Ungheria in cui Ecclestone ha presentato la sua visione e il suo progetto. Come anticipato sul suo blog da Adam Cooper e da Autosport, Ecclestone vorrebbe istituire un nuovo gruppo di lavoro di cui farebbero parte, oltre a lui, quattro team (Red Bull, Mercedes, Ferrari e Force India) e Flavio Briatore. L'ex team manager di Benetton e Renault potrebbe tornare così in Formula 1 dopo essere stato costretto a lasciare a causa del Crashgate, lo scandalo scoppiato al GP di Singapore del 2008 in cui Nelson Piquet Jr. ha di aver colpito intenzionalmente le barriere per far entrare la safety car e permettere al gruppo di ricompattarsi, facilitando la vittoria del compagno di squadra Fernando Alonso.

Zavorre – Tra le prime idee proposte, l'introduzione del sistema delle zavorre per aumentare l'equilibrio competitivo rendendo più pesanti e meno performanti le macchine migliori (un meccanismo ridistributivo che è alla base, per esempio, della filosofia del draft NBA), e la liberalizzazione dei test. “I team si sono riuniti e hanno discusso di alcune questioni”, ha dichiarato il team manager Red Bull, Chris Horner, a Sky Sports UK. “Le macchine dovrebbero avere un ruolo secondario, quali che siano motore o telai, rispetto ai piloti Dobbiamo rendere i piloti più accessibili, e i tifosi devono poter interagire con loro".

Flop Hockenheim – La riunione di Budapest e la volontà chiara di Ecclestone di trovare una soluzione rapida per restituire appeal alla Formula 1 nascono anche dalle desolanti tribune vuote che hanno fatto da malinconica cornice a un emozionante GP di Germania. Un flop che Dieter Zetsche, presidente di Daimler,  attribuisce in larga parte proprio alla gestione personalistica della Formula 1 da parte dello stesso Ecclestone.  “In quale azienda il boss può sempre fare tutto da solo?”,ha dichiarato in un'intervista alla Frankfurter Allgemeine Zeitung. Zetsche sottolinea il successo del suo modello organizzativo, che nasce dalla delega di funzioni per una gestione migliore, e invita Ecclestone a fare lo stesso: “Perché questo sistema non dovrebbe essere trasferibile in Formula 1?”. Infine, conclude, “c’è un grande potenziale ancora da sfruttare nell’area del marketing, soprattutto digitale".

Cosa insegna l'Ungheria – Dal GP D'Ungheria si possono ricavare lezioni significative per orientare il futuro di questo sport. Complice l'alternanza pioggia-asciutto e le due safety car, i primi quattro sono arrivati al traguardo nello spazio di 6.361 secondi. Solo dieci anni fa, quel divario superava il minuto all'Hungaroring dove nel 2001 Michael Schumacher festeggiò matematicamente il titolo mondiale già il 19 agosto. Il livello dei top team si è alzato, è innegabile, eppure la costanza del dominio Mercedes, che il solo Ricciardo è riuscito a spezzare, rende lo spettacolo complessivo di questa stagione meno interessante per chi paga il biglietto e per chi guarda il GP da casa (in Italia, la Rai ha perso un milione di spettatori rispetto al GP di Ungheria dello scorso anno). A fallire, insomma, non sono i motori ibridi o i nuovi telai. Sono le regole artificiose che hanno reso incomprensibile, freddo e distante questo mondo e questo sport, è un modello economico che rinforza le sperequazioni tra le grandi scuderie appoggiate in molti casi alle rendite di posizione, leggi Strategy Group, e le altre compensate meno anche a fronte di prestazioni migliori. E a poco servono le patine in titanio per le scintille finte o le trombette agli scarichi. Con soluzioni così, la Formula 1, concentrata sulla ricerca di nuovi sponsor e nuovi mercati (Messico e Azerbaigian gli ultimi della lista) rischia di ripetere il fallimento per eccellenza, quello della New Coke, la nuova ricetta della Coca Cola lanciata e immediatamente ritirata per il crollo delle vendite. "I soldi e il tempo impiegato nella ricerca" disse allora il presidente Donald Keough, "non potevano rivelare quanto fosse profondo il legame emotivo di tante persone verso la Coca Cola". La Formula 1 farebbe bene a tenerne conto, perché non c'è niente di più triste di uno stadio o di un circuito vuoto.

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