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Ecco gli italiani che musica ascoltano in auto

Ma soprattutto: che incidenza ha l’ascolto della musica sulla frequenza dei sinistri stradali?
A cura di Danilo Massa
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Le auto più moderne hanno integrato i tasti sul volante, ma per la maggior parte delle persone bisogna abbassare lo sguardo e destreggiarsi con una mano a cambiare musica o frequenza. L'autoradio non manca praticamente in nessun abitacolo, benché i costruttori non la inseriscano mai di serie. Si tratta di una di quelle opzioni in cui l'alternativa dell'assenza non è pressoché contemplata. Usiamo la musica per sottrarci dal caos del traffico e sorvolarne i flussi convulsi della città, oppure per accompagnarci in viaggi più o meno lunghi per ammazzare la noia. Nextplora ha condotto per conto di Direct Line un sondaggio sui gusti musicali degli automobilisti, giungendo alla conclusione che 24 milioni di automobilisti (62% degli italiani) usa abitualmente l'autoradio.

Il 39% ascolta musica pop, il 22% il rock, il 9% musica disco e classica, l'8% jazz e blues, il 2% musica italiana e altrettanti non si soffermano su un genere in particolare. Ma l'interrogativo è: ascoltare musica in auto riduce l'attenzione? Sul tema i pareri sono tanti e contrastanti. Non ci sono dubbi circa l'incidenza del volume della musica sulle capacità di guida. Un volume troppo elevato non permette infatti di ascoltare i rumori esterni che forniscono informazioni talvolta cruciali all'automobilista (si pensi all'uso del clacson in caso di pericolo). Stesso discorso vale per la distrazione causata dalla scelta del brano sulla tastiera dell'autoradio, che può essere anch'essa causa di incidenti. I pareri diventano realmente contrastanti nel momento in cui si parla dell'impatto della musica sulla psicologia dell'individuo. Secondo alcuni studiosi, la musica aumenta i battiti cardiaci a seconda del genere, accrescendo l'aggressività nel caso di generi e testi "forti". Secondo la dottoressa Dibben dell'Università di Sheffield (Inghilterra), invece, "Cantare mentre si guida stimola non solo la mente ma anche il corpo che, a sua volta, diventa più vigile e riduce la fatica". In base a questo giudizio, ascoltare musica sarebbe meno pericoloso di conversare, poiché l'ascolto di una persona è più faticoso di quello di una melodia già nota. In questi casi, infatti, più che "ascoltare" si parla di un più semplice e rassicurante "sentire".

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