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Elio De Angelis, il pilota gentiluomo che sfidava i mostri sacri della F1

Il 15 maggio 1986, il circuito francese “Paul Ricard”, fu fatale al pilota romano che nel massimo campionato motoristico del mondo vinse due Gran Premi finendo sul podio 10 volte.
A cura di Matteo Vana
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Elio De Angelis
Elio De Angelis

Un sogno infranto, quello di un giovane pilota e dell'Italia intera che attraverso le sue gesta sperava nell'impresa mondiale. Trenta anni fa ci lasciava Elio De Angelis, uno dei piloti più forti sfornati dalla nostra penisola: era il 15 maggio 1986, le Brabham non andavano granchè la squadra decide di effettuare dei test sulla pista francese "Paul Ricard". De Angelis chiede di partecipare, sarà l'ultima volta che salirà su una monoposto. L'ala posteriore si stacca, la sua auto prende letteralmente il volo e si cappotta più volte. Prost corre per estrarlo dalle fiamme, ma non c'è nulla da fare.

Una carriera interrotta troppo presto

Sono passati trenta anni, ma il ricordo è sempre vivo. Storia di un'Italia che sognava, spinta dalla passione dei suoi alfieri motorizzati: Alboreto e, appunto, De Angelis, il pilota gentiluomo. Una carriera fulminante: esordio nel 1981 in Formula 1, poi il passaggio alla Lotus, una delle squadre più blasonate dell'epoca, con cui correrà per 6 stagioni, arrivando terzo nel Mondiale del 1984. Poi il salto alla Brabham dove ritrovò Riccardo Patrese. Due vittorie – in Austria e nel Gran Premio di San Marino -, 10 podi e 3 pole position: un bel bottino considerando che in pista con lui correvano mostri sacri come Mansell, Prost, Piquet, Rosberg. Anche la Ferrari gli propose di provare una sua vettura, un test per conoscersi meglio chè nella vita non si mai. Non fece in tempo, strappato alla vita troppo presto da un destino beffardo.

L'omaggio di Jean Alesi

De Angelis ha lasciato un segno profondo nell'automobilismo, perfino oltre confine. Jean Alesi, pilota Ferrari per molti anni, fu uno dei suoi più grandi sostenitori. Il caso del francese era un omaggio a quello del romano, con lo stesso disegno laterale ma con l’aggiunta della calotta blu. Un modo come un altro per ricordarlo perché di gentiluomini, nel mondo delle corse, non ce ne sono stati molti. Un motivo in più per non dimenticare Elio De Angelis.

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