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Emergenza smog, Aci: “I problemi non si risolvono bloccando le auto”

Il presidente dell’Automobile Club dopo gli ultimi provvedimenti sulla mobilità privata: “Interventi difformi sul territorio che non servono senza un coordinamento nazionale che va incardinato in quattro i punti: incentivi auto, rottamazione veicoli, più trasporto pubblico e sostegno al car sharing”.
A cura di Valeria Aiello
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Le proposte del Governo per affrontare l’allarme inquinamento che i comuni dovranno adottare in caso di sforamento dei livelli di PM 10 per un periodo più lungo di sette giorni, tra cui la riduzione del limite di velocità a 30 km/h nelle città e a 110 km/h in autostrada, non convince l’Aci che attraverso una nota del presidente Angelo Sticchi Damiani ha commentato l’andamento dello smog urbano in considerazione dei provvedimenti sulla mobilità privata. Il presidente dell’Aci ha sottolineato come risulti evidente che interventi difformi sul territorio non possano essere risolutivi senza identificare un coordinamento nazionale che prenda anche in considerazione il fatto che il parco circolante italiano è tra i più vecchi in Europa.

I dati sulla qualità dell’aria nelle città italiane dimostrano ancora una volta che i problemi non si risolvono bloccando le auto perché ai veicoli è imputabile solo una piccola parte delle emissioni inquinanti – ha dichiarato Sticchi Damiani – Soprattutto in questo regime di emergenza bisogna puntare il dito su altre fonti inquinanti.

In una strategia di lungo periodo è comunque evidente che anche l’automobile può dare il suo contributo se inquadrata in una logica sistemica, oggettiva e senza pregiudizi – ha aggiunto – Ancora una volta risulta evidente che gli interventi difformi sul territorio non servono senza un coordinamento nazionale che per la mobilità va incardinato su quattro punti, anche in considerazione del fatto che il nostro parco circolante è tra i più vecchi in Europa.

Ricetta anti inquinamento in quattro punti

1. incentivare l’acquisto di auto nuove o usate a minore impatto ambientale; 2. favorire la rottamazione dei veicoli vecchi più inquinanti (oggi 1 auto su 4 è pre Euro3), salvaguardando le vere auto d’epoca attraverso una lista chiusa di modelli storici, come quella stilata da Aci; 3. potenziare anche qualitativamente il trasporto pubblico locale; 4. sostenere l’offerta di car sharing non solo a Roma e Milano, ma anche nelle realtà urbane meno estese come Verona, Firenze e Bari dove Aci offre già un servizio di auto condivise, anche elettriche.

A 30 km/h si rischia solo di congestionare il traffico

Guardando al futuro, spiega l’Aci, la linea evolutiva della mobilità punta già oggi sull’elettrico: un orientamento che l’Aci d’Italia presidia da tempo con azioni di sensibilizzazione, come la più recente IoSonoElettrica, sviluppata con Mercedes ed Enel ha attraversato il Paese avvicinando istituzioni e cittadini, ma anche attraverso la formazione, come avviene nei centri Aci di Vallelunga e Lainate-Arese dove sono stati definiti i nuovi protocolli di guida sicura per le auto elettriche, la ricerca per la quale nei prossimi giorni verrà siglato un accordo con il Politecnico di Milano per la mobilità e la sicurezza stradale. e lo sviluppo attraverso iniziative come quella ideata nella città di Roma nel 2007 da ACI Consult, società dell’Automobile Club d’Italia che collabora con i più importanti operatori nazionali nelle attività di progettazione, installazione e manutenzione delle colonnine. Infine sull’ipotesi di ridurre i limiti di velocità di 20 km/h, portando a 30 km/h la velocità massima consentita in città e a 110 km/h quella in autostrada per motivi ambientali, il presidente Sticchi Damiani ha evidenziato come misure di questo genere rischino di trasformarsi in un pericoloso boomerang nei confronti di automobilisti e cittadini.

Lo smog non si riduce bloccando le auto, tantomeno rallentandole. Ogni proposta di questo tipo ci lascia perplessi, anche per la difficoltà di garantire il rispetto della norma e per il rischio di aggravare la congestione urbana. L’unico risultato immediato sarebbe l’aumento delle multe a scapito degli automobilisti: non ne beneficerebbe l’ambiente ma solo le casse dei Comuni”.

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