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Emissioni truccate, si indaga anche su Peugeot-Citroen

Secondo un istituto francese di ricerca e formazione sarebbero cinque i modelli che avrebbero emesso quantitativi di NOx molto superiori rispetto a quanto stabilito dalle norme vigenti. Per questo il Tribunale di Parigi sta indagando su una possibile frode.
A cura di Matteo Vana
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Non sembra voler finire lo scandalo legato alle emissioni truccate: dopo Volkswagen – già condannata negli Stati Uniti e costretta a pagare oltre 23 miliardi di euro tra sanzioni e ritiri dei veicoli – , Nissan, che è stata condannata in Corea del Sud e Fca e Renault, per ora solo accusate, la lista dei possibili costruttori che hanno tentato di eludere i controlli sui gas di scarico si allunga ulteriormente. Il tribunale di Parigi, infatti, sta indagando su una possibile frode emissioni relativa ai motori turbodiesel Euro 5 installati sulle vetture dei marchi Peugeot e Citroen.

Sarebbero cinque i modelli sotto accusa

L'accusa è sempre la stessa: le due case, appartenenti al gruppo PSA, avrebbero usato dei "defeat device" in grado di alterare i valori relativi agli ossidi di azoto. I motori sotto accusa sarebbero dotati di un sistema di ricircolo dei gas di scarico che può ridurre le emissioni di CO2 incrementando l'efficienza su strade extraurbane o autostrade. Secondo  l’Istituto francese di ricerca e formazione Energies Nouvelles, cinque vetture del gruppo, analizzate nel corso del 2016, avrebbero emesso quantitativi di NOx molto superiori rispetto a quanto stabilito dalle norme vigenti durante i test autostradali a motore caldo. Sono proprio questi elementi che potrebbero portare all'apertura di un'inchiesta giudiziaria.

In una nota ufficiale il gruppo francese ha subito preso le distanze dalle accuse dichiarandosi innocente: "Non abbiamo mai adottato software o dispositivi in grado di riconoscere i test e di attivare sistemi di trattamento delle emissioni. Le verifiche condotte da diverse autorità francesi ed europee hanno confermato che i nostri veicoli rispondono a tutti i criteri normativi" si legge nel comunicato. Proprio negli ultimi giorni l'Unione Europea ha diffuso delle linee guida per i Paesi membri, responsabili delle omologazioni, per stanare i dispositivi considerati illegali: saranno considerati a norma solo quelli che arrestano momentaneamente il funzionamento dei sistemi anti inquinamento solo nell'eventualità in cui esista la dimostrazione incontrovertibile che questi ultimi rischino di danneggiare irrimediabilmente il motore.

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