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F1, da Britney Rosberg a Hunt The Shunt: i più o meno noti soprannomi dei piloti

Star del pop, animali ma anche imperatori e professori: tanti i nickname curiosi e non sempre lusinghieri affibbiati ai piloti di Formula 1.
A cura di Valeria Aiello
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Tanti, più o meno noti, i soprannomi dei piloti di Formula 1, affibbiati nel corso degli anni da tifosi e stampa di tutto il mondo ai grandi delle quattro ruote, alcuni per raccontare l’abilità in pista, altri per descrivere curiose somiglianze o la spiccata attitudine a cacciarsi nei guai, altri ancora nati in seguito a curiosi episodi o imprese storiche che hanno fatto la storia del Circus. Più comuni negli anni ‘50 e ‘60, quando assegnare nomignoli era un’usanza molto diffusa, diversi nickname sono diventati pseudonimi inequivocabili a differenza di altri che, per fortuna dello stesso pilota, non hanno attecchito, come nel caso di Nico Rosberg e il suo nomignolo da pop star mal digerito.

Nico Rosberg, Britney
Nico Rosberg, Britney

Nico Rosberg, Britney

Ebbene sì, il campione della Mercedes che ha appeso il casco al chiodo subito dopo aver centrato il suo primo titolo iridato in carriera, si porta dietro un soprannome di cui non tutti sono a conoscenza: per il suo nomignolo Rosberg deve ‘ringraziare’ il suo ex compagno di squadra in Williams, Mark Webber che, sin dal suo esordio in Formula 1, lo soprannomino “Britney” per i lunghi capelli biondi che ricordano la fluente chioma della cantante Britney Spears. Indimenticabile il team radio durante il Gp del Brasile 2006, quando nel comunicare al box che sarebbe rientrato per il pit-stop, Webber informo la squadra che il suo teammate era incappato in un incidente con un memorabile “Britney è a muro”.

Daniel Ricciardo, The Honey Badger
Daniel Ricciardo, The Honey Badger

Daniel Ricciardo, The Honey Badger

In un viaggio a ritroso dalla F1 di oggi alla quella del secolo scorso, troviamo Daniel Ricciardo che vanta due soprannomi, uno più azzeccato dell’altro, entrambi dovuti al suo grande sorriso. Il primo è “The Honey Badger”, il tasso del miele, un mammifero che dietro a simpatiche e innocue sembianze nasconde un’indole particolarmente aggressiva, proprio come l’australiano, sorridente lontano dalle piste ma decisamente irruento una volta al volante. Ad appiopparglielo fu il suo primo personal trainer, Stuart Smith, che attraverso un documentario mostrò l’animale a Ricciardo, prima di allora totalmente ignaro dell’esistenza del piccolo predatore. Sulla stessa lunghezza d’onda, il secondo nomignolo, The Smiling Killer.

Fernando Alonso, il Samurai
Fernando Alonso, il Samurai

Fernando Alonso, il Samurai

Come Ricciardo, anche Alonso ha più di un nickname: in Spagna c’è chi lo chiama “El nano” per via della sua statura, mentre il soprannome “Samurai” deriva dal grande tatuaggio che Fernando ha sulla schiena. Tra gli altri nomignoli che accompagnano l’ex iridato della Renault anche “Magic Alonso”, “Il Principe delle Asturie” ma anche “Teflonso” come chiamato dall’ex pilota e commentatore della BBC Martin Brundle che per la spy story McLaren-Ferrari del 2007 e il crashgate della Renault del 2008 lo avvicinò al teflon, la plastica antiaderente utilizzata per le stoviglie, spesso usata per definire le persone capaci di far scivolare da sé le accuse a lui rivolte, come anche John Ghiotti, il gangster statunitense detto appunto “teflon don”.

Kimi Raikkonen, The Iceman
Kimi Raikkonen, The Iceman

Kimi Raikkonen, The Iceman

Tra i piloti in attività, è probabilmente il soprannome più noto: detto “Iceman” l’uomo di ghiaccio, per personalità imperturbabile e freddezza alla guida, Kimi Raikkonen deve il suo nomignolo a Ron Dennis quando approdò in McLaren, nel 2002, al posto del connazionale Mika Hakkinen. Il soprannome non è mai dispiaciuto al finlandese che oltre a mostrarlo sul suo casco nel 2008, lo ha anche tatuato sul braccio sinistro.

Michael Schumacher, Kaiser Schumi
Michael Schumacher, Kaiser Schumi

Michael Schumacher, Kaiser Schumi

Il suo è il soprannome più noto in assoluto: Kaiser Schumi perché è il pilota più vincente della storia della Formula 1, con sette titoli mondiali, e la sua nazionalità tedesca che gli sono valsi il titolo di “imperatore”: ancora oggi Schumacher è il pilota che detiene gran parte dei record della F1, oltre ai titoli iridati (due con la Benetton, nel 1994 e 1995, e cinque con la Ferrari, nel 2000, 2001, 2002, 2003 e 2004), anche il maggior numero di vittorie (91), pole position (68) e giri veloci (77) e nessuno è riuscito ad eguagliarlo. Dopo una carriera trascorsa a 300 km/h, oggi il grande Michael lotta per tornare a una vita normale dal terribile incidente sugli sci del 29 dicembre 2013.

Ayrton Senna, The Magic
Ayrton Senna, The Magic

Ayrton Senna, the Magic

“Magic” per l’abilità in pista, per le imprese e le vittorie, per il suo inimitabile stile di guida sotto la pioggia. Ayrton Senna Da Silva (Senna era il cognome della madre) era magico, affascinante, inimitabile: era “Simply The Best”, come cantava Tina Turner che gli dedicò la sua hit “The Best” in un concerto a margine del GP d’Australia 1993, per quello che il campione brasiliano rappresentava per la Formula 1, l’automobilismo e il mondo dello sport in generale. Senna è stato ispirazione per moltissimi piloti, anche della MotoGP, come Valentino Rossi, che non era un suo tifoso, ma che ha ben impressa la gara di Donington, Gp d’Europa 1993, quando Senna vinse sotto la pioggia rifilando 1’23’’ a Damon Hill, secondo, e doppiando addirittura Alain Prost, terzo al traguardo.

Alain Prost, il Professore
Alain Prost, il Professore

Alain Prost, il Professore

Era soprannominato “il Professore” per approccio tattico e pignoleria nella messa a punto della monoposto: collaudatore perfetto, capace di sfruttare il suo piede pesante quanto preciso, senza rischiare oltremisura, Alain Prost era, per certi versi, paragonato a Niki Lauda per quella sua freddezza calcolatrice che il quattro volte iridato esaltò nelle rivalità in pista.

Gilles Villeneuve, l'Aviatore
Gilles Villeneuve, l'Aviatore

Gilles Villeneuve, l’Aviatore

Aviatore, perché passava più tempo per aria che in pista: lavoratore instancabile e capace di portare al limite ogni mezzo, Gilles Villeneuve era un pilota ben diverso dal suo predecessore Niki Lauda, da cui ereditò la Ferrari, nel 1977: il soprannome del canadese nacque nel 1978, per i molteplici e spettacolari incidenti che segnarono la sua prima stagione completa in F1. Con lui “si vinceva anche quando si perdeva” disse Enzo Ferrari che sapeva di avere tra le mani un campione che avrebbe dovuto solo trovale la propria strada. La sua prima vittoria arrivò in Canada, sul nuovo cittadino di Montreal, primo dei 6 Gp vinti in carriera che, insieme a svariate prestazioni, sono considerati ancora oggi capolavori assoluti della storia della F1.

NIki Lauda, The Rat
NIki Lauda, The Rat

Niki Lauda, The Rat

Altro soprannome animalesco, non certo lusinghiero, quello affibbiato a Niki Lauda, che fin dall’inizio della sua carriera si guadagnò il nomignolo di “The Rat”, il topo, per l’aspetto del suo volto e i suo denti incisivi, sporgenti come quelli di un roditore. Da “The Rat” sono derivati gli appellativi di “King Rat” e “Super Rat” anche se per molti Niki Lauda resta “Il Computer” per la sua capacità di individuare anche i più piccoli difetti e la minuziosa precisione con cui metteva a punto la monoposto. A supporto di questo soprannome, anche la sua personalità, fredda e imperturbabile, e il suo stile di guida poco divertente ma molto efficace. In carriera, Lauda ha colto tre titoli mondiali, due con la Ferrari (1975 e 1977) e uno con la McLaren (1984), gli ultimi due dopo il terribile incidente del Nurburgring del 1° agosto del 1976.

James Hunt, The Shunt, insieme a sua moglie Suzi
James Hunt, The Shunt, insieme a sua moglie Suzi

James Hunt, The Shunt

Il soprannome “The Shunt”, lo schianto, era arrivato per il suo istinto a rendersi protagonista di spettacolari incidenti: campione del mondo nel 1976, Hunt è noto per essere il pilota più anomalo del Circus, per la sua vita sregolata, per le tante donne oltre alle due mogli, per il vizi del fumo e alcol ben lontani dalla condotta associata ad un pilota di Formula 1. Murray Walker, storico telecronista britannico della F1, lo aveva definito “arrogante, maleducato, scortese e sconsiderato” ma anche “accattivante, divertente e con una personalità scanzonata”.

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