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F1, Felipe Nasr: “Punto in alto, anche a un podio”

Felipe Nasr, brasiliano di famiglia libanese, sarà il primo pilota di origini mediorientali in F1. Dopo l’anno di collaudatore alla Williams, correrà alla Sauber grazie all’appoggio del Banco do Brasil. “Senza sponsor alle spalle, adesso non puoi realizzare il tuo potenziale”.
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Ospita già due gran premi e il parco a tema Ferrari. Dall'anno prossimo il Medio Oriente avrà anche un pilota in griglia. Il brasiliano Felipe Nasr, infatti, ingaggiato dalla Sauber con Marcus Ericsson, ostenta e rivendica le origini libanesi della famiglia. “Porto scritto sul casco il mio nome libanese in arabo” spiegava a The National, “spero di portare più tifosi ad avvicinarsi alla Formula 1”.  I nonni hanno lasciato il Libano solo negli anni Sessanta, si è imbarcato su una nave che in tre mesi è arrivata in Brasile per iniziare una nuova vita, e nonna Bitar continua a preparare le ricette tipiche per i grandi pranzi familiari del sabato. La famiglia Nasr si è stabilita a Anapolis, vicino Brasilia. Il padre si appassiona allo sport, e alle corse in particolare, eventualità tutt'altro che insolita nei gloriosi anni '70 e '80 della Formula 1 verdeoro, l'epoca di Emerson Fittipaldi, Nelson Piquet e poi di Ayrton Senna.

"Podio, perché no?" – Nell'anno trascorso da collaudatore alla Williams, ha confermato il connazionale Massa, “ha dimostrato grande voglia di imparare. Adesso sapremo capiremo quanto vale”. Di sicuro, l'ambizione non gli manca. “So che avrò molto lavoro da fare, ma voglio ottenere risultati: dei piazzamenti a punti, ma anche un podio, perché no?”. Felipe guarda, ma non pensa di diventare pilota almeno fino ai 7 anni. Prima sogna di fare il calciatore, il poliziotto o il pompiere, in quest'ordine. “Poi ho guidato un kart per la prima volta e quella corsa mi ha aperto gli occhi”.

Gli inizi – Dopo gli anni sui kart, nel 2008 inizia con la Formula BMW America, per poi passare alla serie del Pacifico e a quella europea del campionato monomarca della casa di Stoccarda. È un progredire costante il suo. In Formula 3 britannica, con il team di Kimi Raikkonen e del suo manager Steve Robertson, chiude quinto, preludio al titolo dell'anno successivo con il team Carlin Motorsport. Poi la GP2 nel 2012: decimo posto alla prima stagione, quarto l'anno scorso e terzo quest'anno.

Gli sponsor – Ha avuto due grandi sponsor, Felipe. Da una parte lo zio Amir, proprietario di uno dei team di maggior successo della Formula 3 sudamericana, da cui sono passati tra gli altri Hélio Castroneves, Antônio Pizzonia, Bruno Junqueira e Cristiano da Matta. L'altro è il Banco do Brasil, partner che ha di fatto convinto la team principal Monisha Kaltenborn a metterlo sotto contratto prima che l'accordo con Sutil arrivasse alla scadenza naturale. “Il Banco do Brasil mi sostiene da diverso tempo” ha detto nell'intervista pubblicata sul sito della Formula 1, “e penso sia naturale arrivare insieme in F1. È una grande occasione anche per loro per far conoscere la banca a livello internazionale. Non lo nego, oggi avere sponsor è fondamentale, il talento non basta. Senza talento non vai da nessuna parte, chiaro, ma solo se hai sponsor alle spalle puoi davvero realizzare il tuo potenziale”.

Pronto al grande salto – Mi sarebbe piaciuto restare ancora alla Williams” aggiunge, ma sarebbe rimasto come tester, bloccato da Massa, che ha un contratto triennale, e da Bottas, rivelazione del 2014 con Dani Ricciardo, gestito da Toto Wolff e già da tutti indicato come prossimo pilota Mercedes appena uno fra Hamilton e Rosberg dovesse liberare un posto. Il team principal delle Frecce d'Argento mantiene un forte legame con la Williams, di cui deteneva una percentuale di quote che ha finito di vendere a giugno. Un rapporto professionale e insieme familiare, che si è fatto più stretto con la promozione della moglie Susie da pilota di sviluppo a test driver ufficiale al posto proprio di Nasr, pronto al grande salto. “Il piano è quello di fare belle gare in Formula 1” ha spiegato. “Ho fatto il primo passo, ora ho due anni in Sauber per imparare e fare del mio meglio. Ma un’altra cosa è avere successo in Formula 1, ed è un passo a cui guardo per il mio futuro. Naturalmente ho ancora molto da imparare, ma mi sento pronto dopo un anno con la Williams”.

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