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F1, Hamilton come Senna: quando vincere non basta per essere campioni del mondo

L’inglese è il pilota più vincente della stagione 2016, ma deve accontentarsi della piazza d’onore: stesso destino del brasiliano che, nel 1989, arrivò dietro al compagno di squadra Alain Prost nonostante avesse vinto due gare in più del rivale.
A cura di Matteo Vana
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Lewis Hamilton dopo la vittoria ad Abu Dhabi - Getty Images
Lewis Hamilton dopo la vittoria ad Abu Dhabi – Getty Images

Non ce l'ha fatta Lewis Hamilton, la rimonta messa in atto dal campione del mondo in carica non è servita a salvare la corona. I sogni di gloria erano sfumati in Malesia quando il propulsore della sua Mercedes aveva deciso di abbandonarlo sul più bello, proprio mentre l'inglese sembrava avviato verso la sua quarta planata iridata. Il poker calato all'ultima mano, quella decisiva, non è servito, così come il trenino degli ultimi giri: Rosberg, con il secondo posto di Abu Dhabi, si era già assicurato la scala reale che lo ha portato al suo primo trionfo mondiale.

Solo Schumacher e Vettel meglio di lui

Una beffa in piena regola per il pilota britannico che, grazie alla vittoria sulla pista di Yas Marina, è diventato il pilota con più vittorie della stagione 2016. Sono 10 le affermazioni di Hamilton che replica quanto fatto la scorsa stagione: ma se nel 2015 la doppia cifra aveva consentito al britannico di laurearsi campione del mondo, stavolta è stato il compagno di squadra ad essere portato in trionfo nonostante i Gran Premi che lo hanno visto salire sul gradino più alto del podio siano "solo" 9. Oltre al danno, la beffa: mai, infatti, era successo che un pilota in doppia cifra non riuscisse a portare a casa il titolo. Nel 2013 Vettel ne fece registrare 13 laureandosi campione per l'ultima volta, la quarta in carriera, stesso risultato che portò Michael Schumacher al trionfo nella stagione 2004. Nel 2002, invece, ne bastarono 11 al sette volte campione del mondo per mettersi tutti alle spalle, risultato eguagliato dal ferrarista, all'epoca in Red Bull, per conquistare il suo secondo titolo iridato.

Quel destino in comune con Ayrton Senna

Una caso unico nella storia della Formula 1, mai un pilota che aveva vinto così tanto si era dovuto accontentare della seconda piazza. L'inglese, però, condivide il destino con un altro grande del passato: Ayrton Senna. Il brasiliano, laureatosi campione del mondo, nel 1989 si trovò a giocarsi il titolo mondiale con Alain Prost, suo compagno di squadra in McLaren. Le analogie tra i due, però, non finiscono qui. Senna in quella stagione portò a casa ben 6 vittorie contro le 4 del rivale, ma complici i ritiri e la squalifica nel Gp del Giappone, il titolo andò a Prost. La storia, però, potrebbe aiutare Hamilton: dopo quell'episodio il brasiliano tornò a vincere il titolo sia nel campionato del 1990 che in quello successiva.

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