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F1: la Ferrari e il vento del cambiamento

La Ferrari non vinceva da Barcellona 2013. Allora vinse Alonso, con Vettel quinto e tradito dalle gomme. Hamilton chiuse dodicesimo e addirittura doppiato. Da allora, le gerarchie della Formula 1 sono completamente cambiate.
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Ha aspettato la prima di Alonso in McLaren per celebrare la prima vittoria in Ferrari, la prima in carriera da Interlagos 2013. Vicini e lontanissimi, Vettel e Alonso, due opposti che si attraggono e si respingono. Lontani quanto la penultima fila dalla prima, quanto un ritiro da un primo posto, vicini nella successione e nell'elenco delle 222 vittorie del Cavallino. L'ultima, prima del trionfo di Sepang, l'aveva firmata l'asturiano, proprio a Barcellona. Tre indizi che fanno una prova, che aggiungono un retrogusto di fatalismo, l'impressione di un destino già scritto al trionfo di Vettel, a una giornata particolare che porta il tedesco nella scia di Senna e Schumacher, gli unici che come lui hanno percorso in testa a un GP più di 13 mila chilometri.

Alonso ieri e oggi – Alonso, che non partiva così indietro in un gran premio dai tempi dei suoi esordi in Minardi, sembra già ai minimi storici con Ron Dennis. Dopo il gelo e l'addio per la Spy Story del 2007, l'incidente del Montmelò ha ancora troppe versioni, troppi colpevoli, dunque nessun colpevole. Alonso scarica sulla macchina, anche perché, per i più maliziosi, solo così riceverebbe il sostanzioso bonifico dell'assicurazione. La McLaren scarica la colpa sul pilota, l'ospedale non fa mai un chiaro riferimento a un malore, che avrebbe messo a rischio la stessa carriera dell'asturiano, e la Honda che prova a sistemare la faccenda per il bene di tutti. E chissà se, dopo il ritiro che chiude un secondo weekend di sofferenza, Alonso non stia già rimpiangendo i tempi in cui ancora lottava comunque per le posizioni a punti, in cui partiva nelle prime file e magari vinceva pure. Tempi vicini, son passati solo due anni in fondo, che però sembrano lontanissimi come solo certe rimembranze leopardiane.

Il trionfo di Barcellona – Non c'era nessuna paura di guardare, nessun'assenza di coraggio in quella domenica di maggio del 2013, a Barcellona. A sette anni dalla sua prima vittoria in Catalunya, dopo un sabato di qualifiche piuttosto opaco (e non sarà l'ultimo, per l'asturiano e la Ferrari tutta), in un weekend adombrato dall'aggressione a un fotografo che l'aveva fotografato fuori dall'hotel con la fidanzata, Alonso ha deciso la gara in partenza. Davanti a 95 mila spettatori carichi di aspettative, Alonso esce indenne alla prima variante e attacca subito. Passa all'esterno Raikkonen con una mossa spettacolare, punta e supera Hamilton per mostrare subito le sue intenzioni. Alla prima delle quattro soste, l'ultima è un fuori programma per una foratura, si mette dietro Vettel, solo quinto e in crisi con le gomme (come si cambia…), e si sbarazza di Rosberg.

Il resto è un gioco da ragazzi, è la storia di una vittoria fin troppo facile, di quello che resterà, parola dello stesso Alonso alla cena di Natale del Cavallino, il momento più bello del suo 2013. Una giornata di festa chiusa con la telefonata di Montezemolo a Domenicali per festeggiare anche il terzo posto di Massa, penalizzato e costretto a partire nono. Tra le due Ferrari si piazza Raikkonen, unico capace di contrastare le rosse anche grazie alla stessa ottima gestione delle gomme che faceva grande la E21 di Allison e che oggi fa la differenza, con la stessa regia, in casa Ferrari.

Rosso Ferrari – Un po' come a Sepang, quantomeno nella sostanza, due anni fa a Barcellona le Mercedes si ritrovano nel ruolo degli sconfitti. La forma, però, non coincide. A Sepang, le Frecce d'Argento salvano comunque il 21mo podio consecutivo. Due anni fa, l'esagerata usura delle gomme non bastava a spiegare come mai, partendo dalla prima fila, Rosberg abbia chiuso solo settimo e Hamilton addirittura dodicesimo e doppiato. Il vento del cambiamento, in due anni, ha spazzato via le certezze e stravolto le gerarchie. Ora in quel vento si odono parole nuove, che a Maranello parlano di rivincita e di rinascita. E i giardini di marzo della F1 si vestono di nuovi colori. Si vestono del rosso Ferrari.

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