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F1, niente Gp a Bangkok. “No a corse sui circuiti cittadini”

Le autorità fanno retromarcia dopo le proteste. Lo stop dal 2015.
A cura di Giuseppe Cozzolino
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Cancellato il GP di Bangkok, che avrebbe dovuto fare il suo esordio a partire dal Mondiale 2015: le autorità locali hanno imposto l'alt al passaggio nel centro cittadino, a causa della presenza dei templi buddisti e di altri importanti luoghi d'arte. Non si esclude, tuttavia, che la Thailandia possa avere comunque un altro circuito su cui gareggiare tra due anni, soprattutto considerando il forte aumento di popolarità della F1 nel paese asiatico.

Percorso GP di Bangkok
Percorso GP di Bangkok

E dire che appena poche settimane fa, l'annuncio di Kanokphand Chulakasem, Governatore della Sports Authority of Thailand, sembrava aver già indicato, in tutti i sensi, la strada: tribuna da 150mila posti, con partenza e arrivo dal Royal Dock Yard (l'antico porto coloniale inglese), e l'attraversamento di luoghi imponenti e suggestivi come il Palazzo Reale, il Tempio dell'Alba, il Monumento della Vittoria e perfino il fiume Chao Phraya. Il tutto per 5,995 chilometri di circuito cittadino. Ma dalle zone dell’isola di Rattanakosin e nelle aree di Phrang Phutorn, quartieri storici della capitale, si è levata rapidamente la protesta. Anche perché, avevano fanno notare i residenti, una vettura che finisse fuori pista potrebbe danneggiare in modo irreparabile monumenti dal valore inestimabile.

Le proteste portarono, già il 16 maggio di quest'anno, all'approvazione di una legge che vietasse le corse automobilistiche nei quartieri centrali di Bangkok, in quanto zone “di altissimo interesse artistico e culturale”. Legge firmata Kriangphon Pattanarat, il direttore generale del dipartimento di Urbanistica di Bangkok. Ma in molti speravano che, con le dovute tutele, si giungesse ad un punto di incontro che permettesse lo svolgersi delle gare. Poi, nella giornata di oggi, il no definitivo delle autorità thailandesi. Resta da vedere se si riuscirà a trovare un circuito alternativo o se la Thailandia dovrà rinunciare ad un proprio gran premio. Due anni, del resto, passano in fretta.

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