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Ferrari 2015: basterà Vettel a invertire la rotta?

Sebastian Vettel sa tirare fuori il meglio dalle risorse a disposizione. Saprà adattarsi in fretta alla SF15T? E la Ferrari saprà adattare la macchina allo stile di Kimi Raikkonen?
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Vettel è meglio di Alonso? È lui l'uomo giusto per risollevare il Cavallino dopo la meno rampante delle stagioni, la prima senza vittorie dal 1993? Il più giovane di sempre ad aver vinto quattro titoli mondiali può essere l'uomo giusto per una Ferrari che deve ripartire da zero. Un campione in cerca di riscatto per una macchina che sta avviando la sua rivoluzione.

Vettel come Schumi? – John Surtees, campione del mondo 1964, è convinto che questa possa essere una combinazione vincente. “È un grande appassionato, ma l'anno scorso gli mancava qualcosa – ha detto alla Reuters -, non c'era la scintilla. Ma è quello di cui ha bisogno la Ferrari. Entrambi devono ritrovarsi a vicenda e questo crea una buona combinazione”. Quando il 1 febbraio darà il via ai test invernali, diventerà il quinto tedesco ad aver guidato una Ferrari. Prima di Vettel e Schumacher, Wolfgang Von Trips, rimasto ucciso in un incidente a Monza nel 1961 insieme a 14 spettatori mentre inseguiva il Mondiale, ha chiuso con due vittorie in 25 GP. Hanno attraversato come meteore la storia del Cavallino, invece, Kurt Adolff, che ha corso il Gran Premio di Germania 1953 su una 166 della Ecurie Espadon (e fu costretto al ritiro) e Hans Stuck padre, che ha mancato la qualificazione al Gran Premio d’Italia del 1952 su una 212 della stessa scuderia.

Uomo squadra – Dalla sua, Vettel ha il pregio di essere cresciuto con il poster di Michael Schumacher in cameretta, di aver sognato la Ferrari da sempre e di essere un grande uomo squadra. E questo dopo le frizioni con un campione spigoloso come Alonso non può che far bene. Il tedesco, il quinto pilota nella storia che arriva a Maranello con almeno un titolo mondiale già alle spalle dopo lo stesso Schumi, Juan Manuel Fangio, Fernando Alonso e Alain Prost, è un campione meno egocentrico dell'asturiano, che ha sempre saputo accettare le critiche senza delegare le colpe al team e condiviso i meriti dei successi. Qualità che gli riconosce anche chi l'ha conosciuto meglio nell'ultima stagione, Dani Ricciardo. “Seb è spietato ma leale. È serio, ma ti guarda negli occhi quando ti dice che ha bisogno di te. Così si guadagna il rispetto del team. Poi, non si riposa mai”.

Stile di guida – Il quattro volte campione del mondo porta, parola di Arrivabene, “esperienza, entusiasmo e voglia di lavorare insieme”. Qualità che ricordano gli atout dell'era-Schumaher, che non a caso vedeva nel giovane Vettel l'unico in grado di raggiungere i suoi stessi traguardi. Tra i due c'è un'affinità elettiva, che prescinde dalla vicinanza geografica, che coinvolge lo stile di vita, di guida, e quel certo modo di non sembrare che potrebbe rivitalizzare i tifosi della Rossa e gli ascolti della Formula 1 in tv, scesi dai 4,1 milioni del 2013 ai 3,8 del 2014, un'audience praticamente dimezzata dal 2012. La forza di Vettel, spiegava il suo primo responsabile tecnico ai tempi della Toro Rosso, è la stessa di Schumacher, “usa i freni come nessun altro”. E come tutti i campioni del mondo, è fantastico nel tirare fuori il meglio dalle risorse a disposizione.

I critici – È singolare, peraltro, che le critiche mosse a Vettel da chi ritiene non sia all'altezza di Alonso muovano praticamente dalle stesse premesse. È vero, dicono, che sa tirare fuori il meglio delle risorse, è vero che è spesso più costante in gara rispetto alle qualifiche, mentre nell'ultimo anno l'asturiano ha perso qualche posizione di troppo. Ma si fa trascinare dalla macchina, che non trascina macchina. Guida quel che gli si mette a disposizione, non ne determina lo sviluppo. È meno “meccanico” di Lauda, di Schumacher, dello stesso Ricciardo. E a proposito dei freni, è proprio il sistema brake-by-wire che l'ha messo più in difficoltà l'anno scorso perché, come ha sottolineato Chris Horner alla BBC, “gli ha tolto le sensazioni cui era abituato in frenata”. E Seb non si è mai adattato fino in fondo allo stile di guida che la nuova tecnologia, e il minor carico aerodinamico al posteriore, avrebbe richiesto. È questa la grande incognita: in Ferrari saprà adattarsi a una macchina tutta nuova in un tempo molto più breve?

Raikkonen – Per Kimi Raikkonen, come l'anno scorso, la domanda è opposta e speculare: riuscirà la Ferrari in un tempo molto più breve a dargli una macchina che si adatti al suo stile? Perché se vuoi il massimo da Iceman, devi dargli l'auto giusta. Il finlandese ha sofferto molto più di Alonso i problemi aerodinamici della F14T, ha bisogno di una vettura con la parte anteriore che morda l’asfalto. E non ha intenzione di cambiare modo di guidare. “Questa strategia non risolverebbe il problema, perché non mi aiuterebbe ad andare più veloce” ha detto. “Il problema non è il modo in cui guido io, ma l’impostazione della monoposto. Solo se la renderemo più efficace e più allineata alle mie inclinazioni i risultati che raccoglierò in pista saranno migliori. Posso fare degli adattamenti ma spero che si risolva il problema sul piano principale. Ho corso in Formula 1 per tanto tempo, il mio approccio, che non cambierà mai”.

I piloti di riserva – Con la Red Revolution, la rivoluzione griffata Marchionne che ha coinvolto l'intera gestione sportiva, cambiano anche i piloti di riserva. Jean-Eric Vergne guiderà lo sviluppo al simulatore, una mossa preparata dall'arrivo di ingegneri inglesi dal gruppo Red Bull. Più articolata la strada che possa al messicano Esteban Gutierrez che dopo due anni alla Sauber, motorizzata Ferrari, sarà il terzo pilota del Cavallino. Una mossa che, nell'anno in cui torna in calendario un GP all'Autodromo Hermanos Rodriguez dove Schumacher ha colto il primo podio in carriera, riporta un pilota messicano in Rosso dopo i fratelli Ricardo e Pedro Rodriguez che hanno gareggiato in complesso per 13 volte con la Ferrari tra il '61 e il '69. È una mossa sinergica che Arrivabene, esperto di marketing, ha studiato bene. Perché Gutierrez si trascina la sponsorizzazione di America Movil di Carlos Slim, il quarto operatore telefonico più grande del mondo, che ha da poco rilevato il 16,8% delle quote del New York Times. E Raffaele Marciello, che è giovane, italiano, della Ferrari Academy, ma non ha sponsor miliardari alle spalle, deve ancora accontentarsi di sognare il titolo in GP2, stavolta con la Dallara del team Trident.

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