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Ferrari F1 Clienti: sognando Schumacher

I clienti storici della Ferrari e i provati collezionisti possono acquistare le Rosse che hanno corso in Formula 1. I modelli su cui hanno sfrecciato Lauda e Prost, Alboreto e Schumacher. E possono anche correre su quelle monoposto sui più famosi circuiti del Mondiale.
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Se fossero previsti dei veri Gran Premi, i piloti delle Ferrari F1 "Clienti" dovrebbero affrontare le pre-qualifiche, tanto è elevato il numero degli appassionati che ha realizzato un sogno: acquistare e guidare, liberi da ogni problema organizzativo, la Rossa che fu di Lauda, di Prost, di Alboreto, di Schumacher. È il fascino senza tempo del Cavallino, quel simbolo trasformato in leggenda da un visionario che ha costruito un mito senza quasi mai muoversi di casa, da quel giovane che, come disse una volta Enzo Biagi, “aveva sognato di diventare Ferrari e lo è diventato”.

Il cavallino – Per realizzare quel sogno, Enzo Ferrari ha scelto l'insegna del reggimento Piemonte reale, da cui era uscito il capitano Federigo Caprilli, il primo uomo a far saltare un cavallo, Melope, oltre i due metri. Il motto sotto il cavallino rampante recita Venustus et audax, bello e audace. Bello e audace come l'eroe Francesco Baracca che, senza spiegare bene perché, lo dipinge sul suo aereo dopo averne abbattuti cinque nel novembre 1916: è l'eroe della 91ma squadriglia, l'asso degli assi tra i cavalieri dell'aria, i Ruffo di Calabria, i Piccio, i Ranza e gli altri. È il più grande pilota da guerra che ci sia mai stato, morirà abbattuto forse da un cecchino sul Montello il 19 giugno 1918. Cinque anni dopo, il 17 giugno 1923, Enzo Ferrari vince il primo circuito del Savio. Allora era ancora solo un venditore di Alfa Romeo e tra i suoi clienti c'era Emilio Baracca, il padre di Francesco. Pochi giorni dopo la contessa Paolina, sua moglie, gli consegna il cavallino del figlio: «Caro Ferrari, lo metta sulle sue macchine da corsa. Le porterà fortuna».

Clienti speciali – La Ferrari è l'unica scuderia ad essere stata presente a tutte le edizioni del Mondiale. Ogni monoposto, ogni vettura, ogni modello, trasuda storia e passione, cura dei dettagli e la musica inconfondibile dei motori di Maranello. Ognuno di questi gioielli, due anni dopo la “pensione” dalle corse, ritorna in vita. Perché chi ha i mezzi finanziari, e di conseguenza abbastanza spazio in casa, chi non sa che farsene di occhi e di auto normali, può acquistare una delle Ferrari che hanno fatto impazzire i tifosi di tutto il mondo. Per facilitare la manutenzione e la gestione della vettura, la Ferrari ha creato un' apposita organizzazione, la F1 clienti, e per i modelli più vecchi, quelli degli anni '70 o degli anni '80, ha richiamato i meccanici di allora, che adesso mettono la stessa professionalità al servizio di appassionati e collezionisti. Non basta avere tanti soldi, però, per poter entrare nell'élite dei possessori di una Ferrari da F1. Bisogna essere clienti classici della Rossa o provati collezionisti, come Frank Williams, che ha nel suo museo la Ferrari di Prost, telaio numero 100, o Walter Burani, che possiede l'unico esemplare mai prodotto della “spazzaneve” disegnata da Mauro Forghieri nel 1972. Dal 1970 al 2004, scriveva il Corriere della Sera, sono state messe in circolazione 160 modelli di Ferrari da Formula 1. I meccanici hanno anche la possibilità di recuperare auto non complete e integrarle, con un lavoro che può richiedere anche più di sei mesi. Allora, aggiungeva il Corriere della Sera, entrare nell'élite costava un milione di euro. Adesso i prezzi sono più “abbordabili”, si fa per dire. Il 6 febbraio, all'asta parigina “Les Grandes Marques du Monde au Grand Palais” organizzata da Bonhams, è stata battuta la 126 C4 guidata da Alboreto nel 1984, evoluzione della 126 CK, C2 e C3, con il caratteristico abitacolo spostato in avanti e la carenatura più bassa che lascia scoperta buona parte del propulsore. Il giorno dopo, sempre a Parigi, Artcurial Motorcars ha battuto nell'ambito di Retromobile la monoposto dal telaio 086, che fa parte della serie 126/85 presentata personalmente da Enzo Ferrari il 16 febbraio di 29 anni fa, due giorni prima del suo ottantasettesimo compleanno. Avrebbe dovuto chiamarsi 126 C5 ma le modifiche volute da Harvey Postlethwaite (il tecnico britannico che aveva affiancato Mauro Forghieri) erano state così radicali da spingere la Ferrari ad avviare una nuova denominazione. Quella messa all'asta a Parigi è quella guidata da Stefan Johansson, arrivato a Maranello dopo il divorzio con René Arnoux, all'European Grand Prix di Brands Hatch: base d'asta stimata tra i 500 e i 550mila euro.

Le corse – Per i membri di questo club c'è anche un campionato, il mondiale clienti. Le vecchie Ferrari tornano a sfrecciare su circuiti simbolo del Mondiale, da Spa a Laguna Seca. I motori sono limitati a 17 mila giri, le gomme sono quelle usate in GP2. Ma l'emozione è sempre la stessa, per chi si sfreccia a 300 all'ora per la prima volta e per chi invece pilota è già stato. Come il messicano Adrian Fernandez, che è stato vice campione del mondo in Champ Car e ha chiuso al terzo posto nella GTE Pro-Class alla 24 Ore di Le Mans del 2012 con il suo Aston Martin Racing Team. Per lui le corse non sono una novità. È stato anche lui nella recente tappa del Mugello della Formula clienti. Per i primi cinque giri, ha detto, “ogni volta che mi siedo su una vecchia Ferrari da F1 la sensazione è sempre la stessa: wow”. Il senso di un mito eterno in appena tre lettere.

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