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Ferrari, la sentenza di Singapore: se ti fai male da solo non meriti il Mondiale

Vettel ha gettato via 38 punti fra Baku e Singapore. A Marina Bay copre Verstappen, ma sarebbe bastato arrivare alla prima curva davanti a Hamilton. Raikkonen si infila da pilota, e non da scudiero.
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Il cavallino di Maranello è sempre più mancante. Se al presidente Marchionne "giravano" dopo Monza, dopo la notte di Singapore, che è la notte della Ferrari e un sipario forse definitivo sul Mondiale, lo scenario non può che peggiorare. I 28 punti di distacco di Vettel da Hamilton sono troppi. Anche perché il britannico, adesso che è in fiducia, in uno stato di grazia completo e baciato anche da una buona sorte che però va sempre meritata, non sbaglia praticamente mai. E poi, se lo strike te lo fai in casa, e distruggi uno splendido lavoro di squadra per arrivare alla pole, nel giorno della seconda peggior qualifica in stagione del tuo miglior rivale, qualcosa non funziona.

Tante responsabilità, nessuna colpa

I tifosi si sono da subito scatenati. E' colpa di Raikkonen, no è colpa di Vettel, no è Verstappen che ce l'ha con la Ferrari. I commissari hanno preso l'unica decisione possibile, e le colpe non le hanno assegnate a nessuno. E' un incidente di gara, succede, nessuna scorrettezza. Solo un mix di coincidenze che nascono da un incastro di psicologie, dalla voglia di affermazione, dall'importanza dell'occasione e dal desiderio bruciante di stare davanti alla Red Bull alla prima curva, dove si decide la gara di Marina Bay.

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Verstappen è pilota vero, aggressivo, e se vede uno spazio lo sfrutta, e certo non si può pensare che nella bagarre, a quel punto, inchiodasse a rischio di essere speronato da dietro. Verstappen fa quello che deve, sa che ha una macchina migliore nel comportamento in curva sul toboga di Singapore, e lui come Raikkonen e Vettel è lì per arrivare davanti alla prima curva. L'aveva anche detto chiaramente di voler osare in partenza.

Il "Cavallino cucito sul cuore"

"E' semplicemente più difficile ma non è finita. Tutti noi, sia in pista che a Maranello, abbiamo questo cavallino cucito sul cuore e promettiamo di lottare fino all'ultima gara e fino all'ultima curva del campionato" ha detto Arrivabene. Ed è proprio quel cavallino cucito sul cuore a pesare. E' insieme effetto e causa, primo motore dell'imbuto che fa deflagrare la stagione della Rossa.

Seb lo sente che ha la grande occasione. Il circuito stretto è una "pista Ferrari", la pioggia lo aiuterebbe, la cornice è perfetta. Però non punta la curva, si allarga, punta Verstappen, che pure non è il rivale per il Mondiale. Pattina un po', e questo lo porta a sacrificare ogni lucido e lecito piano B. Va solo a coprire Verstappen, ha in mente solo il primo posto alla prima curva che vede in pericolo per lo scatto dell'olandese volante.

Vettel, mancano 38 punti fra Baku e Singapore

Eppure, quando sei in difficoltà, una partenza così incauta è sempre un rischio eccessivo, anche perché rischia di andare quasi addosso all'olandese, e senza considerare lo spunto di Raikkonen. Dunque, fra Baku e Singapore soltanto, Vettel ha perso 38 punti che ora gli permetterebbero di essere l'inseguito, e non l'inseguitore arrabbiato. E questo senso di minorità lo può imputare solo a se stesso.

Raikkonen è partito anche fin troppo bene, poi si può discutere se fosse la cosa giusta da fare incastrarsi all'esterno fra la Red Bull e il muretto. Iceman si ritrova in mezzo al guado, fra l'indole che lo spinge ad andare, a vivere e morire per ogni singolo centimetro di pista, e il compito, non esplicito forse, ma sostanziale sì, di fare da scudiero a Vettel. Ma se ordine di scuderia non c'è, Raikkonen fa quello che ogni pilota dovrebbe fare. Cercare di guadagnare spazio e posizioni, prendersi un posto al sole, contratto rinnovato o no.

Perché marcare Verstappen?

E si torna a Vettel: deve marcare Verstappen o fare la gara su Hamilton? Per pensare alla doppietta, al di là di come sia andata la carambola, al vantaggio sul breve periodo della prima opzione si sarebbe potuto, forse dovuto, preferire la considerazione di lungo periodo, in ottica Mondiale. Hanno cercato troppo, Vettel e Raikkonen, non hanno stretto nulla se non Verstappen, che di danni ne ha fatti tanti in stagione ma stavolta responsabilità non ne ha.

“Non capisco Sebastian" ha detto l'olandese. "E' in lotta per il mondiale ed avrebbe potuto perdere una o due posizioni, mentre adesso ha avuto un risultato disastroso. Io volevo lottare per la vittoria e lui sarebbe rimasto davanti a Lewis. Credo che abbia commesso un errore in ottica campionato, ma sono contento che ci siamo ritirati tutti e tre e non solo io”. E l'analisi stavolta è più che condivisibile.

A rischio anche la power unit

Ora il rischio per la Ferrari è anche aver danneggiato la power unit 3, vista la rottura del radiatore. Fra due settimane debutta la quarta e ultima specifica, in Malesia, ma certo non sarà facile completare sei gran premi con una sola unità sarà difficile. Inseguire questo Hamilton anche con le possibili zavorre delle penalizzazioni che potrebbero arrivare nel finale di stagione rende ancora più nera la notte di Singapore. La notte del cavallino mancante.

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