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Fiat nel mirino dell’Antitrust europeo: “Aiuti di stato illegali”

Dopo il caso Apple e l’accordo con le autorità irlandesi, anche per Fiat Finance and Trade aiuti di stato lesivi della concorrenza con le autorità fiscali del Lussemburgo.
A cura di Valeria Aiello
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Norme fiscali “ad hoc”: è questa la conclusione preliminare della Commissione europea sul caso dell’intesa tra le autorità fiscali del Lussemburgo e Fiat Finance and Trade (Fcf), la controllata di Fiat che fornisce servizi di tesoreria e finanziamento alle imprese del gruppo Europa, Italia esclusa. Nel mirino di Bruxelles, dopo le ipotesi di accordi siglati tra Dublino e Apple nel 1991 e 2007, le intese tra Fcf e Lussemburgo, accusato di aver favorito la società del Lingotto in materia di tassazione. Le indagini annunciate prima dell’estate, trovano oggi conferma nella lettera indirizzata al governo del Lussemburgo, risalente al giugno scorso, e resa pubblica oggi: l’accusa riguarda un “accordo preliminare sui prezzi” che rappresenta un aiuto di Stato lesivo della concorrenza, un vantaggio annuale che si perpetua (riguarda gli anni dal 2012 al 2016) ed è “selettivo”. Oltre alle inchieste su Apple e Fiat, a breve verranno rese note anche le conclusioni dell’indagine antitrust tra i rapporti tra Starbucks e Olanda.

L’indagine su Apple

L’indagine sul caso Apple ipotizza che gli accordi siglati con l’Irlanda dalla società americana risalenti a oltre una decina di anni fa (nel 1991 e nel 2007) avrebbero permesso risparmi fiscali per miliardi di dollari, andando così ad avvantaggiare il gruppo a discapito dei concorrenti che non avrebbero avuto tale possibilità. Per il colosso di Cupertino potrebbe arrivare, se le indagini si concluderanno con la condanna dell’Irlanda, una maximulta di miliardi di euro. Le indagini datate 11 giugno sono pubblicate su sito della DG concorrenza della Commissione.

Il caso Fiat

Nel mirino della Commissione europea le intese anticipate tra Fiat Finance and Trade e le autorità del Lussemburgo in materia di fissazione dei prezzi di trasferimento per le transazioni all’interno del gruppo ai fini dell’imposizione fiscale che vanno ad influenzare la ripartizione del reddito imponibile tra le filiali stabilite in diversi paesi. Nella lettera indirizzata al governo del Lussemburgo il braccio esecutivo dell’Ue giunge alla conclusione preliminare che l’accordo fiscale si configura in un aiuto di stato lesivo della concorrenza, trattandosi di una determinazione a priori dei prezzi di trasferimento di beni e servizi all’intragruppo, sollevando dubbi sulla conformità del contratto al diritto comunitario. Allo stato attuale la Commissione non dispone di alcun elemento che indichi che la misura possa essere considerata compatibile con il mercato interno. In tal senso, ha ordinato al Lussemburgo di fornire la documentazione necessaria a consentire ai funzionari di avere un quadro più esaustivo sul caso entro un mese. L'Antitrust ha inoltre indicato di non potersi pronunciare sui tempi e sul contenuto della decisione finale.

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