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Forghieri, l’uomo di Enzo Ferrari compie 80 anni

A 27 anni, fresco di laurea, Enzo Ferrari gli affidò il reparto corse. Mauro ha vinto 17 titoli mondiali tra Formula 1 e Sport Prototipi, piloti e costruttori.
A cura di Vito Lamorte
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La colonna portante del reparto corse della Ferrari compie 80 anni. Mauro Forghieri ha conquistato 17 Mondiali tra Formula 1 e Sport Prototipi, piloti e costruttori. Nessun tecnico del Cavallino Rampante ha vinto quanto lui e nel panorama mondiale Forghieri rappresenta un talento che il mondo ci ha sempre invidiato. Ha lavorato spalla a spalla con Enzo Ferrari, che gli affidò il reparto corse a 27 anni, fresco di laurea; e i due erano in stretto legame: Ferrari accettava la vasta competenza di Forghieri e l’ingegnere acconsentiva che l’ultima parola fosse del suo datore di lavoro. Un coppia vincente. In un'intervista a La Gazzetta dello Sport ha parlato della sua esperienza in Ferrrari.

I suoi ricordi più belli

Baghetti, Bandini, Hill, Villeneuve, Scheckter, Pironi, Tambay, Arnoux e molti altri. Sono questi i nomi di alcuni piloti che Forghieri ha visti passare in Ferrari, ma lui ha un suo preferito: "Più di tutti ho ammirato Amon, per le straordinarie doti di guida: non ha mai avuto fortuna ma era il solo a livello di Jim Clark. Poi ovviamente Lauda e Regazzoni, entrambi ottimi piloti ed eccellenti collaudatori". Dopo aver scelto i suoi piloti preferiti, il modenese prova a scegliere una monoposto: "La più bella è stata la P4 con cui conquistammo il Mondiale marche ‘67 davanti alla Ford. Trionfammo a Daytona con tre macchine in parata davanti. Le F.1 a cui sono legato sono tante: la 312 T dei titoli di Lauda, la T4 col cambio trasversale di Scheckter, la 126 C2 del primo Mondiale costruttori di una turbo nel 1982 con le favolose vittorie di Villenueve a Montecarlo e Jarama".

"Io mi basavo sui dati, lui sulle sensazioni"

Molti lo paragonano ad Enzo Ferrari ma lui risponde così: "Ferrari era un uomo di intuito. Mi ha creato e, a differenza di quanto accaduto con altri, non mi ha distrutto. Un uomo eccezionale, aggrappato alla concretezza della nostra terra. Abbiamo avuto discussioni accese. Lui urlava e io più di lui, ma alla fine ci si intendeva. Lui dava ai suoi collaboratori la massima libertà, spronando sull'innovazione. Noi due simili? No. Io sono un tecnico che ragiona sulla base di dati, lui lo faceva sulle sensazioni, peraltro spesso azzeccate".

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