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Formula 1, le 5 cose da dimenticare della stagione 2016

Dalla deludente stagione della Ferrari al lamenti di Vettel, passando per le decisioni quantomeno discutibili prese dai Commissari di gara e dalla Fia: ecco i cinque momenti che avremmo preferito non vedere nella stagione che sta per concludersi.
A cura di Matteo Vana
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La Ferrari di Sebastian Vettel viene recuperata dopo l'esplosione della gomma al Gp d'Austria / Getty
La Ferrari di Sebastian Vettel viene recuperata dopo l'esplosione della gomma al Gp d'Austria / Getty

Manca ancora una gara prima che il la stagione 2016 emetta l'ultimo verdetto rimasto, la lotta tra Rosberg e Hamilton si concluderà all'ultimo appuntamento, la resa dei conti tra i due piloti Mercedes andrà in scena ad Abu Dhabi. La stagione si avvia alla conclusione, per la Formula 1 è già tempo di verdetti.

L'annus horribilis della Ferrari – Partita con grandi annunci da parte del presidente Sergio Marchionne la stagione sembrava essere quella giusta. Il gap dalle Mercedes doveva essere minimo, la Red Bull non incuteva nessun tipo di timore. Nulla di più sbagliato: la Rossa, nelle prime gare dell'anno, non riesce mai a finire davanti alle Frecce d'argento, una costante che si ripeterà nell'arco dell'anno. A questo vanno aggiunti i problemi alla macchina e, c'è da dirlo, anche la sfortuna: Vettel tamponato in Russia, poi lo scoppio del pneumatico sempre sulla vettura del tedesco in Austria e la collisione con Rosberg in Malesia. Non va certo meglio all'altro pilota del Cavallino, Kimi Raikkonen, anche lui alle prese con problemi e qualche ritiro di troppo, l'ultimo sotto il diluvio in Brasile. La classifica è impietosa: terzo posto nel mondiale costruttori dietro anche alla Red Bull, zero vittorie in tutta la stagione, Hall of Shame a un passo, come negli anni '90. L'ultima gara, poi la stagione 2016 andrà in archivio; il 2017 non potrà essere peggiore.

Lo scontro tra Vettel e Rosberg in Malesia - Getty Images
Lo scontro tra Vettel e Rosberg in Malesia – Getty Images

Le decisioni della Fia – Qualfiche, virtual safety car, regolamenti, penalizzazioni: non c'è un aspetto che i Commissari di gare e la Fia non abbiano preso in esame in questa stagione. Il primo approccio al nuovo anno è stato il nuovo format di qualifiche, subito bocciato. Da lì in poi una serie di decisioni quantomeno bizzarre: dalla mancata penalizzazione di Rosberg che fece segnare la pole position in regime di doppia bandiera gialla al fattaccio del Messico con Vettel punito per aver difeso la propria posizione, passando per la partenza con pista bagnata di Silverstone dietro la safety car che innescò l'ira dei piloti e le Max Verstappen mai punite ma regolamentate da una regola creata appositamente. L'ultima proprio in Brasile quando Charlie Whiting si è presentato in sala stampa per spiegare le decisioni del Messico, alimentando ancora le polemiche. Nel 2017 cambieranno i regolamenti, la maggior parte delle novità introdotte saranno eliminate: meglio tardi che mai.

Safety Car in azione a Silverstone
Safety Car in azione a Silverstone

Il trattamento riservato a Daniil Kvyat – Largo ai giovani, la Red Bull si fa portavoce del pensiero generale e mette al volante della sua vettura il russo Daniil Kvyat. L'inizio in Australia non è dei migliori, subito in ritiro, ma nel secondo appuntamento in Bahrein arrivano i punti, poi il podio nel Gp di Cina. A tradire il ragazzo, però, è Sebastian Vettel: in Cina i due avevano discusso per una manovra al limite del russo, lo scontro avuto con il ferrarista nel Gran Premio di casa è fatale. La Red Bull colpisce in pieno la Rossa che finisce la sua gara. Dopo quell'episodio il russo viene retrocesso in Toro Rosso, al suo posto sale Max Verstappen. L'avvicendamento è manna dal cielo per la scuderia di Milton Keynes, un po' meno per Kvyat, bocciato senza appello. Un comportamento non bellissimo da parte della Red Bull, ma che ha dato i suoi frutti.

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I tentennamenti dei circuiti storici – Monza, Hockenheim, Interlagos, Sepang: pezzi di Formula 1 che rischiano di sparire per sempre dal circus. La crisi finanziaria globale ha toccato anche i circuiti che soffrono lo scarso appeal delle corse. I nuovi proprietari di Liberty Media hanno assicurato che cercheranno di mantenere i tracciati storici in calendario, ma i mancati introiti pesano come macigni. Il Gp d'Italia a parole pare salvo, ma le firme non sono ancora arrivate, quello tedesco ha già fatto sapere che non parteciperà se gli incassi non saranno assicurati mentre quello della Malesia, fiore all'occhiello dell'espansione di Ecclestone verso est sembra stufo e cerca una via d'uscita comoda. Uno spettacolo che avremo preferito non vedere.

Il circuito di Sepang - Getty Images
Il circuito di Sepang – Getty Images

I lamenti di Vettel – Frustato. E' la parola più ricorrente usata dai piloti nei confronti del tedesco della Ferrari; il quattro volte campione del mondo quest'anno ha avuto molto da lamentarsi e, in effetti, un po' di frustrazione per i mancati risultati ottenuti dalla Rossa di Maranello è giustificata. Dai suoi team radio in pochi si sono salvati: dai doppiati, rei di essere troppi lenti nello scansarsi, a Fernando Alonso con il quale lo scontro è culminato nella manovra del Brasile e lo spagnolo pronto a giurare vendetta al tedesco fino ad arrivare a Max Verstappen. Vettel, però, non se l'è presa solo con i colleghi, ma anche con il direttore di gara Charlie Whiting, insultato nei giri finali del trambusto messicano.

Sebastian Vettel con il patron della Formula 1 Bernie Ecclestone / GettyImages
Sebastian Vettel con il patron della Formula 1 Bernie Ecclestone / GettyImages
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