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Formula 1, Magnussen: “In McLaren grazie a mio papà”

Il giovane pilota danese, in un’intervista esclusiva concessa a Crash.net, afferma che la propria carriera ha avuto una spinta decisiva grazie al cognome che porta.
A cura di Vito Lamorte
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"Penso di aver beneficiato un sacco di volte del fatto che mio padre è stato un pilota e non penso che sarei qui se non fosse stato per lui perché la McLaren probabilmente non avrebbe guardato a me". Con queste parole Kevin Magnussen ha parlato a Crash.net della sua esperienza in McLaren e dell'influenza che ha avuto suo padre nella sua carriera. Jan Magnussen è stato un pilota di Formula 1 per tre stagioni ma corse una sola gara in McLaren, nel 1995, e nonostante il talento riconosciuto durò poco nel team di Woking, tanto da tornare in pista solo nel 1996 con la Stewart. Il pilota danese ha continuato affermando: "Non posso dirlo con certezza, ma non posso dire che lo avrebbero fatto perché hanno iniziato a seguirmi davvero presto e messo nel programma giovani piloti prima che avessi alcun buon risultato. Tutti i miei risultati sono venuti dopo, non ero nemmeno in F3 quando mi sono unito a loro. Quindi sono davvero contento di avere un nome in grado di catturare l’attenzione della gente. Di sicuro, all’inizio della mia carriera, in kart, era difficile perché molti erano gelosi e pensavano che avessi un trattamento speciale. Ma in generale sono solo contento di essere un Magnussen".

Il giovane pilota della McLaren non sente il bisogno di dimostrare di essere diverso da suo padre: "Non penso di dover essere diverso, cioè, sono diverso ma non è che abbia bisogno di esserlo. Lui avrebbe potuto fare meglio alcune cose, ma chiunque guardandosi alle spalle può trovare qualcosa che poteva fare meglio. Penso che per molti aspetti siamo molto simili. Non sono in Formula 1 per fare quello stile di vita che la Formula 1 ti permette. Sono qui solo per competere e vincere gara in futuro. Penso che mio papà non sia stato educato bene come me, non sapeva che era sbagliato. È cresciuto da ragazzo guardando James Hunt e Keke Rosberg, e loro fumavano, poi è andato in Formula 1 e le cose sono improvvisamente cambiate".

Infine due battute sulla sua condotta di guida che lo ha privato di ben 14 punti tra il Gran Premio del Belgio e quello  di Monza a seguito di due manovre giudicate irregolari dai commissari: "Non mi sento preso di mira. Ho avuto una spiegazione del perché ho ricevuto quella penalità. Lo capisco. Penso che si possa discutere se sia il modo giusto di ricevere una penalità, secondo me si sarebbe potuto fare diversamente, ma questa è la regola e bisogna attenersi. Se riesci ad avere regole costanti, allora credo che le cose funzionino. So cosa ho fatto di sbagliato e mi aspetto che anche gli altri piloti seguano le regole e che se non lo fanno dovrebbero essere penalizzati. Non è che vengo penalizzato perché spingo, sono stato penalizzato per essere andato oltre i limiti di quello che è legale e di quelle che sono le regole".

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