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GP Messico, Ferrari di rabbia e orgoglio ma le ombre restano

Il terzo posto premia Vettel e le strategie Ferrari. Ma è polemica per la manovra finale del tedesco su Ricciardo. La scorrettezza di Verstappen resta comunque imperdonabile. Il Cavallino però festeggia pur sempre un terzo posto come una vittoria.
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Le regole e le prospettive, l'allarme rosso e la zona grigia. L'unità e la molteplicità, la volontà e la rappresentazione. C'è tutto in un impasto di contraddizioni nel cuore della faccia triste dell'America. Una faccia che però si trasforma nel volto felice di Vettel, spinto da tutta la squadra su un podio vissuto come un riscatto, come un'anomalia, come un dovere, contro chi ha fatto dell'anomalia un paradigma e ha confuso il diritto con il favore, il dovere con la fedeltà di squadra anche al di là delle regole.

Rabbia e orgoglio – Ma è un finale rusticano, antico, senza regole di ingaggio. Il finale che premia un Vettel tanto nervoso quanto di nuovo capace di portare le Soft prima e le Medie poi oltre i limiti attesi di durata e prestazione, che ha fatto aspettare i meccanici tre, quattro giri prima di arrendersi all'idea della prima sosta, e pensare che al primo giro paventava addirittura una foratura.  "Avete visto? Quando serve le strategie le sappiamo fare – ha detto Maurizio Arrivabene ai microfoni della Rai a fine gara –. Sebastian ha guidato alla grande, ero certo che avrebbero preso provvedimenti contro Verstappen, se non lo avessero fatto ci saremmo lamentati. Mi sono preoccupato subito di tenere Sebastian calmo e concentrato sulla gara". E ha ottenuto l'effetto sperato. "Ero molto arrabbiato, quando Arrivabene mi ha parlato via radio mi sono calmato. In quel momento l'adrenalina era a mille, Verstappen doveva ridarmi la posizione, gli era stato anche detto di farlo via radio e l'ha ignorato".

Vettel sbotta – C'è un filo rosso, però, tra quell'eccessivo timore e tutto lo sviluppo emotivo di una gara tutta condotta con l'aria di chi sente di avere qualcosa da dimostrare, o forse da farsi perdonare, di chi vuole riportare la chiesa al centro del villaggio e non accetta intoppi o compromessi lungo la strada.  E' il Vettel che ha dato dello stupido a Alonso nelle libere e a Massa in gara, semplicemente perché continuava a tenerlo dietro, a fare la sua gara (le Williams faranno segnare le velocità più alte, a uno 0,1 kmh di distanza dal record assoluto di Montoya), ma così facendo perdeva terreno anche lui da chi gli stava davanti. E' il Vettel che urla e sbotta se i doppiati non si smaterializzano per farlo passare, che mette il suo bene e il suo male al di sopra di se stesso come una legge. Una legge cui chiede anche ai rivali di obbedire.

Finale da brividi – Ma quando la legge non vale più, quando Verstappen non gli restituisce la posizione nonostante l'invito del box, anche per permettere a Ricciardo di rientrare sul ferrarista, lo scenario da western è pronto. L'australiano che si era presentato venerdì con una simpatica maschera per Halloween, non mette così tanta paura. Scatena la furia di chi sente ingiustamente penalizzato in Vettel che gli sbarra la strada con una manovra istintiva e, a norma di regolamento, tanto sbagliata quanto quelle di Verstappen, che hanno portato a ridefinire il regolamento tecnico e i limiti da non violare in frenata. "Vettel ha fatto esattamente quello di cui ci lamentiamo tutti, si è spostato mentre era in frenata" ha detto Ricciardo. "Ha chiuso la porta e io non potevo andare da nessuna parte, non merita di essere sul podio". Un podio guidato, sul gradino più alto, da Hamilton che pure è andato lungo, in quella stessa prima curva, dopo la partenza, e qualcosa ha guadagnato in termini di distacco anche se non di posizioni, ma senza conseguenze. "Deve tornare a scuola per imparare a non dire più parolacce, credo sia solo molto frustrato al momento" ha detto Verstappen, "quel che lui ha fatto a Ricciardo, io non l'ho mai fatto".

Pressione e paura – “I podi più belli sono quando vinci, però questo è bello perché meritato" ha commentato Arrivabene. Un podio meritato, ha twittato il giornalista James Allen, "ma la rabbia di Vettel dimostra il livello di pressione che deve sopportare". In una gara duale, infatti, anche la sua comprensibile soddisfazione per un terzo posto ha un rovescio della medaglia. Perché ora si festeggia quello che non si perdonava a Mattiacci e Domenicali. Perché una Ferrari che non si accontentava dei secondi posti adesso celebra i terzi come una vittoria. Un ricordo non vale niente, sembrano essersene accorti in Ferrari. Pare che abbiano accettato questa verità scomoda, nel contesto di un team in cui la paura, ha dichiarato l'ex capo della Bar Dave Richards a Sky UK fa ancora la differenza. "La Ferrari è ancora un enigma" ha spiegato, "oggi sono fantastici, domani possono essere terribili. Non deve essere facile lavorare in quel tipo di ambiente, con quel tipo di pressione da parte di chi lavora con te, dei capi e della stampa che ti alita sul collo giorno dopo giorno".

Raikkonen non pervenuto – Sullo sfondo, oltre la siepe di una gara piatta, di problemi con le gomme e delle lamentele per la posteriore sinistra che non andava, restano il sesto posto di Raikkonen e una domanda senza risposta: era proprio necessario il secondo pit stop?

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