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GP Monaco, un giro di pista a Montecarlo

Scopriamo tutti i segreti della pista più lenta e più corta del Mondiale. Ha solo cinque brevi tratti ad alta velocità e tre staccate importanti. Sarà fondamentale il raffreddamento dei freni. Decisivo l’ERS. Pirelli farà debuttare le supersoft.
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È il circuito più lento e più corto, il più impegnativo e il più singolare del Mondiale. Qui, come ha detto Vettel, non c'è margine di errore. È il circuito cittadino di Montecarlo, voluto nel 1929 da Antony Noghes, commerciante del tabacco che ha organizzato anche le prime edizioni del Rally di Montecarlo. Il tracciato si sviluppa su una lunghezza di 3,340 metri, per una distanza complessiva di 260 km (contro i soliti 305 km, grazie a una deroga nel regolamento tecnico), e richiede il massimo carico aerodinamico. Poco selettivo per il motore, molto critico per raffreddamento e trasmissione, per i 3822 cambi di marcia previsti e per il sovraccarico sugli ingranaggi della prima, con cui si percorre il 43% della distanza complessiva. Decisiva la strategia: Pirelli farà infatti debuttare la mescola supersoft, rinnovata rispetto alla scorsa stagione, che dovrebbe portare, secondo le simulazioni, un vantaggio sul giro rispetto alle morbide tra 6 decimi e un secondo.

Primo settore – Dopo soli 265 metri dal via, si arriva alla prima staccata, la Sainte Dévote, la patrona di Montecarlo, festeggiata ogni 27 gennaio (secondo la leggenda, la nave che ne trasportava il corpo nel 300 dC finì in una tempesta quando una colomba uscì dalla bocca della santa facendo calmare le acque). Ridisegnata nel 1976 per renderla più lenta, teatro di numerosi incidenti da allora, richiede una frenata di 2000 kW per passare dai 290 km in sesta marcia (o 299 una volta attivato il DRS) ai 100 km in uscita. Da qui si percorre la leggera salita (il tracciato presenta un dislivello di 49 metri tra il punto più alto e il più basso) verso il rettilineo ondulato del Beau Rivage, che scorre lungo Avenue d’Ostende e sbuca in un curvone a sinistra dedicato a Jules Massenet, autore di 25 opere liriche tra cui Le Cid, Werther e Manon, tratto dal Manon Lescaut dell'Abbé Prevost con cui si cimenterà anche Puccini. È una curva a sinistra a largo raggio, che comporta una frenata da 2250 KW e una sollecitazione laterale da 2,5G per tre secondi. Dalla Massenet si viaggia verso la curva Casinò, a destra, nel punto più alto del tracciato, e si esce a 90 kmh per affrontare il breve rettilineo ondulato che porta al Mirabeau.

Secondo settore – Si arriva alla staccata a 220 kmh e, dopo la pesante curva a destra di oltre 270 gradi, si esce in prima a 70 kmh verso il tornante del Loews, il più lento del Mondiale, da percorrere a 44 kmh. Nel percorrere questa curva, storicamente nota come curva della Stazione, che dal 2010 porta ufficialmente il nome del Grand Hotel Fairmont che la sovrasta, per volontà dell’Automobile Club di Monaco, dove Patrese scivolò sull’olio perso da Daly prima di vincere l’incredibile edizione 1982, il motore scende a 3800 giri al minuto. Per questo i piloti, che dispongono di una speciale idroguida con un angolo di sterzo superiore al normale, arrivano anche a usare la frizione per non far bloccare il propulsore. Terminato il tornante si gira a destra verso il Mirabeau basso e poi ancora a destra si percorre il Portier (la Curva del Portiere, visto l’ingresso dell’albergo interno alla svolta) dove Senna, che aveva realizzato il miglior giro di sempre in qualifica a Montecarlo, si distrasse perdendo il GP del 1988. Alla curva del Portiere, una piega a destra con un angolo superiore ai 270 gradi, serve mantenere la giusta traiettoria per avere la massima trazione nell’accelerazione che porta al tunnel, il curvone a destra in discesa con un picco di accelerazione laterale di 3,6G per 1”, dove le monoposto perdono circa il 25% di carico aerodinamico per il basso soffitto, motivo per cui non si può usare il DRS. Fino al 2009, il tratto sotto l’hotel Fairmont era l'unico passaggio sotterraneo del Mondiale di F1 insieme a quello sul circuito di Detroit, dove si è corso il GP degli Usa tra il 1982 e il 1988. Adesso condivide questa peculiarità con il circuito Yas Marina di Abu Dhabi che ha un tunnel più corto in uscita dalla pit lane. Il tunnel sbuca alla chicane del Porto, che ha assunto l’attuale configurazione nel 1986: è la staccata più potente e più impegnativa del circuito (2370 kW) con una decelerazione di 5,8G. Si esce dalla chicane a 66 kmh in prima per arrivare verso la curva del Tabaccaio, a 90 gradi a sinistra. Si esce a 128 kmh per affrontare, a 205 kmh, la curva dedicata a Louis Chiron, figlio di un maitre d'albergo con un passato da ballerino, unico monegasco ad aver vinto a Monaco in F1 (anche se nell'edizione non ufficiale del 1931), successivamente direttore del GP fino agli anni Sessanta.

Terzo settore – Dopo le Piscine, una lenta combinazione destra-sinistra che passa attorno al  Rainier III Nautical Stadium, si esce a 100 kmh per il breve allungo che porta alla Rascasse, il tornante che nel 1973, dopo la costruzione del ristorante da cui prende il nome, ha costretto a cancellare la curva del Gasometro. Il breve tratto in accelerazione che porta a questa piega cieca in salita (si passa in frenata da 200 a 55 kmh) rappresenta il detection-point per l’attivazione dell’ala mobile. Si tiene la prima e dopo una breve accelerata di poco più di 1” si giunge alla Anthony Noghes, curva a destra da affrontare a circa 127 kmh dove le monoposto sfiorano il guard-rail prima si entrare nel rettilineo d’arrivo.

Le chiavi – Con cinque brevi tratti ad alta velocità e nessun punto che favorisce il sorpasso, tanto che il DRS garantisce solo 6 kmh in più di velocità massima, il circuito presenta solo tre frenate importanti ma non consente di raffreddare l’impianto frenante, soprattutto nelle prime fasi a serbatoio pieno, per cui si vedranno prese d’aria sovradimensionate, sospensioni irrobustite e abbondanti appendici aerodinamiche. Considerate le basse velocità, il tracciato è il meno severo per il motore, anche se i settaggi saranno fondamentali per garantire una buona erogazione della potenza a bassi regimi, e per i consumi, bastano infatti 83 kmh per finire il GP. Centrali, invece, saranno i componenti dell’ERS che permettono di recuperare oltre 2500 kJ per giro, con un guadagno di 1,2” e 18 kmh in termini di velocità di punta.

GP MONACO – MONTECARLO

Lunghezza: 3,34 km

Giri: 78

Distanza da percorrere: 260,286 km

Giro record: 1:14.439 – M.Schumacher (2004)

Giro record 2014: 1:18.479 – K.Raikkonen (Ferrari)

Velocità massima 2014: 290,0 kmh – L.Hamilton (Mercedes)

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