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I campioni della F1: 5 cose da sapere su Clay Regazzoni, la leggenda svizzera

Una carriera fatta di alti e bassi, un mondiale perso all’ultima gara con la Ferrari. “Sono stato campione del mondo per 500 metri” dichiarò all’epoca. Poi il brutto incidente che lo costrinse su una sedia a rotelle fino al malore che lo portò via 10 anni fa.
A cura di Matteo Vana
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Clay Regazzoni - Mandatory Credit: Allsport UK /Allsport
Clay Regazzoni – Mandatory Credit: Allsport UK /Allsport

"Viveur, danseur, calciatore, tennista e, a tempo perso, pilota: così ho definito Clay Regazzoni, il brillante, intramontabile Clay, ospite d'onore ideale per le più disparate manifestazioni alla moda, grande risorsa dei rotocalchi femminili". Con queste parole Enzo Ferrari descriveva il pilota svizzero, uno dei più rappresentativi e amati della storia di Maranello, nonostante non sia mai riuscito a vincere il mondiale di Formula 1. Oggi sono 10 anni che se ne è andato, colpa di un malore mentre era in autostrada che lo ha portato via: nella mente degli appassionati, però, il suo sorriso rimarrà per sempre.

Le prime corse

Gianclaudio Giuseppe Regazzoni, noto come Clay Regazzoni, nasce a Lugano, la città con più italiani al di fuori dell'Italia stessa. E' chiaro fin da subito che il suo destino si incrocerà con quello del BelPaese, ma il suo debutto arriva in età piuttosto avanzata per un pilota: ha 24 anni quando si affaccia nel mondo delle corse con alcune cronoscalate alla guida di un’Austin Sprite 950. Nel 1965 fece qualche gara al volante di una De Tomaso-Ford di Formula 3, con la quale Mario Casoni si era distinto l’anno prima e nel giro di due anni è già in Formula 2 e Formula 3, categorie nelle quali si alterna. Il suo stile di guida aggressivo e istintivo lo porta a qualche errore, uno in particolare rischia di costargli caro: all'uscita della variante del tunnel di Montecarlo, Regazzoni perde il controllo della sua Tecno 68 andando ad infilarsi sotto il guarda rail. La lama di metallo passa appena sopra l'abitacolo, istintivamente lo svizzero si accuccia e si salva.

L'incidente a Montecarlo (Photo by Victor Blackman/Express/Getty Images)
L'incidente a Montecarlo (Photo by Victor Blackman/Express/Getty Images)

L'approdo in Ferrari

Il 1970 è l'anno della sua consacrazione, Regazzoni riesce a conquistare il titolo in Formula 2, ma soprattutto riuscendo a strappare il contratto con la Ferrari. Il debutto avviene il 21 giugno 1970 al Gran Premio d’Olanda, alla guida di una Ferrari 312B, piazzandosi quarto dietro Jochen Rindt, Jackie Stewart e Jacky Ickx. Bastano 4 gare per vederlo salire sul gradino più alto del podio, l'occasione giusta arriva al Gran Premio d'Italia, ma la vittoria ha un sapore amaro: il sabato, durante le prove, aveva perso la vita Rindt. Chiude il campionato in terza posizione, in Formula 1 è nata una stella. La vittoria a Monza lo proietta sotto la luce dei riflettori, per un pilota che guida una Ferrari non poteva esserci di meglio: Ferrari capì subito che aveva a che fare con un cavallo di razza, lo svizzero era un vero e proprio animale da battaglia.

Campione del mondo per 500 metri

Gli anni successivi, però, non regalano grandi soddisfazioni: colpa soprattutto di una Rossa in crisi, incapace di competere ad alti livelli. Nel 1973 abbandona Maranello per firmare con la BRM, ma l'esperienza non fu di quelle memorabili: a fine anno è solo 17°, l'anno dopo è ancora Ferrari. Fu proprio lui a consigliare l'ingaggio di Niki Lauda, che aveva corso con lui. Il 1974 è l'anno d'oro per Clay che, grazie ai podi conquistati e alla vittoria in Germania, riesce ad arrivare all'ultima gara a pari punti con Emerson Fittipaldi. La sua 312 B3-74, però, non volle saperne: a Watkins Glen Regazzoni partì in ultima fila, il brasiliano in quarta. L'11° posto conquistato a fine gara non basta, il mondiale lo vince Fittipaldi, lo svizzero deve accontentarsi della piazza d'onore. A proposito di quella beffa dichiarò: "Sono stato campione del mondo per 500 metri; dopo la partenza, la mia Ferrari rimase davanti alla McLaren di Fittipaldi per mezzo chilometro". Ironia sottile la sua.

L'abbandono alla Rossa

Dopo il campionato del 1974, la Ferrari decise di scommettere tutto sull'austriaco. L'unica gioia di quell'anno fu la vittoria a Monza, nel giorno in cui Lauda si laureò campione del mondo. I rapporti con la scuderia di Maranello si cominciavano a deteriorare, ma la goccia che fece traboccare il vaso fu proprio la dichiarazione del Drake: lui non era un pilota a tempo perso, era stato campione del mondo per 500 metri e se le scelte fossero state diverse probabilmente il titolo sarebbe andato a lui. A fine anno saluta tutti e se ne va a cercare fortuna all'Ensign prima e alla Shadow dopo, prima di approdare alla Williams alla quale regalerà la prima vittoria in Formula 1 e dove verrà sostituito da Carlos Reutemann, lo stesso che prese il suo posto in Ferrari. Una stagione, conclusa con il 5° posto mondiale, poi il ritorno alla Ensign, ultima scuderia della sua carriera.

L'incidente e la morte

Il destino, però, ha in serbo per lui un'amara sorpresa. Il 30 marzo 1980, sul circuito cittadino di Long Beach, Regazzoni ha un'avaria alla'impianto frenante lasciandolo in balia di un missile che viaggia a 250 km/h: l'impatto è violentissimo, Clay perde l'uso delle gambe. Un incidente del genere avrebbe fermato chiunque, ma non lo svizzero che, terminata la carriera in Formula 1 torna a correre con auto con comandi al volante disputando anche gare importanti come la Parigi-Dakar con i camion Tatra. Il suo impegno si nota anche fuori dalla pista: nel 1993, insieme a Luca Pancalli, dà vita alla Fisaps, la Federazione italiana sportiva automobilismo patentati speciali, per fare in modo che anche i piloti con disabilità siano ammessi alle gare automobilistiche. La sua storia si interrompe il 15 dicembre 2006: dopo essersi salvato da vari incidenti in pista, il Fato presenta il conto. Un malore lo coglie all'improvviso mentre guida in autostrada di ritorno dal Motor Show di Bologna, l'impatto con il camion è devastante. Termina così la vita di uno dei piloti più amati dal pubblico ferrarista, un uomo che, con i suoi modi di fare, ha insegnato al mondo a non abbattersi di fronte a nessun tipo di difficoltà.

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