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I cinque circuiti storici abbandonati dalla Formula 1

La Formula 1 saluterà almeno per quest’anno Nurburgring e Hockenheim, che diventano i circuiti più utilizzati non più in calendario. Ecco i principali circuiti esclusi ormai da tempo: da Zandvoort a Imola, da Watkins Glen a Kyalami e Buenos Aires. La geografia di un circus che non c’è più.
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La Formula 1 dice addio a due piste storiche. Non ci sarà Hockenheim, che ha fatto il suo esordio in calendario nel 1970 (successo della Lotus di Jochen Rindt) per poi riapparire nel 1977 sempre nella configurazione da 6,8 km, tra le più veloci del Mondiale, usata fino al 2001. Mancherà anche il Nurburgring, il quinto tracciato di sempre per numero di gran premi ospitati, 40 dalla prima edizione sulla Nordschleife nel 1951 (vinse la Ferrari di Alberto Ascari). Il rogo che ha messo in pericolo la vita di Niki Lauda nel 1976 ha portato all’abbandono della versione da 22 km per quella più sicura da 4 km e mezzo. Il Nurburgring è la pista più utilizzata tra quelle abbandonate dalla Formula 1. Ecco le altre cinque.

Zandvoort, Olanda: 30 gran premi (1952-1985)

Il viaggio nella geografia della Formula 1 he non c'è più inizia dalla vicina Olanda, dal circuito di Zandvoort, basato sulla strada ricavata dalla Wermacht tedesca durante l'occupazione per collegare le postazioni di artiglieri costiera attraverso la più popolare stazione balneare del Mare del Nord. Trasformato in un circuito da corsa grazie all'intervento di Sammy Davis, vincitore della 24 ore di Le Mans nel 1927 ospita la prima gara di F1 nel 1952. Caratteristici la Tarzanbocht, un secco tornante a destra subito alla fine del rettilineo di partenza caratterizzato da una marcata sopraelevazione, e il velocissimo tratto lungo la Hunserug. La cima delle dune, in una pista dalle forti variazioni altimetriche, è segnato dalla Scheivlak, una curva cieca e veloce tra le più affascinanti del mondo.

La morte di Piers Courage, erede di uno dei principali birrifici britannici, porta alla protesta dell'associazione piloti guidata da Jackie Stewart. Il governo locale smette di finanziare gli organizzatori, i cittadini però vogliono che il Gp rimanga e il 17 febbraio 1973 viene firmato un accordo di 15 anni. La novità è costituita dalla barriere protetttive in acciaio su cui però, proprio nella prima gara dopo il rientro, si schianta Roger Williamson. Due anni dopo, qui James Hunt festeggia la sua prima vittoria in F1 sulla Hesketh. Dieci anni più in là, nell'ultima gara corsa a Zandvoort, Lauda conquista la sua 25ma e ultima vittoria davanti a Prost e Ayrton Senna. “Il miglior circuito mai visto in F1”, parola del giornalista britannico Nigel Roebuck, viene ridotto a un tracciato corto e lento e una parte dei terreni venduta a una società alberghiera.

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Imola, San Marino: 27 gran premi (1981-2006)

“In una notte dell'estate del 1947 questo gruppo di pionieri, camminando in via Romeo Galli, una stradina che congiungeva le Acque Minerali al ponte sul Santerno, disegnò un piccolo circuito: via dei Colli, raccordo dalla Tosa alla Piratella, via Romeo Galli”. Nasce così, ricorda il figlio di Checco Costa, allora presidente del locale Moto Club, il circuito di Imola che nel 1980 ospita e l'unico GP d'Italia lontano da Monza (vince Piquet). L'Autodromo oggi intitolato Enzo e Dino Ferrari piace e dall'anno successivo diventa il teatro del GP di San Marino. “Valutai fin dal primo momento che quell’ambiente collinoso poteva un giorno diventare un piccolo Nurburgring per le difficoltà naturali che il costruendo nastro stradale avrebbe compendiato, offrendo così un percorso veramente selettivo per uomini e macchine” scriverà il Drake. “Un piccolo Nurburgring, con pari risorse tecniche, spettacolari e una lunghezza di percorso ideale. Questa mia convinzione si è realizzata attraverso i decenni che da allora sono trascorsi”.

È un circuito molto tecnico, con curve e staccate piuttosto complesse, dove Prost nel 1986 ha tagliato per primo il traguardo andando a zigzag per sfruttare anche la più piccola goccia di benzina rimasta nel serbatoio della sua McLaren dal motore ufficialmente griffato Tag Heuer. Dopo il weekend più nero della F1, la morte di Ratzenberger e Senna, una lenta chicane sostituisce la curva del Tamburello, il curvone Villeneuve e il tratto delle Acque Minerali vengono rallentati, la Rivazza e la Variante Bassa dove Barrichello ha rischiato la vita in quello stesso weekend vengono modificate. La Formula 1 lascia Imola nel 2006. Nella prima gara europea della stagione, Schumacher firma la pole position numero 66 davanti a Alonso e Montoya che rimonta dalla quarta fila.

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Watkins Glen, Usa: 20 edizioni (1961-1980)

Realizzato nel 1956, ha ospitato per la prima volta la Formula 1 nel 1961: si impone, per la prima e unica volta in carriera, Innes Ireland su Lotus. Votato come gran premio meglio organizzato dall'Associazione Piloti nel 1965, 1970 e 1971, con quella classica atmosfera da vacanza con i colori dell'autunno e le grandi città più vicine, New York e Philadelphia, distanti quattro ore, ha ospitato per il maggior numero di edizioni il GP degli Stati Uniti. Nel 1971 l'aggiunta di un'intera sezione allunga il circuito fino a 5,435 km. I miglioramenti, costati 2,5 milioni di dollari di allora, trasforma una pista breve e veloce in un tracciato completo. È Francois Cevert, il campione dagli occhi blu incastonati sotto riccioli neri, a vincere la prima edizione sul nuovo tracciato e conquistare, si dice, il cuore di Brigitte Bardot. Proprio a Watkins Glen, il circuito della sua prima vittoria in F1, troverà la morte nel 1973: sta duellando con Ronnie Peterson e affronta la esse a inizio pista in terza. L'incidente è devastante, finisce quasi decapitato dal guard rail. Jackie Stewart, suo mentore e grande amico, decide di rinunciare a quella che sarebbe stata la sua centesima gara e anticipa il ritiro dalle corse. Due anni dopo, anche per la morte di Helmut Konigg all'Outer Loop nel 1974, la curva lunga e veloce dopo il backstraight, viene aggiunta una nuova chicane per rallentare le esse. Si corre per l'ultima volta nel 1980. Bruno Giacomelli, per gli inglesi Jack O'Malley, porta l'Alfa Romeo in pole position. Il bresciano parte meglio di tutti ma al 32mo giro una bobina elettrica lo tradisce. Alan Jones, partito quinto, si ritrova 17mo dopo la prima curva ma rimonta e apre la doppietta Williams davanti a Reutemann e alla Ligier di “Cicciobello” Pironi.

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Kyalami, Sudafrica: 20 edizioni (1967-1993)

Inaugurato il 4 novembre 1961 il circuito di Kyalami, a Midrand, nella provincia del Gauteng a 25 km da Johannesburg, diventa presto il più importante circuito del Sudafrica. Passano sei anni per la prima gara in F1, senza il 1967, con Pedro Rodriguez passato alla Cooper-Maserati che rimonta dalla settima posizione e festeggia la prima vittoria in F1. È un tracciato veloce, che dopo il rettilineo iniziale mette alla prova i piloti alla Crowthorne seguita da una serie di curve veloci che terminavano con la lenta ClubHouse; la pista poi scende con le impegnative esse, risale con il tornante Leeukep e la velocissima The Kink che riporta sul rettilineo iniziale. Stewart ne esalta la sicurezza anche se nel 1977 Tom Pryce, al volante di una Shadow, travolge il 19enne commissario di pista Frederik Jansen van Vuuren e rimane a sua volta ucciso dal suo estintore. Kyalami ospita ininterrottamente il Mondiale fino al 1985, con l'eccezione dell'edizione 1981 annullata per la guerra fra la FOCA e la FISA che porta alla firma del Patto della Concordia: l'accordo prevede l'abolizione delle "minigonne" e della norma che toglieva ai piloti la libertà di gestire la carriera per ottenere la Superlicenza. L'apartheid spinge la F1 a lasciare Kyalami dal 1986 al 1991 per poi tornare, in una configurazione più lenta e percorsa in direzione opposta, antioraria, per due stagioni con le vittorie di Mansell e Prost.

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Buenos Aires, Argentina: 20 edizioni (1953-1998)

Situato nei sobborghi della capitale argentina, l’autodromo è stato aperto nel marzo 1952 con la quinta edizione della Coppa Peron, fondamentale nella realizzazione dell'Autodromo. Il circuito, che prevedeva un'arcata bianca in menoria dell'ammiraglio Guillermo Brown, ospita nel 1953 il primo GP di Formula 1 in Sudamerica (Fangio, la leggenda di casa, si ritira e trionfa la Ferrari di Ascari). Il tracciato è caratterizzato dalle diverse configurazioni possibili. Dal 1953 al 1960 si corre sulla versione “numero 2”, dal 1971 al 1973 (dopo la sospensione per la morte di José Gonzalez) sulla numero 9, simile se non per la sezione più breve dopo il Tobogan e la curva Horquilla più stretta. Dal 1974 al 1981, poi, viene usata la versione 15, la più lunga e la più veloce, che si innesta sulla nove dopo una chicane, due rettilinei e lo spettacolare Curvon Salotto. La Formula 1 abbandona di nuovo l'Argentina dopo l'invasione delle Malvinas e l'addio alle corse di Carlos Reutemann, finché un consorzio privato non acquista l'impianto nel 1991. Il GP d'Argentina torna in calendario nel 1995, si corre sulla strettissima versione sei con l'aggiunta di una chicane intitolata a Senna. Le troppe curve in successione non piacciono però. Dopo le due vittorie di fila di Hill e il successo di Villeneuve, nel 1999 arriva l'addio definitivo dopo il nono sigillo di Schumacher in Ferrari. Il Cavallino chiude un cerchio e mette la parola fine alla storia della F1 in Argentina.

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