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Il car sharing di auto elettriche arriverà anche a Torino

Nel progetto rientra anche la possibilità di rigenerare i vecchi autobus con un motore ibrido. Si parte da Cambiano, dove è stata progettata la Bolloré Bluecar utilizzata per il car sharing a Parigi.
A cura di Redazione Motori
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Bolloré Bluecar
Bolloré Bluecar

Aguzzare l'ingegno per consumare meno, spendere poco e inquinare nulla, o quasi. Ecco l'impegno di molte città europee che promuovono soluzioni alternative di mobilità pubblica. In Italia la prima grande città ad aver applicato il car sharing elettrico è stata Napoli, con il progetto Bee – Green Mobility Sharing. L'argomento di ieri, nello stabilimento Pininfarina di Cambiano (Torino), è stato questo: portare la mobilità elettrica condivisa anche a Torino. L'assessore all'ambiente del capoluogo piemontese, Enzo Lavolta, ammette che "Stiamo studiando il progetto". Il ministro dell'ambiente Andrea Orlando dà messaggi positivi: "esiste ancora qualche margine di manovra sui fondi per il trasporto pubblico locale". Le risorse sarebbero prelevate da parte di quei 9 milioni di euro destinati alle regioni del Nord Italia e che sarebbero così utilizzati per creare un parco auto sufficientemente ricco da lanciare il progetto su solide basi.

Nel passato i torinesi ricordano un progetto simile che fu abbandonato. Tuttavia, rispetto ad allora molto è cambiato. In primo luogo si dovrà provvedere a creare una rete generosa di parcheggi e colonnine di ricarica. In secondo luogo, ricorda l'assessore Lavolta "un tempo l’autonomia delle auto elettriche era molto limitata rispetto ad oggi. Abbiamo studiato i percorsi degli utenti per scoprire che la maggior parte degli utilizzi sono ampiamente all’interno dell’autonomia delle auto alimentate a batterie".

Anche i vecchi bus potrebbero diventare ecologici: via il diesel di questi giganti urbani, dentro un motore elettrico abbinato ad un diesel da utilitaria. Un sistema progettato da Pininfarina permetterebbe, infatti, di rigenerare i vecchi autobus. Nell'attesa di poter fare i calcoli conteggiando risorse e costi, quello che è certo è che esistono almeno due ostacoli burocratici: per rigenerare un autobus è necessario il consenso della casa costruttrice e, inoltre, il mezzo non deve avere più di 7 anni. E dunque? Dunque "L’autorizzazione del costruttore non sarà più necessaria — assicura il ministro Orlando — mentre ci sono alcune difficoltà per superare il divieto di rigenerazione oltre i sette anni. Certo, se non avessimo 34 procedure di infrazione ambientale da Bruxelles, sarebbe più facile far sentire la nostra voce. In ogni caso ci occuperemo anche di questo aspetto".

[Foto da Wikipedia]

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