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Irene Saderini, l’addio a Sky MotoGP e le frizioni con Meda: “Non si può andare d’accordo con tutti”

La 32enne giornalista altoatesina che ora racconta la Superbike per Mediaset svela i motivi del chiacchierato addio alla squadra di Sky: “Me lo chiedono in tanti, giusto parlarne. Sono comunque anni che non dimenticherò”.
A cura di Valeria Aiello
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Irene Saderini / Facebook
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Dalla MotoGP alla Superbike: un salto che in passato ha attratto grandi nomi del motociclismo, come ex piloti del calibro di Max Biaggi, Carlos Checa, Colin Edwards e Troy Bayliss, e nelle stagioni più recenti tante altre stelle della massima categoria, tra cui anche Marco Melandri e Nicky Hayden, per fare qualche nome. Un passaggio condiviso anche da Irene Saderini che, dopo tre stagioni al seguito del Motomondiale, ha lasciato la squadra di Sky MotoGP per approdare dallo scorso marzo in Superbike per le reti Mediaset insieme ai cronisti Giulio Rangheri e Max Temporali e gli inviati ai box Alberto Porta e Anna Cappella. Un passaggio non senza polemiche, dopo anche il post della stessa Saderini sui social, tornata sulla decisione dei vertici Sky di sostituirla con Vera Spadini.

A me non piace entrare nelle decisioni altrui, però credo sia giusto parlarne, perché me lo hanno chiesto in tanti. Mi è stato comunicato che si trattava di una questione di budget: una scelta aziendale che ha portato a preferire una soluzione interna (Vera Spadini, ndr) a me, che ero una collaboratrice esterna – racconta Irene Saderini in un’intervista a Il Tirreno

Frizioni con Guido Meda? Non si può andare d’accordo con tutti. Ho lasciato tantissimi amici là, come Loris (Capirossi, ndr), Sanchio (Mauro Sanchini, ndr), i ragazzi in regia, tecnici e colleghi. Qualcuno l’ho perso, ma quelli buoni sono rimasti: mi piace pensare così. Sono comunque anni che non dimenticherò […] A Sky hanno insegnato tutto – prosegue – Ero totalmente inesperta, ma l’entusiasmo e la voglia di imparare mi hanno spinto. Ci sono state molte notti di prove, anche alcune messe in onda finte.

Saderini: "MotoGP diversa dalla Sbk" e su Valentino…

Nella chiacchierata, la 32enne giornalista altoatesina cresciuta sul lago di Garda ha ripercorre l’inizio della sua carriera, fino al passaggio alla moto. “Per me svolgere la professione di giornalista significava fare l’inviato di guerra. E, conquistata l’iscrizione all’ordine professionale, ho avuto la soddisfazione di riuscire nell’intento. Lavoravo per Repubblica’ collaboravo con l’agenzia Ansa: per un breve periodo ho vissuto a Kabul, in Afghanistan, e quindi in Armenia. Sono contenta e fiera di quello che ho realizzato, al meglio delle mie possibilità” ammette, senza nascondere la malinconia per quel genere di attività. Poi però sono arrivate le “motorette”. “È stato un colpo di fortuna. Valerio Monaco, inviato, grande esperto di motori e tester di due ruote per Repubblica, si fece male e per un periodo di tempo lasciò il suo posto vacante. Valerio Berruti, che era uno dei miei “capi”, mi chiese: “Per un po’ vuoi sostituirlo tu?”. Non chiedevo di meglio. Così, quando non mi trovavo a Kabul, anziché andare in vacanza salivo in moto e le collaudavo per poi scriverne sul mio quotidiano. E intanto cominciavo a bazzicare i Gran premi di MotoGp, cercavo di frequentare il paddock, per coltivare la mia passione. Stefano Vegliani, mio caro amico e giornalista di Mediaset, mi segnalò che Sky stava per prendere i diritti del Motomondiale e che, magari, avrei potuto farmi avanti. È andata bene”.

Cosa è cambiato? Sto imparando tanto anche qui, grazie a uno splendido gruppo di lavoro. Posso aggirarmi tra i box, microfono alla mano, e ne sono contenta perché era quello che desideravo: magari ho perso i tacchi, però indosso le sneakers, un dare-avere nel quale ho guadagnato. I box delle Superbike sono completamente aperti, non che quelli del Motomondiale fossero chiusi, ma c’era il paravento, non era gradito che si sbirciasse nei computer

Quello della Superbike è certamente un ambiente diverso, “dove nessuno si scandalizza se vedi la moto ‘nuda’. “Nel Motomondiale è un po’ diverso, mi è capitato di entrare all’improvviso in un box mentre stavano smontando una due ruote e ho notato un certo irrigidimento: c’è il timore che qualcuno possa fare la spia”. Infine, parlando di MotoGP, anche un personalissimo pronostico sulle possibilità di Valentino Rossi di vincere l’agognato decimo mondiale.

Con Maverick Viñales si è trovato una bella gatta da pelare nei box, ma Valentino è Valentino e non lo scopriamo certo oggi. Sarebbe una bellissima storia di sport se riuscisse ad arrivare al decimo titolo: al di là delle bandiere credo che tutti noi italiani ne saremmo assai orgogliosi”.

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