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La Audi Quattro e la rivoluzione della trazione integrale

Un’icona dell’automobilismo mondiale, la Audi Quattro ha portato la trazione integrale nelle competizioni di rally, stabilendo quelli che tutt’ora sono gli standard delle vetture da competizione.
A cura di Pietro Ginechesi
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Audi Sport Quattro S1

Tutte le Audi a trazione integrale sono distinte dal nome Quattro, non tutti sanno cosa c'è dietro quel nome; anni di innovazioni tecnologiche e idee vincenti sono associati ad uno storico modello della casa di Ingolstadt, la Audi Quattro. Un'auto unica nel suo genere, la prima a portare nel mondo del rally la trazione integrale, componente fondamentale oggi nelle competizioni off-road. Anni di vittorie in molte competizioni, che hanno portato Audi ad eccellere in numerose discipline.

Un'idea che diventa realtà – La vettura nasce all'inizio negli anni '80 e riprende il pianale dalla Audi 80, le sospensioni furono cambiate interamente sia all'anteriore che al posteriore. La caratteristica principale, da cui derivava appunto il nome Quattro, era il numero di ruote motrici; l'auto era dotata di un sistema di trazione integrale a 3 differenziali, in precedenza solo altre due vetture avevano adottato questa tecnologia: la Jensen Interceptor FF e la Subaru Leone, la prima una vettura prodotta a livello artigianale, quasi per hobby da un produttore di pezzi di ricambio; la seconda un'ottima idea, sviluppata piuttosto male. Il motore era un 5 cilindri in linea 2.1 litri turbo ad iniezione meccanica Bosch, capace di erogare 200CV; abbinato ad un cambio manuale a 5 rapporti.

Le prime competizioni e le prime vittorie – La Quattro (o Ur Quattro) subito dopo la commercializzazione assunse i panni da vettura da competizione, veste che le calzava a pennello. Il debutto della prima Audi Quattro da gara avvenne nel 1981 al Rally di Montecarlo, data che tutti gli appassionati di rally conoscono perché da lì cambio totalmente il modo di interpretare le gare da rally. Un'auto con motore a 5 cilindri turbo, abbinato alla trazione integrale; non si era mai visto un accoppiamento del genere e nessuno sapeva cosa ne sarebbe uscito. Il team Audi non vantava ancora grandi nomi, pagavano un po' di inesperienza e ingenuità nel settore; ciò nonostante già alla seconda tappa del campionato mondiale Stig Blomqvist si aggiudica la vittoria assoluta del Rally di Svezia, da lì partirono una serie di vittorie che portarono poi alla conquista del titolo costruttori nel mondiale 1982.

Il dominio della trazione integrale continua – Nel 1983 furono introdotti i gruppi A e B e Hannu Mikkola si aggiudicò il suo primo titolo personale iridato; le vittorie non si arrestano e l'anno successivo Blomqvist fa piazza pulita accaparrandosi titolo piloti e costruttori. Il dominio del marchio tedesco era diventato ormai assoluto nel gruppo B, campionato agevolato per quanto riguarda le limitazioni tecniche e spesso contestato per via della scarsa sicurezza delle auto in gara. Il gruppo B era diventato una sorta di fiera della tecnologia, dove i produttori si sforzavano per creare l'auto migliore; se il resto dei costruttori puntavano a sviluppare auto ultraleggere e a motore centrale, Audi resta fedele al motore anteriore e dà vita alla Sport Quattro S1: resterà nella storia del rally come uno dei bolidi fuoristrada più potenti mai prodotti, il peso complessivo toccava di poco i 1.000Kg complessivi; una volta superati i 3.000giri/min la turbina si attivava ed il motore sparava 600CV sull'asfalto. Tutte queste caratteristiche erano fuori dalla portata per qualsiasi pilota, anche il più esperto; l'auto sbordava potenza da tutti i pori e accusava gravi problemi di sottosterzo, si aggiudicò soltanto un Rally di Sanremo nel 1985.

La fine di un campionato e l'inizio di una nuova era – La storia della Audi Quattro nel mondo del rally si concluse nel 1986, a seguito di vari incidenti mortali avvenuti nel gruppo B che portarono il team Audi alla decisione di abbandonare il campionato, dopo un tragico Rally di Portogallo dove alcuni spettatori furono coinvolti in un grave incidente; qualche mese dopo arrivò la chiusura definitiva del campionato per il gruppo B. La Audi Quattro non fu totalmente abbandonata ma subì un'accurata messa a punto per renderla una vettura da scalata. Nel 1987 Walter Röhrl gareggia con una Audi Sport Quattro S1 E2 nel tempio delle gare in scalata, il Pikes Peak. Peugeot era presente all'evento con tre 205 T16 Evo2, pronte a dominare la gara. La Sport Quattro di Röhrl si differenziava dalle altre vetture per il vistoso alettone posteriore, che assicurava ampi valori di deportanza. Il motore sviluppava i suoi soliti 600CV, stando a quanto dichiarato dallo staff, ma molte indiscrezioni hanno portato alla luce la vera potenza del motore, stimata oltre i 1.000CV; il rombo del motore era spaventoso e questa voce viene quasi data per reale. La gara fu letteralmente dominata dalla mostruosa Sport Quattro, registrando un tempo inferiore agli 11 minuti.

La Audi Quattro è stata una vettura che ha imposto quelli ancora oggi sono gli standard delle competizioni da rally: trazione integrale e turbocompressore. Un'idea geniale degli ingegneri Audi che ha portato questa vettura alla gloria nel mondo delle ruote e che ancora oggi resta un'icona. Per celebrare i suoi 30 anni al Salone di Parigi fu presentato un concept di una versione moderna della Audi Quattro, nel 2014 il costruttore tedesco mette in mostra la Sport Quattro Laserlight Concept.

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