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La storia di Lancia, dal successo nei rally al declino attuale

Il marchio fondato da Vincenzo Lancia nel 1906 ha segnato la storia dell’auto in Italia. Vetture avanzate che hanno saputo ottenere importanti risultati sportivi, come la mitica Delta. Il cammino di Lancia è prossimo alla fine.
A cura di Pietro Ginechesi
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Correva l’anno 1906 ed in Italia nasceva una nuova azienda automobilista, la Lancia. Il marchio torinese vanta una lunga carriera ed è di fatto un vero e proprio vanto per l’Italia nel mondo delle quattro ruote. Dopo poco più di un secolo, Lancia è prossima alla chiusura in quanto non rientra nei piani aziendali del Gruppo FCA. Attualmente il brand opera solo in Italia e ha come unico modello in gamma la Ypsilon, il cui ciclo vitale si concluderà nel 2018 insieme alla Fiat 500. La storia dell’azienda comincia con Vincenzo Lancia, che condivideva il 50% delle quote insieme al suo amico di sempre, Claudio Fogolin. Inizialmente il capitale, di 100.000 lire, era abbastanza modesto ed il brand puntava tutto sul nome di Lancia, noto di pilota e collaudatore Fiat. Per i primi due anni, il pilota continuò ad affermare il suo nome in pista mentre Fogolin si occupava della parte commerciale.

La prima Lancia

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Tutto è cominciato con la Lancia 12 HP.

La prima vettura a marchio Lancia lascia la fabbrica nel 1908. Il prototipo della 12HP risultava più largo rispetto alla porta di ingresso del capannone e si dovette procedere a colpi di piccone per poter portare l’autotelaio al Salone di Torino. L’auto monta un motore 4 cilindri 2.5 litri con un’innovativa trasmissione a cardano. Le riviste dell’epoca valutano positivamente la 12HP grazie all’ottima meccanica e la velocità massima di 90 Km/h. In breve tempo l’azienda cresce e nel 1913 la sede di Via Monginevro “sforna” la sua prima vettura di successo: la Lancia Theta è la prima auto al mondo ad essere dotata di un impianto elettrico e viene venduta in oltre 1.000 esemplari.

Il primo dopoguerra

Durante la Prima Guerra Mondiale, Lancia si occupa della produzione di mezzi militari e subito dopo la guerra Fogolin lascia l’azienda. Con solo Vincenzo Lancia al timone, la fabbrica produce la Kappa e qui vengono proposte differenti soluzioni tecniche: la testata non è più fusa al corpo cilindri, il cambio è regolato da una comoda leva posta tra i due sedili e le ruote passano dal legno alla lamiera. Il marchio Lancia diventa sinonimo di lusso e sportività e vengono lanciate sul mercato vetture innovative, come la Lambda con scocca portante e sospensioni anteriori indipendenti. Gli anni ’30 sono particolarmente brillanti e arrivano la Artena e la Augusta, che ottiene anche importanti risultati nelle gare. Nel 1936 viene presentata la Aprilia, l’ultimo modello progettato da Vincenzo Lancia prima della sua scomparsa.

Il secondo dopoguerra

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Lancia Ardea.

Poco prima della Seconda Guerra Mondiale, Lancia lanciò la Ardea caratterizzata dal piccolo motore 1.0. Dopo aver prodotto attrezzature militari, la fabbrica di Torino viene affidata a Gianni Lancia, figlio di Vincenzo, che ne avvia il rilancio dopo i danni causati dai bombardamenti. Durante gli anni ’50 arriva la Lancia Aurelia, la prima stradale al mondo ad adottare un motore V6 e sospensioni a quattro ruote indipendenti. La vettura si rivela particolarmente efficace in gara, soprattutto con la variante coupé B20 che si aggiudica la Targa Florio e differenti competizioni con le sue numerose evoluzioni. L’ottima resa nelle competizioni, spinge Lancia ad entrare in Formula 1 ma l’esperienza è segnata dalla scomparsa di Alberto Ascari e dura appena 4 gare. Nel 1957 la sede si sposta presso il ben noto Grattacielo Lancia.

L’addio della famiglia Lancia

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Il fondatore, Vincenzo Lancia.

Nel 1955 Gianni Lancia è costretto a cedere la sua azienda alla famiglia Pesenti, per venire incontro ad una pessima situazione finanziaria. In questi anni il marchio Lancia cresce notevolmente, così come le immatricolazioni. Sbarcano sul mercato l’ammiraglia Flaminia, la spider Aurelia B24 e la Flavia porta per la prima volta in Italia la trazione. Nel 1963 viene fondato lo stabilimento di Chivasso mentre la Fulvia porta con sé numerose vendite e differenti vittorie in pista con la variante Coupé. Nel 1969 anche la famiglia Pesenti si indebita e cede Lancia a Fiat per la simbolica cifra di 1 lira.

La gloria nel rally

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Lancia Stratos.

Durante la gestione Fiat, Lancia comincia a produrre vetture dal design aggressivo dotate di soluzioni tecniche mirate a renderle particolarmente efficaci in pista. Nel 1969 arriva la Beta, declinata in numerose varianti. Nasce anche la Stratos, una incredibile auto da gara con carrozzeria a cuneo e motore centrale di origine Ferrari. Il successo della vettura è immediato. Gli anni ’80 rappresentano il periodo d’oro di Lancia: nasce la Delta.

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La Lancia Delta vincitrice del campionato mondiale rally.

Trazione integrale e motore turbo sono la chiave del successo di una vettura che domina il mondiali rally e tra il 1987 ed il 1992 e lascia alle sue avversarie soltanto le briciole. Anche vetture “normali” come la berlina Thema vengono trasformate in veri e propri missili a quattro ruote: la variante 8.32 passerà alla storia col suo motore Ferrari e l’alettone posteriore retrattile.

Dalla crisi degli anni ’90 fino al declino attuale

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Lancia Y.

Durante gli anni ’90 Lancia abbandona le corse, principalmente a causa di nuovi regolamenti molto restrittivi per questioni di sicurezza, e la notorietà del brand cala insieme alle immatricolazioni. Nel 1994 viene ceduto lo stabilimento di Chivasso e solo il lancio, nel 1996, della Lancia Y permette all’azienda di tenersi ancora in piedi. Nel 2002 l’ammiraglia Thesis porta un nuovo design ma non convince la base meccanica. Il Gruppo Fiat decide di utilizzare il marchio Lancia per commercializzare in Italia alcuni modelli Chrysler. La gamma ripropone il nome Thema per la Chrysler 300 e Flavia per la Chrysler 200 Cabrio, oltre alla monovolume Voyager. Le vendite si risollevano con la Ypsilon, su base Fiat 500. Lancia attualmente resta operativo solo in Italia e tutti i siti ufficiali con dominio estero sono stati chiusi e reindirizzati a Lancia Italia, un chiaro segnale che palesa le intenzioni di FCA. L’Italia con Lancia perde un’importante fetta di storia.

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