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La sexy ereditiera e la supercar, il vero significato dietro al nome Lamborghini Miura

Il nome Miura ha un doppio significato in casa Lamborghini: da un lato rappresenta la generazione attuale, con la ricca ereditiera figlia di Tonino Lamborghini, dall’altro richiama all’età dell’oro dell’automotive italiano.
A cura di Pietro Ginechesi
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La ricca ereditiera, nota al pubblico per i suoi eccessi nel reality show Super Shore, deve gran parte della sua fama al padre e ancora di più al nonno. Elettra Miura Lamborghini vanta un cognome di grandissima importanza ed è la nipote diretta di Ferruccio, fondatore di Lamborghini Automobili. Il suo secondo nome "Miura" deriva proprio dal retaggio automobilistico del marchio del toro, in quanto appartiene alla mitica supercar che stravolse la concorrenza durante gli anni '60 e '70. La lista dei possessori di tale gioiello meccanico può far conto su personalità di spicco come Claudio Villa o Frank Sinatra ed ancora oggi è ricercata dai collezionisti, come Jay Kay e Jay Leno. Esistono auto capaci di conquistare il pubblico con prestazioni sensazionali, altre con design spettacolari e altre ancora con soluzioni tecniche all'avanguardia. Poi ci sono le Lamborghini, che uniscono tutte queste caratteristiche in unico pacchetto. La lunga storia del mitico marchio, nato in seguito ad un battibecco tra Ferruccio Lamborghini ed Enzo Ferrari, ha donato al mondo automotive delle perle ancora oggi ricercate. Una delle vetture più importanti e probabilmente l'apripista di un'intera generazione resta la Miura.

Elettra Miura Lamborghini
L'ereditiera e la supercar. Lamborghini Miura.

Affascinante già senza carrozzeria

La storia della Lamborghini Miura comincia nella seconda metà degli anni '60 e coinvolge numerosi nomi che, col tempo, sono diventati vere e proprie leggende delle quatto ruote. Tutto parte da un progetto di Gian Paolo Dallara e Paolo Stanzani che, partendo dalla 400 GT, realizzano un telaio in lamiera scatolata. La meccanica e le sospensioni sono riprese dalla 400 GT ma il prototipo TP400 sorprende il pubblico adottando lo schema con motore centrale, una soluzione utilizzata principalmente per auto da competizione.

stanzani gandini dallara lamborghini miura
*da sinistra a destra* Paolo Stanzani, Marcello Gandini e Gian Paolo Dallara accanto alla loro creazione.

Il prototipo presentato al Salone di Torino 1965 attrae l'interesse di Nuccio Bertone, che propone a Lamborghini una collaborazione per realizzarne la carrozzeria. Il progetto passa dunque alla penna del giovane Marcello Gandini, da poco posto a capo del design di Bertone, dopo il cambio di bandiera di Giorgetto Giugiaro passato alla Ghia. Ferruccio Lamborghini concorda per la produzione della vettura nonostante non sembri particolarmente convinto, infatti dichiara di non riuscirne a vendere più di 50.

La Miura P400

Lamborghini Miura P400
Lamborghini Miura P400.

In appena 4 mesi, Gandini disegna una carrozzeria dalle forme spettacolari e nel 1966 debutta al Salone di Ginevra la Lamborghini Miura P400. Il nome della vettura onora Don Eduardo Miura Fernandez, noto allevatore di tori da combattimento, ed è la prima volta che Ferruccio si ispira alla tauromachia rendendo di fatto la Miura il primo vero toro di Sant'Agata Bolognese. Il corpo vettura è caratterizzato dalla carrozzeria in acciaio alta soli 110 cm. Le dolci curve della carrozzeria si alternano ai numerosi elementi a listelli: il cofano motore, gli sfoghi del radiatore e le particolari "ciglia" attorno ai fari anteriori a sollevamento elettrico. Al centro del telaio trova posto il propulsore V12 3,9 litri della 400 GT opportunamente rivisto e rielaborato. Il motore viene installato trasversalmente e presenta cambio e albero motore dislocati in unico basamento in alluminio.

Lamborghini Miura
Lamborghini Miura.

La lubrificazione è a carter umido e l'unità è dotata di 4 carburatori Weber 40IDL3C tricorpo. Con questa configurazione, la Lamborghini Miura P400 eroga 350 CV e scatta da 0 a 100 Km/h in 6,3 secondi. La velocità massima è di 276 Km/h. Nonostante le basse aspettative, la Miura ottiene un grande successo e la stima iniziale di 50 pezzi viene soppiantata da 275 esemplari prodotti in due anni e mezzo. Potente ed affascinante, la vettura non è esente da difetti, alcuni anche gravi: il muso anteriore tende a generare portanza alle alte velocità rendendo l'auto instabile. Il telaio non risulta abbastanza rigido andando ad incidere sulla precisione delle sterzate. La lubrificazione a carter umido non è particolarmente efficace in curva, dove la forza centrifuga sposta l'olio e lascia a secco numerosi organi meccanici. Alcuni esemplari sono finiti incendiati a causa di perdite di benzina dai carburatori.

Le evoluzioni Miura S e SV

Lamborghini Miura SV prototipo
Il primo prototipo di Lamborghini Miura SV, completamente restaurato dalla casa madre.

L'ottimo successo della supercar Lamborghini viene bissato dalla variante migliorata Miura S. Rispetto al modello uscente vengono apportate differenti modifiche all'anteriore, che limitano ma non risolvono i problemi aerodinamici. Esteticamente viene migliorata con cromature specifiche per le cornici di parabrezza e fari. I pneumatici posteriori migliorano l'aderenza grazie ad una sezione maggiorata e la dotazione accoglie i finestrini elettrici. Il motore V12 riceve nuove camere di combustione ed alcuni accorgimenti dal lato aspirazione, che portano la potenza a 370 CV. Lamborghini realizza ben 338 esemplari di Miura S. Nel 1971 debutta la variante estrema Miura SV (SuperVeloce). L'ultima edizione monta una variante del V12 potenziato fino a 385 CV. La carrozzeria prevede una differente cornice dei fari anteriori, che perdono le caratteristiche ciglia mentre il retrotreno risulta più largo per accomodare pneumatici maggiorati. La tiratura della Miura SV è di 150 pezzi.

Lamborghini Miura SV
Lamborghini Miura SV.

Nel 1970, viene realizzata una variante da competizione della Miura. Ferruccio Lamborghini non è mai stato un amante delle corse e la vettura diventa un laboratorio mobile per lo sviluppo di nuove tecnologie. Lo sviluppo viene affidato al collaudatore Bob Wallace che, partendo da una Miura S, costruisce un vero e proprio toro da combattimento. Il telaio viene sostituito con un tubolare costruito ad hoc abbinato a sospensioni da gara Koni e dischi freni auto ventilanti. Il motore monta un nuovo kit di carburatori e gode di un incremento del rapporto di compressione che spinge la potenza fino a 440 CV. La carrozzeria fa utilizzo di elementi leggeri all'avanguardia ed il peso della vettura cala ad appena 890 Kg. L'auto viene chiamata Jota, la lettera J dell'alfabeto spagnolo, una scelta ispirata all'allegato J del regolamento FIA in merito alle specifiche delle auto da competizione. Conclusi i test, l'unico esemplare di Miura Jota viene venduto ad un privato che la coinvolge in un brutto incidente stradale. In seguito, accogliendo le richieste di facoltosi clienti, vengono modificate alcune Miura SV riprendendo le specifiche della Jota. Questi modelli vengono in seguito ribattezzati SVJ. La carriera della Lamborghini Miura si conclude con 764 esemplari prodotti e nel 1974 nasce una nuova leggenda: la Countach.

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