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Marquez ragioniere, meno show e più calcoli: ecco il segreto del mondiale

Titolo con tre gare di anticipo, figlio del cambio di “mentalità” con cui ha costruito il quinto alloro iridato in carriera, nato da errori e polemiche che dopo la passata stagione gli hanno fatto cambiare approccio alle gare e mettere da parte quella naturale irruenza.
A cura di Valeria Aiello
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Due anni dopo, Motegi gli consegna ancora una volta lo scettro di campione del mondo. Quinto titolo iridato in sette stagioni, il terzo in MotoGp negli ultimi quattro mondiali. Già il più giovane campione del mondo della top class fa meglio e diventa pentairidato a 23 anni. Un titolo che era ormai scontato, per il vantaggio del campione di Cervera in campionato. Una vittoria inaspettata a Motegi per la scivolata di Rossi, dopo solo sette giri, e quella di Lorenzo a cinque tornate dalla fine, una combinazione di eventi nella domenica più imprevedibile di questa stagione. Un mondiale meritato per come Marquez ha affrontato un mondiale in sella a una Honda che più delle moto rivali ha sofferto l’introduzione dell’elettronica unificata e ritenuta, da molti, peggiore rispetto alla Yamaha, ma anche a Ducati e Suzuki.

Marquez e il cambio di "mentalità"

Marquez ci ha messo tanto del suo, imparando la lezione del 2015, quando errori e cadute in gara lo avevano estromesso dalla lotta per il titolo iridato. Un cambio di “mentalità” che gli ha fatto mettere da parte la sua naturale irruenza per diventare abile calcolatore a seconda delle circostanze, che lo ha portato ad accontentarsi piuttosto che ad attaccare su piste amiche. E poi c’è il dato della costanza: lo spagnolo è stato il solo pilota a chiudere a punti tutti i 15 Gran premi fino ad oggi disputati, racimolando anche tre punti a Le Mans, dopo la caduta in simultanea con Andrea Dovizioso, quando si era rialzato riuscendo a tagliare ultimo al traguardo. La caduta di Rossi ha fatto precipitare a 77 punti di ritardo, garantendo allo spagnolo l’aritmetica certezza del titolo iridato.

Ragionere, ecco il segreto del mondiale

Marquez capace di cambiare pelle, di resettarsi per riproporre una nuova versione di se stesso, rimodulata da un pacchetto di eventi che poco meno di un anno dopo il fattaccio di Sepang e le accuse di biscottone, Marquez vorrebbe archiviare. “È una parola che vorrei dimenticare” ammette “L’anno scorso non ho avuto pazienza e ho pagato un prezzo altissimo per i miei errori. Ma ho imparato molto” e non solo ad adattare se stesso alla nuova modalità, piegando la furia agonistica per ragioni di classifica. La gara dell’evidenza ai Assen, quando Marquez aveva lasciato che l’australiano andasse a cogliere la sua prima vittoria in MotoGp, accontentandosi di un secondo posto che valeva quanto una vittoria con Valentino Rossi fuori dai giochi dopo dieci giri. Marquez ragioniere, Marquez che rischia in prova e non in gara, Marquez più maturo: qualità che fino alla passata stagione facevano fatica a uscire fuori, strette tra i denti di quel sorriso stampato sul volto che oggi può rilassarsi ed esplodere una giusta risata. Segnale che da polemiche e brutte storie si può venire fuori, con il plauso per essersi meritato questo mondiale.

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