26 CONDIVISIONI

Max Biaggi dopo l’incidente: “Ho visto la morte e capito cos’è l’amore”

Il Corsaro racconta il tremendo calvario: “Quando mi hanno detto che con questo tipo di trauma sopravvive solo il 20 per cento dei pazienti me la sono fatta addosso dalla paura. Per tornare come prima ci vorranno mesi, forse un anno. Ci vorrà forza e sacrificio ma penso di essere preparato”.
A cura di Valeria Aiello
26 CONDIVISIONI
Max Biaggi insieme ai suoi due figli, Leon Alexandre e Ines Angelica / Instagram
Max Biaggi insieme ai suoi due figli, Leon Alexandre e Ines Angelica / Instagram

Sono trascorsi appena quattro giorni da quando Max Biaggi ha lasciato l’ospedale San Camillo di Roma dopo 17 lunghi giorni in rianimazione, 11 costole rotte, la clavicola destra fratturata e due operazioni chirurgiche al polmone. Dopo la grande paura per il terribile incidente in motard sulla pista il Sagittario di Latina, per il Corsaro il peggio sembra essere passato anche se “è ancora molto dura” racconta al Corriere della Sera dopo la seduta di fisioterapia alla Clinica Pio XI di Roma, dove ha iniziato la fase della riabilitazione.

Biaggi: "Sempre cosciente ma non è così""

Di quel terribile 9 giugno Biaggi non ricorda nulla, neanche la curva dove è stato disarcionato dalla moto. “Molti hanno detto che sono sempre rimasto cosciente, ma non è così, probabilmente ho anche picchiato la testa” dice il campione romano. “Quando sono arrivato all’ospedale. All’inizio ricordo che non respiravo e credevo fosse colpa del casco, invece era lo schiacciamento delle costole. La cosa buona è stata che con l’elicottero mi hanno portato al San Camillo, che ho scoperto poi essere un’eccellenza nel settore. Una gran fortuna. La cosa cattiva invece e che per curarmi hanno fatto a pezzi la mia bellissima tuta”.

"Come Schumi e Hayden, incidente a 50 all'ora"

Max prova a sdrammatizzare ma le costole rotte “fanno male” e rendono faticosa la respirazione. “Appena mi sono ripreso, il primario della rianimazione, Claudio Ajmone Cat, mi ha spiegato la gravità del trauma e mi ha detto che con questo tipo di trauma toracico maggiore sopravvive solo il 20 per cento dei pazienti. Lì, lo confesso, me la sono fatta addosso dalla paura. Per i primi tre giorni, anche a causa di tutta la morfina che mi davano, ero totalmente rintronato: Bianca (Atzei, la compagna, ndr) mi ha raccontato che dicevo certe fesserie disumane”. In quei 17 giorni infiniti il Corsaro ha rivisto il film della sua vita. “Tanti flash di momenti indelebili: una corsa da bambino in un prato, io boy scout, la prima volta su un campo di calcio, la prima volta in moto, la nascita dei miei figli. Ma era più un cortometraggio, tutto durava troppo poco perché mi svegliavo subito col terrore che potesse finire male” ammette, ripensando al difficile destino di Nicky Hayden e Michael Schumacher. “E sa qual è la vera beffa che ci accomuna? –  chiede – Che tutti e tre abbiamo avuto l’incidente a 50 all’ora o giù di lì”.

"Alle moto non penso, non mi pare saggio"

Con quattro titoli iridati in 250 e due in Superbike, Max Biaggi ha detto di non dover dimostrare “niente a nessuno” riferendosi pure se stesso anche se “il mio carattere mi porte sempre a spostare l’asticella. Avevo vinto il mondiale Sbk a 41 anni ed era già un’impresa. Però dopo tre anni di inattività ho voluto vedere se ero capace di fare un podio e ce l’ho fatta. Lì però sono stato intelligente e mi sono fermato”. Tornerà in pista? “Al momento direi di no. Alle moto non penso proprio, non mi pare saggio. O se ci penso, lo faccio in altro modo”.

"Ho visto la morte e capito cos'è l'amore"

Iniziata la fisioterapia respiratoria per espandere la gabbia toracica, il 46enne romano riflette sulla morale di questa storia: “Si dice che l’amore generato da un figlio, da una famiglia, da una compagna non lo percepisci davvero fino a quando non ti trovi sul baratro. Ho capito che non dobbiamo trattenere i sentimenti ma dare e dire quello che si ha dentro sempre, non solo nelle difficoltà. L’amore che dai torna: quello arrivatomi da ogni parte del mondo e da tanta gente sconosciuta mi ha commosso. Altro che vincere un Mondiale”. Per Biaggi la priorità adesso è il recupero della forma fisica: “A sentire il chirurgo che mi ha operato, Giuseppe Cardillo, è così, ma c’è tanto da fare per tornare a posto. I tempi di recupero non me li danno, sarà questione di mesi, magari un anno. So che posso tornare come prima ma ci vogliono forza e sacrificio: io penso di essere preparato” mentre sull’affetto dei familiari, colleghi, amici e dei fan ha concluso: “Restando alle moto, Marquez mi ha scritto, Lorenzo dopo Assen è venuto a trovarmi, di Valentino ho letto che è stato uno dei primi a esprimere solidarietà e mi ha fatto piacere, il grande Wayne Rainey mi ha chiamato. E poi tantissimi amici famosi e non famosi, più uno che voglio ringraziare più di tutti. Il presidente del Coni, Giovanni Malagò: oltre a venire a trovarmi, mi ha messo a disposizione i fisioterapisti del Coni con i quali ho iniziato a lavorare. Un gesto da sportivo e da uomo vero”.

26 CONDIVISIONI
autopromo immagine
Più che un giornale
Il media che racconta il tempo in cui viviamo con occhi moderni
api url views