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Meda: “Simoncelli capito più da morto che da vivo”

La storica voce della MotoGP ricorda il Sic e fa il punto sulla stagione in corso, la prima per il decano dei cronisti vissuta lontano dalla cabina di commento del mondiale.
A cura di Valeria Aiello
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Tra gli ospiti del paddock del Misano World Circuit Marco Simoncelli che domenica scorsa ha salutato il ritorno alla vittoria di Valentino Rossi, c’era anche Guido Meda, decano dei cronisti della MotoGP, che dopo i festeggiamenti per il successo numero 81 in classe regina del pluricampione pesarese, ha fatto il punto sulla stagione in corso. Avvicinato dai colleghi di Sportal.it, Meda ha detto la sua sul fenomeno Marquez, dominatore di un mondiale di cui ha centrato 11 vittorie sui 13 round fino ad ora disputati:

Marquez mito? È presto per dirlo, ma Valentino ha trovato in lui il suo erede.
Avrei voluto avere la controprova di Simoncelli, era l’uomo giusto. Ma tanti l’hanno capito solo dopo che se n’è andato. Marco è stato capito più da morto che da vivo, da molti”.

“Tra chi fa eccezione ci sono io” sottolinea Meda che sui risultati di Marc Marquez che proiettano il 21enne di Cervera nella storia di questo sport ha aggiunto:

È presto per parlare di mito, anche se le premesse ci sono. Ha un approccio simile a quello di Valentino, lo stesso rapporto con l’ambiente, usa l’allegria come strumento in un lavoro che di per sé può essere stressante. I presupposti sono simili, ma Marquez ha cominciato il suo cammino da leggenda con un’offerta televisiva spropositata. Quando Valentino ha iniziato a far parlare di sé, i giornalisti che si occupavano di moto erano di gran lunga in numero inferiore”

Ma se da un lato la scalata alla fama planetaria del Cabroncito è favorita dalla maggiore attenzione, dall’altro per il Campione spagnolo il percorso rischia di essere un copione già letto:

Lo svantaggio di Marquez è dato dal fatto che rischia di ripetere molte della cose che ha già fatto Rossi, un precursore del modello di centauro che diventa personaggio planetario anche grazie al rapporto con gli strumenti mediatici. Perché credo che il mito nasca quando al talento si aggiungono la popolarità e il carisma”

Meda non poi ha nascosto il suo disappunto per le tante critiche cui è sottoposto quotidianamente il Dottore:

Rossi viene sempre, costantemente, chiamato a dimostrare di essere un Campione. Ma è ingiusto che il mondo glielo chieda, dimenticando che ha vinto nove Mondiali battendo qualsiasi avversario in tutte le maniere. I suoi detrattori sostengono che abbia vinto senza avversari, ma è una scemenza. Marquez dimostra che non serve avere 30 anni per essere fenomeni. Rossi ha ottenuto successi a ripetizione battendo fior di avversari. E adesso ha 35 anni ed è ancora lì a lottare per il vertice, non capisco proprio cosa si possa pretendere di più da lui”.

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