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Mercato auto: l’Ue cresce ma per l’Italia è un -39,5% rispetto alla media europea

“In Italia pesano rincari di accise sui carburanti, varo del superbollo, aumenti di bollo, pedaggi autostradali, IVA, Imposta Provinciale di Trascrizione, passaggi di proprietà e chi più ne ha più ne metta” sottolinea il presidente di Federauto.
A cura di Valeria Aiello
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Il mercato dell’auto tende al rialzo in Europa. Lo mostrano i dati di Acea, l’Associazione europea dei costruttori di auto, che parlano di un trend del +5,8% nei primi 8 mesi dell’anno rispetto allo stesso periodo dello scorso anno. Un saldo positivo registrato in tutti i mercati europei ma che nel caso dell’Italia si assesta solo al 3,5%, una percentuale che quando confrontata con quella dell’Ue mostra un pesantissimo -39,5% rispetto alla media europea. A sottolineare il segno negativo è Filippo Pavan Bernacchi, presidente di Federauto, che indica come questo valore sia il risultato di come la filiera dell’automotive italiana sia stata trattata dalla politica degli ultimi Governi.

“In Italia l’automobilista è come un Bancomat”

Per il settore automotive che pesa il 12% del Pil e occupa 1.200.000 addetti, non solo non si sono varati incentivi ma, addirittura, si è proceduto al contrario inasprendo la tassazione, sottolinea Bernacchi. Un attacco concentrico per usare l’automobilista come Bancomat, fatto a suon di rincari di accise sui carburanti, varo del superbollo, aumenti di bollo, pedaggi autostradali, IVA, Imposta Provinciale di Trascrizione, passaggi di proprietà… e chi più ne ha più ne metta. E non è tutto. È oramai evidente che all’aumentare della tassazione corrisponde la compressione dei consumi e l’incremento della disoccupazione. “Sottolineo ancora che per i fatturati che esprimiamo, comprimere i consumi di autoveicoli, riparazioni e manutenzioni ha un effetto devastante per l’intera economia del nostro Paese. Naturalmente dal nostro settore mancano all’appello circa 3 miliardi di tasse all’anno tra IVA e altri balzelli. Questo mi fa pensare che invece di incentivare i consumi, come sarebbe logico, a breve si alzeranno di nuovo le tasse alimentando un circolo vizioso che porterà all’aumento del circolante obsoleto e dell’inquinamento, alla diminuzione della sicurezza stradale oltre che a una maggiore disoccupazione. E il pericolo più grande, ma non l'unico, è un nuovo aumento dell'IVA”.

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