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Mitsubishi si scusa per i maltrattamenti dei prigionieri USA della Seconda Guerra Mondiale

L’ex prigioniero di guerra James Murphy ha ricevuto le scuse a Los Angeles dalla casa giapponese. Il 94enne e i suoi compagni sono stati sfruttati nelle miniere di rame della Mitsubishi durante il secondo conflitto mondiale.
A cura di Vito Lamorte
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La Mitsubishi è diventata la prima azienda giapponese a chiedere scusa per il suo comportamento durante la Seconda Guerra Mondiale facendo le scuse faccia a faccia ad un ex prigioniero di guerra americano. I dirigenti di Mitsubishi Materials hanno incontrato James Murphy, 94enne che, insieme ai suoi compagni, ha sofferto nelle miniere e nelle fabbriche lavorando come schiavi. Le scuse sono state presentate presso il Simon Wiesenthal Center di Los Angeles da parte di un alto dirigente della società al signor Murphy, uno dei due superstiti americani, l'unico in grado di viaggiare per partecipare alla cerimonia. "Essendo uno dei pochi operai sopravvissuti di quel tempo", Murphy ha detto in un comunicato, "trovo che sia mio dovere e responsabilità accettare le scuse del signor Kimura. Questo è un giorno glorioso. Per 70 anni abbiamo voluto questo". Egli ha sottolineato che le scuse non erano affatto timide e ha detto che "l'ammissione di illeciti rende la dichiarazione sincera che mostra profondo rimorso e offre la garanzia che non saranno mai ripetuti soprusi".

Hikaru Kimura, Senior Executive Officer della Mitsubishi Materials Corp, ha affermato che la società si scusa per i circa 900 prigionieri di guerra che hanno sofferto durissime pene mentre erano costretti a lavorare nelle miniere della Mitsubishi e negli impianti industriali.

Il Rabbino Abraham Cooper, che preside un centro il cui obiettivo primario è l'educazione all'Olocausto, ha affermato che si tratta di una mossa senza precedenti: "E' la prima volta che una grande azienda giapponese compie un gesto del genere. Ci auguriamo che questo stimolerà altre società a partecipare e fare lo stesso" ma secondo il Time Ishihara Sangyo, un'azienda chimica, si scusò nel 2010 per lo sfruttamento dei prigionieri di guerra.

Akira Kobayashi, executive della società, ha definito il periodo di guerra come "uno degli episodi oscuri per l'azienda" e l'anno scorso ha incontrato Kathy Holcomb, il cui padre è stato catturato nelle Filippine. Il governo giapponese ha chiesto scusa per il suo trattamento dei prigionieri nel 2009 e nel 2010, ma il colosso industriale non aveva mai ammesso la sua colpa. "Dobbiamo anche chiedere scusa per non aver chiesto scusa prima" ha affermato il membro del consiglio Yukio Okamoto al Chicago Tribune.

Circa 12.000 prigionieri americani sono stati spediti in Giappone e costretti a lavorare in più di 50 siti per sostenere lo sforzo di guerra imperiale del Giappone, e, secondo Kinue Tokudome, direttore del dialogo USA-Giappone sui prigionieri di guerra, circa il 10% sono morti anche se l'US Congressional Research Service afferma che il 40% dei 27.000 americani fatti prigionieri nel teatro del Pacifico è morto in prigionia.

Più di 60 compagnie sono state accusate di aver usato il lavoro degli schiavi, comprese alcune molto importanti come la Nippon Steel. Altri partenti di prigionieri che sono stati sfruttati erano seduti tra il pubblico insieme ai membri della famiglia di Murphy. Stanley Gibson, il cui defunto padre lavorò fianco a fianco Murphy nelle miniere, è volato dalla Scozia a Los Angeles per la cerimonia per rappresentare la sua famiglia. Sul palco c'era una foto dei due uomini dopo la liberazione.

C'erano anche 672 soldati britannici fatti a lavorare nei campi. Nessun dei sopravvissuti è ancora in vita perchè hanno riscontrato problemi di salute causati dal trattamento brutale nella loro prigionia. Le loro famiglie non hanno ricevuto alcun riconoscimento e hanno chiesto le scuse per i loro parenti costretti a produrre aerei da guerra per il Giappone. Vera Houghton, 90enne vedova di Leslie Houghton, ha detto che le scuse sono tardive: "Se le avessero fatte nel 1950, la gente le avrebbe accettato. Queste scuse non vengono dalle persone che hanno fatto quelle cose ma dai loro nipoti".

La discussione del trattamento dei prigionieri di guerra americani in Giappone è stato un tabù anche se le discussioni intorno alla questione sono aumentate. Nel museo aperto all'inizio di quest'anno alla Kyushu University secondo il Telegraph è presente una piccola sezione che mette in risalto come un gruppo di soldati sono stati utilizzati per esperimenti medici.

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