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MotoGP, freni e trazione determinanti a Brno

Quattordici curve segnano il tracciato. Alla dieci, dedicata a Kevin Schwantz, la frenata più dura. Michelin porta gomme asimmetriche al posteriore per reggere alle curve veloci. Servono stabilità e agilità nei cambi di direzione in accelerazione.
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Una pista storica, la cornice della prima vittoria e del primo titolo mondiale di Valentino Rossi. Il circuito di Brno, intitolato a Tomas Masaryk, fondatore e primo Presidente della Cecoslovacchia, non è più il viaggio antiorario di 31 chilometri sulle strade delle cittadine di Bosonohy e Žebetín come negli anni Trenta. Rinnovata nel 1987, il circuito che ospita la decima prova della stagione resta comunque la quarta più lunga del Mondiale (5.403 metri). I rettilinei brevi, si va dai 35 metri del più corto ai 635 del rettifilo d’arrivo, non fanno scendere troppo la velocità media sul giro, sui livelli di Losail. Le 14 curve, 8 a destra e sei a sinistra, nella seconda parte anche con pendenze significative, comportano un utilizzo dei freni per 13 minuti complessivi in gara. Ma nessuna delle undici zone di frenata, sottolineano i tecnici Brembo, è particolarmente dura: sette sono classificate di media difficoltà e quattro leggere. Anche se la decelerazione media si attesta solo a 1,17 g, l’Automotodrom Brno presenta un indice di difficoltà per i freni di 4, su una scala da 1 a 5, come Jerez e Aragon.

Un giro di pista

Il rettilineo di partenza conduce alla staccata con lo spazio di frenata più lungo del tracciato. Alla Frantisek Stastny (curva 1) si passa dalla quarta alla seconda, da 305 a 146 kmh, in 226 metri. I piloti agiscono sulla leva per 3,8 secondi con una forza di 5,7 kg con l’obiettivo di mantenere una buona linea di uscita e dare una piccola accelerata prima dell’ingresso della 2 che compone quella che si può interpretare come una chicane veloce.

La terza curva, a sinistra e in salita, richiede uno spazio di frenata di 231 metri con una decelerazione di 1,4 g e 10 bar di pressione del liquido freno. La quattro, a destra, è uno dei punti in cui si può attaccare. Con il punto di corda non così vicino all’ingresso della curva, si può sfruttare il cordolo e tagliare l’angolo in uscita ma chi insegue può allo stesso tempo ritardare la staccata e sacrificare leggermente la traiettoria sul successivo, breve rettilineo.

Curva 6, tornante delicato

La curva 5, a destra, richiede una frenata da 261 a 112 kmh, con un nuovo passaggio dalla quarta alla seconda in uscita per affrontare la 6, sempre a destra, a 180 gradi. La breve frenata, appena 43 metri, immette in un punto delicato in cui si moltiplicano le traiettorie possibili e, come in tutto il tracciato, conta e non poco la trazione in uscita di curva e il set-up delle sospensioni per garantire l’efficienza anche nei cambi di direzione.

Si arriva così alla sette, a sinistra, da cui si esce a 101 kmh per affrontare il leggero tratto in salita che porta alla frenata della 8. In 100 metri e 2,5 secondi, i piloti passano da quasi 200 a 98 kmh, con una decelerazione massima di 1,2 e un carico sulla leva che raggiunge i 5,7 kg, e si ritrovano ad affrontare una curva in cui rischiano di perdere la stabilità all’anteriore.

In uscita, i piloti cercano di rimanere all’esterno per poi spostarsi sulla destra e affrontare la 9, subito dopo il secondo intertempo. La frenata dura appena 1,2 secondi, il tempo necessario per passare da 129 km/h a 104 km/h, e in uscita si sfrutta il lato meno usurato del pneumatico per lanciarsi verso l’ultima serie di curve.

La frenata della Schwantz, da 280 a 100 kmh in 4″

La 10, la più dura, è dedicate a Kevin Schwantz, che ha firmato qui l’ultima vittoria Suzuki nel 1989. In discesa, i piloti passano da 280 a 100 kmh in 210 metri, agendo sul freno per 4,2 secondi con un carico che raggiunge i 6,2 chili. L’asfalto che si fa meno liscio a metà della curva rende più complicato erogare la potenza senza perdere il controllo al posteriore, eppure la traiettoria in uscita rimane fondamentale per non perdere velocità in vista delle ultime tre curve.

Alla 11 si può spingere al massimo, essendo praticamente impossibile perdere l’anteriore in questo tratto in salita. La compressione in uscita può creare qualche difficoltà nell’affrontare l’ultima curva con la giusta stabilità. A Brno, dunque, la chiave sta nel mantenere la massima velocità in uscita di curva. Per riuscirci serve una moto stabile in frenata e insieme agile, che possa cambiare direzione con facilità in accelerazione.

Le gomme: mescole asimmetriche al posteriore

Considerati i saliscendi e l’asfalto di media abrasività, Michelin porterà medie e dure, tutte simmetriche all’anteriore e asimmetriche al posteriore, per gestire le curve veloci che richiedono un notevole appoggio sulla spalla dello pneumatico. “È bello tornare all’azione dopo la pausa di metà stagione, anche se abbiamo lavorato durante il periodo e abbiamo analizzato i dati delle prime nove gare e guardato le strategie per il resto dell’anno, a partire dalla gara di Brno – ha detto Piero Taramasso, manager settore due ruote di Michelin Motorsport -. Questo è certamente un circuito complesso ed è sempre un grande test per i pneumatici. È una pista larga con molti sali e scendi e un’ampia varietà di curve. La zona con la discesa ripida generano un carico supplementare sull’anteriore, è inoltre necessario molto grip al posteriore che renda stabile e costante la moto in fase di accelerazione. Ci piacerebbe avere pista asciutta questo fine settimana in modo da mostrare le capacità della gomma slick su questo tracciato. I piloti hanno bisogno di buon grip per offrire un grande spettacolo alle enormi folle attese a Brno”.

Numeri e curiosità

Valentino Rossi punta a diventare il pilota più vincente di sempre a Brno, un tracciato mitico per storia secondo solo ad Assen. Il Dottore, infatti, ha trionfato sette volte (una in 125cc, una in 250cc, una in 500cc e quattro in MotoGP), come Max Biaggi (4 in 250cc, 2 in 500 e una in MotoGP).

Honda regina in Moto GP

A Brno il Motomondiale è arrivato per la prima volta nel 1965. Allora si correva sul circuito da 13,94 km dove, nella classe regina, vinse Mike Hailwood su MV Agusta in 1h, 11min,23.2sec. Nel 1975 il circuito fu poi ridotto a 10.92 km per migliorarne la sicurezza ma dal 1978 al 1982 qui corsero le categorie minori. La pista, cancellata dal calendario e più volte modificata, torna in calendario stabilmente dal 1993.

Nell’era dei quattro tempi Honda è la moto che ha collezionato più successi a Brno con sette vittorie inclusa quella dell’anno scorso di Cal Crutchlow. Yamaha è ferma a sei e l’ultimo porta la firma di Jorge Lorenzo nel 2015.

Nella classe regina, i piloti di casa possono vantare al massimo il nono posto di Karel Abraham nel 2012.

Morbidelli record in Moto 2

In Moto2, Franco Morbidelli si presenta forte di sei vittorie nella prima parte della stagione: è il miglior inizio in questa categoria dai tempi di Jorge Lorenzo nel 2007 L’ultimo ad essere protagonista di un avvio simile è stato Jorge Lorenzo nel 2007. In questa categoria, a Brno hanno vinto sette piloti diversi: Elias, Iannone, Marc Marquez, Kallio, Rabat, Zarco e Folger. Tom Luthi, vincitore in 125 nel 2005, l’anno del titolo mondiale, Takaaki Nakagami e Sandro Cortese sono gli unici tra i piloti al via in Moto 2 già saliti sul podio a Brno.

Moto 3, Fenati cerca il primo podio a Brno

In Moto 3, la prima parte della stagione ha vissuto un monologo della Honda, che ha centrato nove vittorie su nove. Nell’ultima gara in Germania, Mir ha firmato il successo numero 40 per un pilota spagnolo dal 2012, anno di nascita della categoria. Osservato speciale anche Romano Fenati, che arriva dal ventesimo podio in Moto 3, come Brad Binder e Luis Salom. Solo due piloti hanno fatto meglio del romano, mai oltre il sesto posto a Brno: Alex Rins con 23 e Maverick Viñales con 22.

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