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MotoGP, Iannone: “Vacanze? Le più difficili della mia vita”

Il pilota della Suzuki fa il punto della prima metà stagione: “La situazione pesa e a me non fa piacere. Anche se soffro, cerco di reagire. L’obiettivo resta quello di portare la moto al vertice”. L’ultima battuta di Schwantz? Avrei preferito che mi parlasse in faccia”.
A cura di Valeria Aiello
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28 punti in 9 gare e solo 16° in campionato, con ad oggi miglior risultato il settimo posto di Austin. Questo il bilancio della prima metà stagione di Andrea Iannone, arrivato in Suzuki per sostituire Maverick Vinales che con la stessa moto nel 2016 aveva già raccolto 83 lunghezze. Un confronto ancora più pesante se si considerano i risultati di Aleix Espargaro che, malgrado un inizio meno brillante di quello del ‘Top Gun’ catalano, al giro di boa del Sachsenring lo scorso anno aveva comunque messo insieme 51 punti. Una situazione dunque non semplice per il #29 del mondiale che, lasciata la Germania, sta trascorrendo la pausa estiva a Ibiza, insieme a Belen Rodriguez e al figlio Santiago, prima di tornare in pista a inizio agosto a Brno.

Sicuramente questa è la pausa più difficile della mia vita. Come sempre continuo a fare il mio lavoro e ad allenarmi tutti i giorni, mattina e pomeriggio, e poi passo le giornate a casa a riposarmi un po’ dalla stanchezza accumulata. Quando ci tieni ad avere dei risultati e fai comunque fatica a ottenerli, la situazione ti pesa, ed è inevitabile che comunque, a me non faccia piacere – sono state le parole di Iannone a Sky Sport – Queste sono lezioni di vita importanti, che ti fanno riflettere tanto, e sono comunque felice di essere in questo momento come sono, anche se soffro cerco di reagire ogni giorno e di non perdere di mira il mio obiettivo che è quello di portare la Suzuki al vertice e ad avere la competitività che tutti desiderano”

"Schwantz? Avrei preferito che mi parlasse in faccia"

Iannone è un pilota tosto, un guerriero che a volte fa fatica a mettere d’accordo la razionalità con l’agonismo. Che qualche volta esagera ma, dice, non sarebbe questo il motivo della crisi di risultati che evidentemente ha ragioni diverse. “Lo scorso anno la Suzuki poteva fare affidamento su un regolamento diverso con meno vincoli. La moto ha una base buona e può diventare competitiva, purtroppo al Sachsenring sono finito a terra, ma ho cercato di portare a casa il massimo risultato. In Ducati sono arrivato nel 2013 avendo più problemi rispetto ad oggi – ricorda The Maniacper certi aspetti è come ripetere un cammino già percorso. Di conseguenza non sono più di tanto preoccupato anche perché credo nella mia squadra e nelle persone che mi circondano”. Impossibile non parlare dell’ultimo duro attacco di Kevin Schwantz che sui giornali lo ha accusato di non metterci anima è corpo.

L’ho sempre stimato Kevin. Lui può dire tutto ciò che pensa. Al suo posto avrei preferito mi parlasse in faccia, come fa un padre col proprio figlio, confrontandosi”.

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