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MotoGp, Valentino Rossi: i cinque peggiori momenti del 2016

Secondo per il terzo anno di fila, il pesarese ha vissuto una stagione complicata da errori e una buona dose di sfortuna ma anche dalle “scorie” del mondiale 2015. Crocevia del campionato, la rottura del motore al Mugello che con lo zero già maturato ad Austin, dopo appena sei Gp ha complicato la lotta al titolo iridato.
A cura di Valeria Aiello
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Valentino Rossi si è aggiudicato la piazza d'onore nel campionato MotoGP per il terzo anno consecutivo con il secondo alle spalle di Andrea Dovizioso in Malesia, a Sepang, quando ha chiuso matematicamente la partita per il titolo di vice-campione, staccando in classifica il rivale e ormai ex compagno di squadra Jorge Lorenzo. Per il Dottore quella del 2016 è stata una stagione complicata da errori e sfortuna che lo hanno tenuto lontano dalla lotta diretta per il campionato. Tra i peggiori momenti, il primo zero in questa stagione, ad Austin, quando tradito dalle nuove Michelin ha chiuso nella ghiaia il secondo Gp in calendario.

L'errore di Austin

Reduce dal primo podio stagionale in Argentina, Valentino Rossi incassa in Texas la prima battuta di arresto nel mondiale. Scattato dalla prima fila, il pesarese brucia la frizione in partenza, perdendo posizioni, fino a ritrovarsi in sesta piazza. Poi, una perdita d'anteriore della sua Yamaha nel corso del terzo giro, si era conclusa con una caduta. "All'inizio del terzo giro alla curva 2 ho fatto una linea un po' diversa, ho preso una buca, ho sbagliato e sono caduto" spiegava il pesarese.

La rottura del motore al Mugello

Solo nove giri e la speranza di ripetere l'impresa dalla pole, otto anni dopo l'ultima vittoria al Mugello, è finita in una nuvola di fumo che ha costretto Valentino Rossi al ritiro. Il secondo zero stagionale del pesarese arriva davanti al pubblico di casa, per un problema di fuorigiri che, poche ore prima, aveva tradito anche Lorenzo, ma che per il ‘dottore' si era tradotto in un ritardo di 37 punti dalla vetta iridata dopo appena sei Gp disputati.

La caduta di Assen

“Sono stato un somaro” aveva sintetizzato dopo il Gp d’Olanda, senza cercare troppe scuse. In una gara divisa in due parti per il diluvio venuto giù, Valentino Rossi osa troppo alla ripartenza e al secondo giro sbaglia in curva 10. “Sono uscito dalla 9 molto più velocemente perché avevo più grip, ho frenato uguale alla 10 ma sono arrivato più forte e sono caduto. Ho spinto troppo, è stato un errore mio, uno dei peggiori della mia carriera”. Uno sbaglio che vede scivolare Rossi a 42 punti dalla vetta quando restano dieci gare alla fine della stagione.

Cambio moto ritardato al Sachsenring

Pioggia e asfalto bagnato anche in Germania, seconda occasione di fila sprecata per Rossi che su una pista andata progressivamente asciugandosi ha tardato il cambio moto in gara. "Con il senno di poi, sarei dovuto rientrare prima" ammetteva il pesarese che aveva atteso il 23° giro per tornare al box per il cambio, impegnato a viaggiare con i piloti del gruppo di testa, 6 giri dopo il cambio moto di Marquez. "Quando il cartello box al muretto non me la sono sentita" aveva chiarito, facendone più che una questione di strategia, una questione "di poca fiducia nelle condizioni". Ottavo alla bandiera a scacchi, il pesarese finisce a oltre 59 punti di ritardo da Marquez che rischiando il flag to flag anticipato, andava a centrare la sua settima vittoria di fila al Sachsenring.

Sciagura in Giappone

Quarto e ultimo zero stagionale in Giappone per Valentino Rossi che con il suo ritiro e l’imprevedibile caduta di Lorenzo, ha lasciato che Marquez mettesse il suo sigillo sul titolo MotoGP con tre gare di anticipo. Scattato dalla pole position, il pesarese si era ritrovato a battagliare nelle prime fasi ma, nella caccia allo spagnolo, nel corso del sesto giro, era scivolato lungo la via di fuga della curva 10. “Un grande peccato” analizzava “non me l’aspettavo. Per tutto il fine settimana ho avuto un buon feeling con il davanti ma, se sono caduto, evidentemente un errore c’è stato”. Ultimo rimpianto di un campionato in cui non è “mai stato veramente in lotta” ma che è certamente servito per smaltire le ultime “scorie” del 2015.

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