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MotoGp, Valentino Rossi ricorda Marco Simoncelli: “Mi manca sempre tanto”

Il ‘dottore’: “Oggi avrebbe avuto 30 anni, è incredibile perché ce lo ricordiamo più piccolo. Ho tanti ricordi, soprattutto di quando andavamo a girare insieme alla Cava e degli allenamenti in palestra”.
A cura di Valeria Aiello
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Valentino Rossi e Marco Simoncelli erano legati da una profonda amicizia, nata nei primi anni 2000, quando il Sic iniziò ad allenarsi con il pesarese alla mitica Cava, primo “ranch” dove il Dottore girava con la sua moto da cross nei fine settimana liberi dagli impegni del Motomondiale. “Da lì è iniziata l’amicizia con Valentino che credo continui ancora tutt’ora, nonostante ne manchi uno” ricordava Paolo Simoncelli, il papà di Marco che seguiva da vicino il figlio in pista e negli allenamenti. Divertimento, bagarre, non senza qualche imprevisto, come la brutta caduta in cui Marco era incappato alla vigilia della campionato 2009, tra i due che tra una prova e l’altra giocavano a darsi sportellate.

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Rossi: "Mi manca sempre tanto"

Il 20 gennaio è da sempre una giornata particolare per chi conosceva Marco e per i tanti appassionati perché è il giorno del compleanno del SuperSic. Oggi, in particolar modo, perché Marco avrebbe compiuto 30 anni, un traguardo che oggi avrebbe festeggiato con lo stesso entusiasmo e la voglia di dare il massimo che metteva in tutto quello che faceva. Così per Valentino Rossi che durante le interviste di rito dopo la presentazione della nuova Yamaha 2017 a Madrid, non ha nascosto l’emozione nel ricordare che oggi, per il suo amico, sarebbero 30 candeline.

Avrebbe avuto 30 anni. E' incredibile perché ce lo ricordiamo più piccolino. Ci manca sempre tanto – ha detto Valentino Rossi – Io ho tanti ricordi con Marco, soprattutto della vita di tutti i giorni. Di quando andavamo a girare insieme con la moto da cross o degli allenamenti in palestra.

In particolare, Rossi ricorda le tante sfide insieme, non solo con la moto da cross, ma quelle di drifting con l’auto.

Quando andavamo a fare drifting con la macchina e lui era pericolosissimo, quindi non volevo mai salire di fianco a lui. All'inizio guidavo io e lui mi faceva da passeggero, poi lui mi diceva: adesso guido io. E io gli rispondevo: si si, guidi te, però io non salgo, ti ammiro da fuori”

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