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Renault in F1: dalle Teiere Gialle al poker di Vettel

La Renault si prepara a rilevare la Lotus e tornare in F1 da costruttore. Nella storia, il duello Villeneuve-Arnoux a Digione nel 1979 e le partnership di successo con la Williams di Mansell e Prost, e con la Benetton di Schumacher. Alonso il più vincente: 17 successi per la scuderia francese.
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Una storia da 200 vittorie. Una storia, quella della Renault in Formula 1 che attraversa quasi quarant’anni, dalle Teiere Gialle alle difficoltà della Lotus. In mezzo, i primi successi di Senna, i Mondiali di Schumacher e di Alonso. E un team che ha cambiato la Formula 1.

La Teiera Gialla – Nel 1975 la Renault Sport, con a capo Gerard Larrousse, crea una struttura per preparare una monoposto laboratorio, utile solo a sviluppare un motore turbo per Lr Mans. Diventerà il primo passaggio per l’ingresso in Formula 1. La sfida al circus anglosassone è lanciata, con un pilota francese, Jabouille, e gomme radiali Michelin, a Silverstone nel 1977. Jabouille si ferma in qualifica a 1”6 dalla McLaren del campione del mondo James Hunt e il V6 si rompe dopo 16 giri in gara. I guasti tecnici continuano, e per gli inglesi, le monoposto francesi diventano le “Teiere Gialle” per quei motori che tendono così spesso ad andare in fumo. Gli pneumatici colpiscono per l’ottima resa: la Ferrari li sceglierà dal 1978. Lentamente, le Renault si tolgono l’immagine di “barzelletta” del Circus. I primi punti arrivano a Watkins Glen, nel 1978. Per il Mondiale successivo, si prepara la svolta. Michel Tetu progetta una macchina nuova, che sfrutta l’effetto suolo come le Lotus 79 di Andretti e Petersen. I piloti diventano due, a Jabouille si affianca René Arnoux, ex meccanico e campione europeo di F2 nel 1977. e cambiano i turbocompressori, si passa ai tedeschi di KKK. Così matura la prima storica pole, con Jabouille in Sudafrica. Ma è a Digione, il 1 luglio del 1979, che cambia la storia. Alla prima fila tutta gialla, segue una gara memorabile. Jabouille vince ma gli occhi sono tutti sul duello Arnoux-Villeneuve per il secondo posto, forse il più emozionante di sempre. La spunta Gilles, ma le Teiere adesso non fanno ridere più. Adesso, cominciano a fare paura.

1986, addio alla F1 – Nel 1981, arriva Prost, a sottolineare ancora un certo nazionalismo che ai francesi non è mai mancato. Il team aspira già al titolo e due anni dopo il Professore si ritrova a dover accettare quello che rimane uno dei suoi grandi rimpianti. Vince una gara in più di Piquet (4 contro 3), ma perde il Mondiale 1983 per due punti. A 3 gare dalla fine Prost ha 14 punti di vantaggio sul brasiliano, che guida la Brabham di Bernie Ecclestone con benzine, si saprà dopo, non regolari. Ma in Olanda, al giro 41, ritarda troppo la frenata e si schianta contro la fiancata del rivale. Fra i due litiganti, festeggia il ferrarista Arnoux, che coglie la sua ultima vittoria in F1. La rimonta si completa a Kyalami. Tra il 1980 e il 1983, comunque, la Renault ha vinto 14 gran premi. È del 1985 la prima alleanza con la Lotus, che in due stagioni celebra la seconda e ultima vittoria di Elio De Angelis, a San Marino, e la prima di Ayrton Senna, sotto il diluvio dell’Estoril, il 21 aprile di 30 anni fa. Saranno quattro i successi del brasiliano con la livrea nera, due sulla 97T che nel 1986 sarà acquistata Fredy Kumschick e non si rivedrà più in pista fino al Senna Tribute di Imola dell’anno scorso. Proprio nel 1986, la Renault annuncia l’addio alla F1 come costruttore.

La partnership con Williams – Resta solo come fornitore di motori, il V10 aspirato con angolo fra le bancate di 90° che dal 1989 alimenta la Williams. Due vittorie al primo anno, altre due nel 1990, quando arrivano il capo progettista Adrian Newey e Nigel Mansell. A fine 1991, Williams-Renault diventa la squadra da battere, anche grazie alle sospensioni attive. Con la FW14, contrassegnata dalla versione B, vince 9 GP e conquista 14 pole position su 16 gare. Il Mondiale, il primo per la casa francese, è suo già ad agosto. La scuderia trionfa anche nel Mondiale costruttori, e ripeterà la doppietta anche nel 1993 con Prost. Nel 1994 la morte di Senna impedisce il bottino pieno: Damon Hill perde per un punto il Mondiale piloti contro Michael Schumacher. Il vento gira: Flavio Briatore chiede e ottiene i motori Renault per la sua Benetton: la partnership con Schumi entra nella leggenda.

La Benetton e il secondo addio – La famiglia Benetton ha investito per far rinascere la vecchia Toleman, la prima scuderia di Senna, presentata a Milano nel 1981 con l’ambizione di vincere il Mondiale entro la fine degli anni ’80. Briatore mette su una gioiosa macchina da guerra, con Tom Walkinshaw capo degli ingegneri, e con due colonne della Toleman prima e della F1 moderna poi: Rory Byrne e Pat Symmonds. Nel 1993, Briatore sposta il quartier generale del team da Witney, romantico sito del team fondato da Edward Toleman (che si era arricchito con le flotte di camion su cui venivano trasportate le Ford dagli anni ’20), al Whiteways Techical Center di Enstone, villaggio del West Oxfordshire che prende il nome dall’unica pietra ancora rimasta di un antico centro neolitico di sepoltura. Fino a tutto il 1997, Renault fornisce i motori sia alla Benetton, che porta Schumacher al secondo titolo consecutivo nel 1995, sia alla Williams, e la partnership produce altri due Mondiali piloti, con due figli d’arte: Damon Hill, figlio del Graham iridato nel 1962 e 1968, e Jacques Villeneuve, erede di Gilles che si incorona nell'ultima gara a Jerez dopo la sportellata di Schumacher, intanto passato alla Ferrari. In quelle tre stagioni, fra il 1995 e il 1997, i motori Renault vincono il 74% dei Gran Premi. La Renault, infatti, abbandona alla fine del 1997, ma a Viry- Châtillon si sviluppano i motori per la società satellite Mecachrome che fornì Williams, Benetton e BAR, anche con le denominazioni Supertec e Playlife.

Il ritorno – Anche stavolta, l’assenza è breve. Un anno da motorista della Benetton, nel 2001, poi l’acquisto della scuderia e il rientro da costruttore. È l’inizio del binomio con Alonso, il pilota che ha vinto di più con la Renault in F1: 17 gare, quasi il doppio del secondo, Prost, a quota 9. Il primo successo è del 2003, a Budapest. Due anni dopo arriva anche il primo titolo costruttori della nuova era, bissato l’anno dopo con il passaggio dai motori V10 da 3 litri ai V8 da 2.4 litri. C’è gloria anche per gli italiani che fanno da spalla all’asturiano: Trulli vince a Montecarlo nel 2004, Fisichella trionfa in Australia nel 2005 e in Malesia 2006. Dopo un 2007 anonimo la Renault ritrova Alonso, tornato all'ovile dopo l'infelice esperienza in McLaren e nel 2008 vince le ultime due gare da costruttore. Finisce tutto con il crashgate di Singapore. Con la sentenza, escono di scena anche Briatore e Symmonds, l’ultimo legame con la Toleman delle origini.

La storia recente – I motori Renault restano sulla Lotus, che nel 2009 centra tre podi con Kubica e nel 2010, con la resistenza di Petrov a Abu Dhabi, costa un pezzo di titolo a Alonso. Nel 2011 si apre un incrocio di denominazioni fra la Lotus Renault GP (la squadra i Gerald Lopez che ha acquistato il team dopo il crashgate), e la Lotus Car malese di Tony Fernandes, con Trulli e Kovalainen, cui vengono forniti solo i motori, che però perderà la sfida legale per l’uso del nome Lotus. Il resto è storia dei quattro Mondiali in serie con la Red Bull di Vettel, delle 50 vittorie fra 2009 e 2014, dal successo di Vettel in Cina al terzo sigillo di Ricciardo nella scorsa stagione a Spa. Ma le storie con la Red Bull, scontenta delle power unit francesi, si fanno sempre più tese. Così matura la decisione Renault di tornare in corsa di nuovo da sola, come costruttore. E rilevare il team Lotus. Un déjà vu, un eterno ritorno. Un amore che fa giri immensi ma poi ritorna.

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