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Rossi stritola campioni: è il turno di Marquez?

Dopo i vari Biaggi, Gibernau, Stoner e Lorenzo, anche Marquez cede nel corpo a corpo contro Valentino Rossi. Il campione spagnolo ora è chiamato a rispondere. Riuscirà a non essere stritolato mentalmente come gli altri avversari del Dottore?
A cura di Valeria Aiello
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Il GP di Argentina è stato quello del trionfo di Valentino Rossi, secondo successo stagionale del pesarese su tre round finora disputati, che lascia un segno pesante in classifica a medio e lungo termine. Con le vittorie in Qatar e al Termas de Rio Hondo, sommate al terzo posto di Austin, Valentino rafforza la sua leadership nel mondiale, toccando le 66 lunghezze in campionato. Neppure nel 2009, anno dell’ultimo titolo iridato, il Dottore aveva raggiunto tanto dopo soli tre round iridati. In quell’anno era Jorge Lorenzo a essere piegato dal pesarese, dopo battaglie vivide come il sorpasso da straccio di licenza al Montmelò.

Marquez cade, battuto nel corpo a corpo

Domenica scorsa a inchinarsi era Marc Marquez, che incassava un pesante zero in campionato, ammettendo, almeno a parole, di aver imparato la lezione da quello che è il suo idolo d’infanzia, il suo riferimento. “Un’altra lezione da Rossi perché da lui c’è sempre da imparare qualcosa” così dopo l’errore, senza però ammettere lo sbaglio: non sapersi accontentare del secondo posto alle spalle di un Rossi che rimontava a suon di decimi a giro sullo spagnolo. Marc prova a resistere in evidente difficoltà tecnica, ma Rossi lo ha infila in staccata. Messo dietro, lo spagnolo scalpita e arriva l’errore. “Mi ha toccato una prima volta, poi una seconda, ha sbagliato lui” spiegava Rossi, che si era detto dispiaciuto per Marc. Un normale contatto di gara tra i due campioni che hanno sempre mostrato simpatia reciproca, ma con l’impressione è che quando Rossi mette sotto pressione Marquez, la voglia di strafare porti lo spagnolo all’errore. Un po’ come accaduto a Misano lo scorso anno, quando si stendeva sull’asfalto per stare dietro al Dottore.

Rossi stritola campioni

Negli ultimi GP, Marc Marquez ha commesso diversi errori, a partire proprio dalla caduta di Misano dello scorso anno, alle scivolate di Aragon e Phillip Island, quando rimandava round dopo round, la matematica del secondo titolo iridato. In questa stagione il primo errore dello spagnolo arrivava in Qatar, quando il lungo alla partenza gli faceva perdere posizioni al primo giro, quindi la caduta in Argentina di domenica scorsa. “Bisogna mettere Marquez sotto pressione per veder che cosa combina” diceva Rossi a inizio stagione, e a quanto pare i piani del pluricampione pesarese stanno riuscendo alla perfezione. Starà a Marquez ora reagire, e mostrare di non soffrire Rossi con la testa, prima che in pista. In tanti hanno sfidato il Dottore, uscendone con pesanti ferite, soffrendo quella pressione psicologica che a volte si è mostrata decisiva in ottica mondiale.

È il turno di Marquez?

Nel calderone dei rivali battuti sono finiti in tanti. Un minestrone alla Rossi fatto di ere di motociclismo moderno a partire dal rivale di sempre Max Biaggi, in bagarre e lotte con tanto di dito medio come Suzuka a 2001, fino a epiche battaglie come la prima vittoria del pesarese in Yamaha a Welkom 2004. Il Dottore e il Corsaro non si sono mai digeriti, a differenza di Sete Gibernau che da amico di Valentino era stato comodamente spedito a suon di spallate all’ultima curva nella sabbia di Jerez 2005. Ma sono la confusione e i mal di pancia di Casey Stoner ad aver raccontato qualcosa in più della pressione mentale che il pesarese riesce a esercitare sugli avversari. Il sorpasso al Cavatappi di Laguna Seca ai danni del campione australiano, era l’ennesima lezione di motociclismo che anche Marquez era andato replicare sul pesarese nell’ultima edizione sul tracciato californiano. Era toccato poi a Lorenzo, e alla lezione dell’ultima curva al Montmelò 2009, lì dove sembrava impossibile, lì dove lo vietano gli Dei. Adesso è il turno di Marquez. Una lezione che “Le immagini parlano chiaro” da cui lo spagnolo ne esce battuto in pista e sconfitto nel corpo a corpo, con ancora la possibilità di risalire in sella per la prima vera specializzazione dopo le due lauree iridate.

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